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La montagna come forma di comunità

Riconoscersi in un paesaggio vuol dire cura, condivisione e appartenenza. Una riflessione viva con l’arte.

Scritto da Annika Pettini il 5 dicembre 2025

Olivia Mihălțianu

Le quindici giornate di Rorà, 2025. Courtesy l’artista

In uno dei suoi ultimi saggi Andrea Lerda, curatore per l’arte contemporanea del Museo Nazionale della Montagna di Torino, ha sviluppato un’importante riflessione sulla relazione tra comunità, cura e sostenibilità. All’origine c’è la mostra The New Orchestra. Dalle comunità montane alla comunità del futuro che, insieme alle artistə coinvoltə, si è posta come obiettivo quello di entrare in relazione profonda con una rosa di territori alpini e appenninici selezionati e, soprattutto, con le persone che li abitano.

All’interno del suo saggio Andrea Lerda sviluppa un filo di pensiero fluido che prova a scardinare la complessità di concetti che sentiamo urgenti e necessari, ma che magari non sappiamo come mettere in pratica. Nel testo (che prossimamente sarà pubblicato nel catalogo dell’esposizione), nella mostra e conversando con Andrea stesso, abbiamo riscontrato due approcci di pensiero accessibili: il senso di cura verso l’altro, di qualunque natura esso sia, e la consapevolezza che per farlo sia necessario, in una certa misura, restare, assecondando nuovi stili di vita, nuovi paradigmi e nuovi modelli di comunità.

Capaci di gesti di empatia a favore della sussistenza dell’ecosistema di cui abbiamo scelto di fare parte.

Queste riflessioni sono interconnesse e hanno un minimo comune denominatore: la cura tra esseri umani da un lato, e quella verso il contesto naturale, sia esso montano o ecologico nel suo immaginario più ampio, dall’altro. Conoscere un paesaggio e tutto ciò che lo abita ci lega ad esso e ci fa sentire responsabili. Capaci di gesti di empatia a favore della sussistenza dell’ecosistema di cui abbiamo scelto di fare parte. La nostra identità affettiva e pratica, in una certa misura, prende forma nel momento in cui si rispecchia nel contesto che ci circonda quotidianamente. Esistiamo nelle cose che conosciamo e in tutto quello che agisce con noi. E questo senso di appartenenza e condivisione è alla base di ciò che chiamiamo comunità.

Tra le urgenze ci siamo soffermati anche sul problema di spopolamento e “incuria” (sia essa di natura politica, economica, sociale o ambientale) che coinvolge i territori alpini e appenninici oggi. Nelle realtà montane abbiamo assistito a diversi tipi di sfruttamento, primo tra tutti un certo approccio al turismo che ha dato origine a forme di sviluppo fugaci, a economie vulnerabili e forme di sfruttamento del paesaggio con esperienze predatorie che le hanno impoverite. Si creano così delle corruzioni che manomettono in modo irrimediabile gli equilibri e i dialoghi tra tutte le parti in causa, non solo quelle umane. Generando un allentamento della comunità radicata.

Il lavoro fatto da Andrea Lerda insieme allə artistə Hannes Egger, Olivia Mihălțianu, Rebecca Moccia, plurale, Emilija Škarnulytė, Eugenio Tibaldi e le comunità montane che abitano le terre alte dell’arco alpino e appenninico – in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige ed Emilia Romagna, anche grazie alla collaborazione di Sofia Baldi Pighi, Gabriele Lorenzoni e Alexandra Mihali,ha generato una serie di residenze con progetti già attivi sul territorio: Associazione Art.ur, Cuneo; Associazione CAP24020, Clusone – Alta Val Seriana; Associazione La Clé sur la Porte e Locanda Le Milieu, Eresaz-Emarèse – Val d’Ayas; Associazione Organico Perduca, Travo – Val Trebbia; Associazione Stone Oven House, Rorà – Valle Pellice; Comune di Argentera – Valle Stura; Comune di Clusone – Alta Val Seriana; MusLa – Museum Ladin, San Martino in Badia – Val Badia.

Ci tengo particolarmente a riportare tutti i nomi delle realtà già esistenti sul territorio a cui il Museomontagna ha scelto di legarsi per questo progetto perché, prima di tutto, sono loro stessi dei generatori di cura, di vita comunitaria e di resistenza. “Sono in effetti numerosi i giovani che animano le montagne nell’arco alpino e appenninico, nel tentativo, da un lato, di trovare luoghi più adeguati per condurre un’esistenza alternativa a quella urbana a livello personale, dall’altro, di attivare veri e propri movimenti collettivi capaci di creare insieme le condizioni per abitare queste parti di mondo. Consapevoli dell’insensatezza dei modelli di vita che la società tecno-capitalista oggi impone, del bisogno di rifondare i paradigmi e i valori che guidano l’esistenza umana, della possibilità che questi territori offrono − e che offriranno sempre di più nel prossimo futuro − di vivere al riparo dal caldo estremo indotto dal surriscaldamento climatico, hanno dato origine a imprese, associazioni, cooperative di comunità, cooperative agricole e altre attività ibride molto spesso integrate tra di loro mediante forme di mutuo supporto. La consapevolezza di potercela fare grazie al sostegno reciproco, guida una serie di strategie integrate, nelle quali il dialogo con le istituzioni locali, e a volte con quelle regionali, appare fruttuoso.” (Andrea Lerda, dal testo del catalogo The New Orchestra. Dalle comunità montane alla comunità del futuro, Museo Nazionale della Montagna, Torino, 2025).

I lavori presenti in mostra sono progetti che, attraverso gli approcci estetici e le sensibilità dellə artistə, restituiscono in maniera formale le energie racchiuse nelle comunità che hanno indagato. Le opere, attraverso medium e approcci narrativi differenti, amplificano pensieri ed energie collettive, restituendo racconti, visioni e scenari emersi dai racconti e dagli incontri con le persone. Ogni narrazione si addentra all’interno di temi differenti, portando a galla speranze, complessità, paure, utopie e scenari di possibilità da perseguire. The New Orchestra indica che la montagna pur nel suo essere intrinsecamente scomoda, ma profondamente affascinante, se adeguatamente sostenuta, può rappresentare un modello da cui partire per ripensare il concetto di comunità globale. Un luogo che, nella sua storia passata e presente, ci insegna come collaborazione, convivialità, mutuo aiuto e solidarietà, possono condurci verso un futuro migliore.