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L’arte pubblica di Serendippo arriva al Savena unendo artisti, richiedenti asilo e cittadini

Scritto da Salvatore Papa il 6 luglio 2022
Aggiornato il 7 luglio 2022

Dopo aver trasformato le cabine della luce nel comparto dell’ex mercato ortofrutticolo in Bolognina, attorno alla Trilogia Navile, l’associazione Serendippo si è spostata nel quartiere Savena. Il progetto Disegnare Dialoghi prosegue, quindi, e non si tratta solo di “street art”, ma di arte pubblica che ha l’obiettivo di connettere le persone e creare occasioni di conoscenza e condivisione. Al centro c’è sempre il tema dell’abitare ed è per questo che, anche in questo caso, tutto è concentrato nei pressi di un comparto abitativo “particolare”: il villaggio INA-Casa del Cevedone.

L’intervento d’arte pubblica ha riguardato il mercato di via Corrado Mazzoni dove l’artista Andrea Marco Corvino aka LOL 63 ha lavorato assieme ad alcuni richiedenti asilo del progetto comunale per la formazione e l’inserimento al lavoro Nausicaa (Ibrahim Sale, George Osazuwa, John Nosakhare, Kwabena Oppong, Mohammed Saliou Diallo, Ibrahim Traore, Youssif Ahimidi) e ai commercianti del mercato. E con il sostegno di Sherwin-Williams Italy s.r.l, un’azienda del territorio che ha fornito gratuitamente prodotti vernicianti a marchio Sayerlack. Nelle prossime settimane, sempre con la stessa modalità, verranno poi realizzate altre opere di Mia Da Schio Suppiej e Marta Finotti lungo la pista ciclabile Carlo Piazzi sul tema della cura delle persone nello spazio (scorrere nella galleria per vedere i rendering).

Nel retro del mercato, una scritta: “È per questo che noi crediamo in un mondo nuovo” frase di un critico dell’architettura che si riferiva alla modalità di pensare l’abitare di Federico Gorio, l’architetto che ha progettato il Cevedone.

“Lo spazio urbano compreso tra le vie Firenze e Venezia – scrive Serendippo – corrisponde al quartiere di edilizia popolare INA-Casa e rappresenta un’eccezione nel panorama delle residenze popolari costruite nella Bologna del dopoguerra. Qui infatti non si trovano abitazioni a schiera o a torre, ma perlopiù edifici a corte che, come ha scritto l’architetto Giorgio Trebbi, <riproducono in periferia il tipico aggregato storico urbano e allo stesso tempo garantiscono uno spazio intimo e protetto> ma non necessariamente condiviso”.

Il progetto Disegnare Dialoghi è stato, quindi, accompagnato da una serie di passeggiate esplorative: la prima a giugno scorso insieme insieme a on Luca Gullì, funzionario del Ministero dei Beni Culturali e Sofia Nagnini (dalla Biblioteca N. Ginzburg di via Genova 10 all’insediamento INA-Casa di via Firenze); la seconda il 5 luglio alla scoperta delle aree verdi dal Giardino Vittime della Uno Bianca fino al villaggio INA-Casa Cavedone e dintorni, con Claudio Musso, critico d’arte e studioso del paesaggio urbano, e Benedetta Roatti, biologa e studiosa di verde urbano; l’ultima in ottobre sul tema della memoria con Mili Romano ed Elena Perazzoli.

«Alla fine – racconta Etta Polico – faremo un congresso di architettura, perché cercando informazioni sui villaggi INA-Casa ci siamo rese conto che non c’erano immagini finché non siamo arrivate alla Fondazione Gorio e alla figlia di Federico Gorio che ha progettato il Cavedone. Da lì abbiamo capito l’importanza di quelle case popolari e per questo inviteremo alcuni esperti a parlarne, per poi fare, con quegli stessi materiali, un altro intervento di arte diffusa lungo le pensiline TPER».