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La mappa dei teatri di Parco Sempione

Scoprire Milano tra percorsi visibili e invisibili, tradizione e innovazione, ciò che è esistito o esiste ancora

Scritto da Francesca Rigato il 18 maggio 2023
Aggiornato il 22 maggio 2023

Teatro Continuo di Burri

Passato e presente si intrecciano costantemente nelle strade della città: nei palazzi si possono riconoscere segni antichi di ciò che è stato e nei parchi si sentono profumi di fiori e si scorgono alberi che sono lì da molto prima di noi. Tra pioppi e faggi, Parco Sempione attira a sé storie e racconti visibili e invisibili che, come due tracce distinte ma parallele, segnano percorsi tangibili ed effimeri.
Il parco infatti è circondato oggi, come un secolo fa, da teatri: forse è solo un caso fortuito, ma io credo nell’attrazione inevitabile che guida due calamite con carica opposta, attirando l’una accanto all’altra fino a combaciare perfettamente, così come per parchi e teatri. Sarà che la possibilità di una passeggiata al chiaro di luna in una serata estiva o l’idea di un aperitivo sotto le fronde prima dello spettacolo attira gli spettatori e favorisce le chiacchiere pre e post evento.

Parco e teatri sembrano legati da un filo indissolubile, come due calamite di carica opposta.

Ecco, quindi, che la storia di Parco Sempione è strettamente collegata a quella dei teatri che, come catturati dal profumo dei calicanti, hanno deciso di posizionarsi il più vicino possibile al polmone verde milanese.
Si passa da luoghi innovativi e fiammanti ad altri storici e antichi, le mappe della città sono molte più di quelle che le strade stesse possono tracciare, ce ne sono di manifeste e altre nascoste. Alla storia di teatri esistenti si può sovrapporre quella di sale che oggi non esistono più, come se la Storia fosse una fisarmonica e nelle pieghe dello strumento passato e presente si avvicinano e allontanano a seconda del periodo storico e dei bisogni della società.
In questa continuamente rinnovata storia d’amore tra teatri e parco si possono delineare due percorsi: uno dei teatri di oggi e uno di quelli ieri di cui ancora si vede, passandoci accanto, qualche elemento della loro vita passata nonostante la città li abbia digeriti fino a trasformarli in altro.

Percorso tra i teatri di oggi:

I due Piccoli
Il Piccolo Teatro di Milano svetta tra le vie della città: col suo tetto verde a forma piramidale e l’insegna luminosa, si mostra ai cittadini con i cartelloni della stagione appesi sulla facciata. Ma il teatro che si intravede da foro Buonaparte è solo uno dei tre “Piccoli”, quello denominato al grande regista e fondatore “Strehler”. Il secondo, posizionato poco dietro, è dedicato all’attrice Mariangela Melato e l’originale, in Via Rovello (verso il Duomo), è il Grassi, nato nel 1947. La storia del Piccolo è pioniera di quel tipo di teatro pubblico su cui molti altri italiani e stranieri si sono poi basati per costruire le proprie fondamenta. Negli anni tanti nomi hanno calcato le scene di questi palchi: dai grandi registi affermati a quelli emergenti, dall’ormai immancabile messinscena dell’ Arlecchino servitore di due padroni, alle sperimentazioni. Il Piccolo da un lato è simbolo della tradizione e dall’altro, in un continuo rinnovamento e sguardo al presente, si traveste da istituzione rimanendo legato alla ricerca: sul suo stendardo ha scritto a lettere fiammanti “teatro d’arte per tutti”. Ancora oggi lo Strehler e il Melato, sia per un pubblico abituale che per uno di passaggio, colpiscono e attirano, il primo per la sua grandiosità: il soffitto disseminato di lucine che sembrano stelle, le poltrone rosse e il grande palco creano l’atmosfera del grande evento. Il secondo, il Teatro Studio, sembra una vecchia casa di ringhiera milanese, con gli spalti che si sviluppano in altezza e i muri di mattoni a vista. Intorno ai due edifici teatrali ci sono foyer, gradinate, spiazzi e un grande albero, dove si può stare e sostare e che, per chissà quale motivo, richiama alla mente quello di Aspettando Godot sotto cui si attende l’inizio dello spettacolo o qualcuno che, in ritardo, sta arrivando.

