Ad could not be loaded.

La guida di Zero a Padova

In collaborazione con hortèn Zero racconta il meglio della città dei tre senza

Scritto da La Redazione il 27 giugno 2023
Aggiornato il 29 giugno 2023

Non c’è modo di pensare una città senza che se ne pensi anche un certo stile, o quantomeno una certa inclinazione estetica. Le basi le conoscete tutti: Bologna è rossa, amante dell’Eschimo e ciabattara; Milano è ultra-fashion, tanto che a tratti le bizzarrie espressive raggiungo livelli stordenti; Roma mescola la strafottenza da borgatari, il tailleur e il completo e le ciabatte. Così che ogni città abbia anche i suoi negozi e punti di riferimento, che di tanto in tanto cambiano assieme ai gusti di chi frequenta con assiduità tale o talaltro campo estetico urbano. E Padova cos’è? Bella domanda.

 

Per scandagliare queste pose di città è opportuno affidarsi ad almeno due cose. La prima sono le frequentazioni, e allora i locali, i club, i ristoranti, i parchi, perché è così che si coglie l’inclinazione d’animo di una città. Dai sapori, come quello del caffè Pedrocchi, omonimo del bar: espresso con menta e cacao amaro, rigorosamente privo di zucchero. Chic, sic. Ma anche dalla Folperia, che mette nel piatto il folpetto (aka: il moscardino) con prezzemolo, olio e limone: classico padovano. Il leggendario birrificio Crack, che va in campagna a Casana a far Guerrilla. L’eleganza costosa dei piatti al Ristorante Radici, dove si paga ma si esce indubbiamente stupiti. Poi gli studi d’artista e i musei e il giardino botanico, che è tra i più antichi d’Europa, dove si racconta che Goethe abbia avuto l’illuminazione per il suo Metamorfosi delle piante, dove sicuramente passò Copernico e pure Shakespeare – roba che ti fa sentire giusto un po’ con le spalle pesanti. Per non parlare poi della notte, dove tra la techouse in locali che prima preparano la pizza e poi portano Claudio Coccoluto, Chioschi festerecci e set dai toni amabili provinciali dove si suda tutto il sudabile in camicia, si vede la grande e infinita vittoria della provincia.

 

Poi, per capire meglio, bisogna affidarsi ai negozi e ai nomi che più rispondono alle suggestioni e alle pulsioni estetiche che affollano l’urbe. Per rispondere alla prima domanda c’è la guida che vi trovate tra le mani, la risposta alla seconda ha un nome preciso: hortèn.

L’eleganza antica dei toni umanistici in cui fior fior di artisti, letterati e storia si sono incontrati, mescolata all’attitudine all’aperto degli orizzonti di pianura, sportivi quanto basta e sicuramente affabili.

Boutique nata nel 2014 incastonata sotto ai portici di San Fermo nel centro della città, figlia di una realtà famigliare più che avvezza alla moda e alla sartoria, orizzonte che ha occupato gli occhi, le mani e i sogni di almeno due generazioni. Ora hortèn s’è spostata in via Sant’Andrea, ma ha anche un secondo punto vendita in via Calvi, un negozio di sartoria e pulitura. Se dovessimo dire in breve hortèn, diremmo due cose: che qui si trova tutto il possibile e tutto il necessario, e che l’immaginario estetico è quello che si muove dal local al glocal, in un via vai continuo di suggestioni estetiche e di sartoria che va dall’eleganza quotidiana, easy e dai connotati sportivi, fino allo chic più estremo. L’uno, diremo, per la vita dei parchi e della notte padovana, l’altro per i ristoranti che fanno esplodere esperienze inenarrabili e per l’indubbio patrimonio culturale e architettonico d’alta leva che coglie la città tutta.

 

Dicevamo, Padova? L’eleganza antica dei toni umanistici in cui fior fior di artisti, letterati e storia si sono incontrati, mescolata all’attitudine all’aperto degli orizzonti di pianura, sportivi quanto basta e sicuramente affabili. Per tutto il resto, per sapere di Padova, delle sue vie e dei suoi scorci, dei suoi spazi per la cultura e le piazze e i prati senz’erba e i partoni in cui i festival fioriscono come le erbacce, non resta che prendersi la guida di Zero, realizzata assieme a hortèn, che avere il meglio di Padova in tasca.

La trovate per la città e scaricabile qui.