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Le derive delle arti per Hyperlocal Festival 2023

Una nuova coesione e collisione del panorama artistico e performativo contemporaneo, dove le sensibilità evolvono e le forme espressive si confondono esplodendo nei linguaggi più diversi

Scritto da Annika Pettini il 19 settembre 2023
Aggiornato il 20 settembre 2023

Siamo abituati a raccontare le cose dando loro dei confini, siano essi forme riconoscibili o parole e suoni, facciamo esistere la realtà intorno a noi per mezzo di definizioni. Per questo mi sono sentita in dovere di mettere in discussione quello che mi è stato insegnato, senza rabbia ma con una vorace curiosità generata da un senso di fame perenne: niente era mai abbastanza, sentivo che c’era di più e volevo capire che cosa era o dove trovarlo. Cercando in modo compulsivo, mi spingevo in anfratti e ambienti latenti, che erano solo lembi di luce o ombre leggere. Un mondo che ancora era disperso ma che iniziava a esistere. Seguivo quelle tracce e le collezionavo ma dietro c’era chi le generava: artistə che hanno scelto strade vergini, esploratori dei fondali del sentire pronti a lasciarsi divorare dal vuoto in cui vive l’innovazione. Afferrano barlumi di cambiamento e nuove possibilità e, con lo sforzo che ogni volta richiede, li estraggono con le unghie, i denti e l’anima. Non è mai stata una cosa da tuttə saperlo fare, ma quando riesce vuol dire avere un dialogo aperto con l’istinto. Le forme intorno a noi hanno iniziato a cambiare. Anzi, hanno iniziato a decadere. Perché in questi processi di estrazione si manifesta, di volta in volta, il bisogno di sfumare i confini, di ibridare i linguaggi e le forme. Di cercare, bramare l’errore.

Sui palchi e sul tetto di Hyperlocal Festival lə artistə che stanno cancellando i confini del mondo, mantenendo la forma delle radici e le espressioni del territorio.

E questa non è solo una storia, perché le lingue effimere di cambiamento nel tempo si sono trovate e solidificate: lə artistə non hanno abbandonato la ricerca e adesso ci sono nuovi posti nel mondo dell’espressività sensibile. Nel mondo delle arti. Come luoghi che non si sentivano più in pericolo, le barriere della sensibilità si sono abbassate e i fiumi hanno ricominciato a scorrere fluidi tra i diversi linguaggi espressivi, tra le discipline, anche quelle apparentemente più lontane.
Questa non è solo una storia ma l’insieme di tante ricerche artistiche e sperimentali che stanno mettendo in discussione le forme del nostro mondo. E non è possibile cercarli per affinità estetiche o somiglianze formali, ma solo per una comunione di intenti che punta a essere accogliente, consapevole e potente. Sincera verso sé stessa e verso tutto quello che può sembrare diverso, sporco o sbagliato. Nel substrato deforme germoglia la vita.

Frammento dopo frammento ZERO scava con la stessa compulsiva curiosità e racconta un movimento che pulsa e che si manda riflessi e riflessioni, portando sui palchi e sul tetto di Hyperlocal Festival lə artistə che stanno cancellando i confini del mondo, mantenendo la forma delle radici e le espressioni del territorio. Una comunità estesa e fluida quella dell’arte, che però non si astrae dal luogo in cui cresce, rispecchiando le inclinazioni diverse di posti come Milano, Roma e Bologna. Quello del festival sarà un palinsesto di performance che parte dal corpo, la forma più sincera che possediamo e si apre al suono, in un dialogo che ne sovverte le dinamiche. Per poi scivolare lentamente tra le pagine del fronte di resistenza che è la carta stampata per librarsi nelle voci della poesia, che rimane una delle armi più potenti di tutti i tempi. I bagliori e le luci, aprono ogni storia.