Triennale Milano Teatro
Triennale Milano porta al suo interno un’ampia sala teatrale, il Teatro dell’Arte, parte integrante del progetto di Giovanni Muzio, diventata poi il CRT (Centro di Ricerca per il Teatro) e ora tornata a essere un pilastro della programmazione culturale di Triennale. Il luogo ha fama e fame di sperimentazione, storicamente circuitavano nomi, tra cui Eugenio Barba, Jerzy Grotowski, Tadeusz Kantor e il Living Theatre e oggi continua su questa scia, invitando a performare sul suo palco le novità della scena teatrale, anche grazie all’attuale direzione artistica di Umberto Angelini.

Teatro Dal Verme
Sempre passeggiando nei dintorni di Parco Sempione è impossibile non imbattersi nel Teatro Dal Verme. La storia di questo luogo è lunga e tortuosa, ma una cosa è certa: è parte della scena della musica classica milanese dalla fine dell’800 e, forse, è rimasto un po’ a quell’epoca. Per quanto riguarda questo teatro non si può parlare di innovazione ma anzi di ferma e radicata tradizione; l’offerta musicale è ottima ma il pubblico, nelle sere invernali, indossa pelliccia e cappello e se si tendono le orecchie come in Midnight in Paris, in lontananza si può sentire una carrozza avvicinarsi. Questa non vuole essere una critica ma piuttosto un’osservazione attenta che delinea quello che esiste e coesiste, tra tradizione e innovazione, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro.

Percorso tra i teatri di ieri:

Teatro Eden e Teatro Olimpia
In Piazza Castello, guardando la fontana e dando le spalle al Duomo, si vedono due edifici gemelli per costruzione che, al loro interno, nel piano sotterraneo, all’inizio del XXI secolo ospitavano dei teatri: a destra l’Olimpia, a sinistra l’Eden. La loro storia e il loro destino si rincorrono e assomigliano in tutto, tanto che si dice che un tunnel sotterraneo li collegasse tra loro (chissà se esiste ancora?). Per tutti i cittadini milanesi questi erano luoghi di ritrovo e convivialità, infatti il teatro non voleva dire solo spettacoli, ma anche bere e mangiare in compagnia, creando quindi una comunità. Pian piano con l’arrivo del cinema queste sale sono state trasformate in cinematografi seguendo quindi il bisogno e il desiderio della società. Oggi, sempre sulla base di questa esigenza collettiva, in questi palazzi non ci sono più luoghi di cultura ma di consumo, come per esempio un negozio Decathlon e un bar. La città è in costante trasformazione in base ai bisogni della collettività e non è un segreto che questi tempi richiamino al posto della cultura luoghi di commercio.

Teatro Continuo
Nel 1973, in mezzo al Parco, è stato costruito da Alberto Burri un teatro a cielo aperto, un palco, con quinte laterali che avesse come scenografia la città stessa, l’idea era quella che tutto ciò che accadeva, costantemente nella vita di tutti i giorni, fosse teatro. Nel 1989 il palco venne smantellato, forse per nascondere il teatro di droga e spaccio che in quel periodo invadeva Parco Sempione e, come uno struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia, anche Milano ha deciso di non far mostra di qualcosa che probabilmente parlava più di molto altro. La verità fa spesso paura e portarla in scena e mostrarla ancora di più, rende vulnerabili non solo gli attori ma anche la città.
Nel 2015 il palco è stato ricostruito e ora svetta, trascurato, nel mezzo del Sempione a mostrare da un lato il castello Sforzesco, dall’altra l’Arco della pace e chi ci passa attraverso, incurante di quello fa, non si rende pienamente conto di essere dentro una messa in scena.

Le vicende di questi teatri scomparsi sono una parte di specchio della nostra società che da un lato non vuole vedere tutto ciò che la circonda e dall’altro è abbagliata dal comprare e dal possedere. Allo stesso tempo però esiste un’altra storia, quella presente, che ancora porta un segno di speranza e tra i fiori gialli di quel famoso calicanto, che in inverno invade il parco, si lascia cullare da racconti e immagini di teatri ancora alla ricerca di portare sul palco arte e cultura.