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La nuova lista cocktail dell’Harp Pub Guinness

Live fast, die young and drink whisky all night long

Scritto da Alessia Musillo il 20 dicembre 2016
Aggiornato il 19 settembre 2020

Foto di questamiamilano.com

Dicembre. A Milano tutti hanno freddo e non hanno ancora capito come scaldarsi. La gente pensa che basta chiudersi in un piumino caldo, camminare con stivaletti col pelo e coprirsi il capo con una mezza cuffietta alla moda.
La verità è che noi, di moda, non capiamo granché. A dirla tutta gli stivaletti col pelo non ci piacciono e le mezze cuffiette copri orecchie ci ricordano Natale a Cortina, il che ci mette un po’ in imbarazzo. Quindi, per trovare un rimedio al rigido inverno, ci siamo ispirati ai luoghi freddi: alla Scozia, all’Irlanda; abbiamo attraversato l’Estonia e la Russia e, finalmente, come un fuocherello durante una tempesta di neve, abbiamo trovato la soluzione alla stagione delle nevi.
Non starò qui a dirvi che il piumino non serve, ma che l’alcol aiuta. Sì, soprattutto se bevete bene. E se bevete all’Harp Pub Guinness è ancora meglio.
 
Il locale si affaccia su una delle piazze più frequentate dagli studenti milanesi, Piazza Leonardo. Ed è un via vai di gente imbacuccata che, come noi, sa che l’Harp Pub scalda bene da quarant’anni: provate il loro Martini Cocktail per credere, come i due professori sul divano vicino al bancone che sembra lo bevano ogni sera da una vita.
Il bicchiere di benvenuto è la nuova birra alle castagne della Birrofila – ed è buona esattamente come la immaginate. Ma la verità è che Riccardo, il barista, ci ha invitati per presentare la nuova lista di cocktail. Per prepararci al meglio, ci racconta che, pur essendo cresciuto qui dentro, si è appassionato all’arte della miscelazione dopo essere stato al 1930. E noi restiamo lì ad ascoltare, perché da uno che ha tatuato sul petto “Live fast, die young” c’è solo da imparare.
 
goodnight_prague_harp-pub-guinnessPoi tira fuori la legna da ardere, ovvero la nuova lista cocktail del locale. Noi abbiamo le mani fredde, aspettiamo il primo giro. Arriva Goodnight Prague: Becherovka, tè rinforzato, succo di pompelmo, succo di lime, sciroppo di zafferano – una pozione magica in una graziosa tazzina, che mi ricorda il servizio da tè della nonna.
 
old-truffle-harp-pub-guinnessIntanto il locale si è riempito e diamo a Riccardo il tempo di fare quei quattro spritz per l’aperitivo di chi, come noi, è lì per scaldare il cuore. Dopo aver discusso di acquavite e grappa, ci viene un’irrefrenabile voglia di provare Old Truffle: Tequila reposado, miele al tartufo e Angostura bitter. I cocktail con il tequila vanno forte a Milano in questo periodo: il tartufo è tutto al naso, in bocca è così delicato da dare il giusto spazio al Tequila. Non c’è che dire, questo è un mix perfetto. La temperatura sale, il camino si è acceso.

the_underwood_harp-pub-guinness

Ma ancora non ci eravamo guardati intorno! Lì, proprio dietro Riccardo, ci sono i nostri tre whiskey preferiti in fila: Caol Ila, Laphroaig e Talisker. Ed è subito The Underwood, indubbiamente il cocktail più buono della lista. Cluny 5 y.o., Macchia vermouth, liquore al porcino calabro e Talisker Skye: non avremmo mai pensato che questi ingredienti insieme ci avrebbero riportati indietro ai tempi in cui, il Talisker, lo comprammo proprio sull’isola di Skye. Buonissimo!
 
riccardo-harp-pub-guinness-milano-cocktail-inglorious mustardNe avremmo ordinato un altro, se subito dopo non fosse arrivato l’Inglorious Mustard: Bacardi Riserva, mostarda di frutta, succo di limone, succo di pompelmo e prezzemolo. Gli ingredienti si sposano molto bene in questo drink di carattere, ma noi continuiamo a pensare al whiskey – avendo quelle tre bottiglie in fila, lì, davanti.
Ed è in questi casi che si distingue un buon barman da uno mediocre. Ho capito che Riccardo appartenesse alla prima categoria quando ha tirato fuori una bottiglia di un whiskey scozzese del 1973 per brindare al suo compleanno in arrivo di lì a poche ore.
Perché «Live fast, die young?» chiedo, ingenuamente. La risposta è nel tintinnio dei bicchieri che si toccano. Negli occhi di Riccardo, felice di averci reso felice e di aver superato indenne i maledetti 27. E in noi che usciamo con mani e cuore caldi, pronti ad affrontare, di nuovo, il rigido inverno milanese.