Per questa edizione 2023 lə artistə ci accompagnano in un viaggio: lasciate a casa le aspettative, portate la fame. Chiara Finelli+Alessia Li Causi (che forse conoscete come Luce Clandestina ma che qui ha scelto di farci vedere, con Chiara, un paesaggio diverso) saranno l’inizio di questo viaggio che deforma la visione del mondo che conosciamo: con la performance Mi sento lì dentro, nel mondo all’opposto. il rapporto tra il nostro corpo e lo spazio che ci circonda muta e diventa una relazione sensibile che evolve costantemente. Un movimento, un suono, delle superfici, il tempo che si dissolve.
Il mix esplosivo di Andrea Casanova+Claudia Catanzaro+Francesco Bonizzoni ci porta in Delight Was Built On Sand, una performance che apre uno scenario su un gate da varcare, dei livelli da sbloccare, inscritto in una scena in tre atti, nel botta e risposta del conducente e nell’attesa dello scadere del tempo. Tic tac tic tac, looking before the riddle. Un’esplosione di passione che vibra su corde oscure e si riflette sul lavoro del collettivo Safffo, in dialogo da sempre con le pulsioni queer romane che abitano anche i territori notturni del clubbing. Qui ci portano a esplorare i confini della civilizzazione e della natura. Il selvaggio cyborg; una possibilità di organismo che sfida la struttura: può emergere armonia dalla discordia? Organismomachina è una performance dal collettivo Safffo con musica originale di Egeeno. Mentre, a insegnare al cuore un nuovo modo di battere ci sono i Cult of Magic, con un percorso denso e avvolgente su due serate che ci accompagna dentro la performance Re Penelope, per a scoprire una mitologia del presente, e Ofelia, un rituale di riappropriazione del corpo.

In mezzo a questo rotolare di corpi si fa spazio il suono, come voce che si apre nell’aria con la performance di Redmattre Netscape: un’improvvisazione elettronica basata sul concetto di paesaggio sonoro di internet sia da un punto di vista formale che di materiale. Lo smartphone e l’algoritmo diventano mediatori e interlocutori della performance. Seguito dall’immaginario infinito di Francesca Heart, che presenta un live con idrofoni e synth, in un circuito di interazioni volte a creare un paesaggio sonoro opalescente e marino.
Ma i suoni e il ritmo sono la spada e carezza della poesia che quest’anno ci accoglie grazie al lavoro delle Murmur: al loro workshop (su candidatura) e le letture ad alta voce, aperte a chi si sente di aver qualcosa da dire con la poesia.

Un piccolo ma prezioso spaccato di chi ha scelto l’autoproduzione per riscrivere le regole stesse del fare le cose: realtà che macinano dischi, cassette, fanze e danze da una vita o da poco, ma maliziosi e determinati: l’eclettico PANOPTICON che non si presenta mai solo e si porta sul carrozzone colleghi (UNIONEDITIONS e ZZEDITIONS) e sorprese perché non ha paura di raccontare tante storie, tra cui il grosso smile rotante di Davide Sgambaro; poi gli immancabili Box of Tangerine: progetto ibrido tra social music club e un shop di autoproduzioni con un’attitudine incorruttibilmente DIY. Beauroma books e DITO Publishing & Studio da Roma: entrambe fautrici di un grammatica editoriale, ora fotografica ora legata al disegno e all’illustrazione, che le permette di utilizzare anche i linguaggi dell’arte contemporanea e della multidisciplinarita, appoggiandosi spesso su reti e scene locali. E poi i vecchi ma cari amici da Bologna, ovvero Xing con la loro XONG collection – dischi d’artista, perché non bisogna mai mollare.

E infine, come all’inizio, la luce che ci accoglie e trasforma, che ci trasporta ovunque ma non lì. Nessuna soglia sarà come la conosciamo: prima dell’ultimo passo per il tetto ci sarà Pasquale Savignano con la sua installazione che cambia il ritmo del tempo. E se passi il confine, non si torna indietro: con noi per sospendere i confini del mondo la mano degli Anonima Luci, che prende l’architettura stessa e segue un filo di rimbalzi mai uguali per creare la porta sull’altro che cercavamo.