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La guida turistica all’antica Bologna del PCI: il trip di Andrea Ruggeri

Scritto da Salvatore Papa il 10 aprile 2024
Aggiornato il 29 aprile 2024

Foto di Enrico Scuro

Come in quelle storie in cui il protagonista viaggia nel passato generando un paradosso spazio-temporale che incasina la successione degli eventi, Andrea Ruggeri (autore del già recensito best Mascarella seller Welcome. Manuale per studenti senza fissa dimora) parte per i luoghi dell’antica rivolta del ’77 bolognese e da lì nulla è più lo stesso. La rivoluzione è finita, abbiamo vinto (Guida turistica all’antica città del PCI), edito e venduto da Modo Infoshop, è il suo tentativo di ricomporre i cocci, dove però tutto ciò che fu si perde in un buco nero e quello che rimane al turista sostenibile in cerca dell’unicità è solo uno spazio presente visto già altrove, uno spazio qualunque, “che puzza anche un po’”.

Nel 2011 Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del mondo dichiarò candidamente: “Certo che c’è una guerra di classe, e la mia classe l’ha vinta. L’hanno vinta i ricchi”.

La rivoluzione è finita, abbiamo vinto, scritto probabilmente durante una seduta spiritica a quattro mani con il fantasma di Freak Antony, oltre a porsi come un “miscuglio di cialtronate” sa, quindi, anche di omaggio lisergico a questa gloriosa rivoluzione dall’alto contro il basso che ha avuto come esito la quasi totale eliminazione delle tracce del passato, evaporate nella modernizzazione. Nei numerosi tentativi di definire il suo stesso testo, stampato su un quadernetto un po’ ingiallito dall’ittero e ricco di disegni psico(soma)tici, Ruggeri afferma: “Questa è una guida 1-2-6-9“, citando Permanent Flebo degli Skiantos che poco più avanti, guardacaso, fa: “Non c’è liberazione, Mi ritrovo in depressione, Oh, che disperazione”. Scorrendo tra le pagine, si direbbe però che l’autore stia ridendo: potrebbe essere o forse dissimula. Qualcuno, certamente, piange, i soliti godono.

– scorri sulle foto per sfogliare la gallery –

L’itinerario parte da una mappa dei quartieri suddivisi per tipologie di abitanti dove i colli, ad esempio, sono “rifugio per ricchi infrattati fancazzisti” o Santa Viola è la zona dei “metalmeccanici aristocratici”. Poi ci si perde per sempre in quella che da città Welcome diventa una città Hellcome. C’è però un luogo dove è possibile avere qualche indizio e corrisponde alla fine del tour: ovvero Piazza Verdi, dove tutto nacque e tutto finì sotto lo sguardo dei tre totem di Arnaldo Pomodoro che per il Partito diventarono “oracoli maldicenti” e per questo trasferiti altrove; Piazza Verdi – dice Ruggeri – è l'”unico luogo che nonostante gli sforzi si rifiuta di piegarsi all’ordine del bello e del pulito, del civile e del sereno convivere restaurato”.

Per il resto toccherà immaginare molto, moltissimo.