Avere un’idea forte, magari addirittura nuova e molto definita ma veicolarla nella maniera meno rumorosa e proto-promozionale possibile, finanche sganciata da dinamiche social, purtroppo, non è esattamente il trend del momento – e forse non lo sarà mai. Siamo però in un passaggio storico in cui, diversamente da qualche anno fa, fondare in maniera totalmente DIY una casa editrice o un’etichetta discografica non è un’idea così folle o un binario morto in partenza. Soprattutto se si è in grado di creare connessioni tra luoghi, tempi e persone, esplorare territori o prospettive inedite e attraversare senza troppe formalità piani espressivi e artistici diversi. Un anno e mezzo fa a Roma nasceva Union Editions – anche se dalla quantità di pubblicazioni realizzate sembra molto più rodata, e non è un caso – progetto editoriale ideato dall’artista e designer Giandomenico Carpentieri che per tanti motivi è l’esempio di come ciò che spesso può sembrare un’utopia è in realtà solo un modo non certamente inedito ma comunque disallineato di intendere la produzione e divulgazione artistica, colmando quello che in tanti casi è un vuoto con una sua nicchia di pubblico “affamato”. Un modo che segue in primo luogo il gusto soggettivo, l’interesse per underground e sottoculture, che rielabora un background e un percorso personale, professionale e diciamo anche “passionale” composito, condiviso però di volta in volta per modalità e idee con diversi artisti e collaboratori più o meno assidui, messo sempre in connessione col presente ma senza appiattirlo su di esso. Un approccio che per tanti motivi si inserisce lungo un filone di realtà “alternative” e significative della scena sotterranea italiana che da Boring Machines arriva alla New Weird Italia – giusto per menzionare due nomi noti su queste pagine.
Pensiero complesso ed estetica essenziale sono forse i due assi principali su cui si muove Union Editions. Per intendere (quasi…) subito di cosa stiamo parlando, il consiglio è di farvi un giro sul sito della casa editrice e in particolare nella sezione “journal”, sintesi perfetta di una visione stratificata ed eterogenea nella sostanza, ma totalmente scarna nella narrazione di se stessa, che converge tutta la potenza del proprio lavoro non solo nella forza delle immagini, negli accostamenti inaspettati, nel ribaltamento di certe prospettive, ma anche nel dettaglio spogliato di sovrastrutture che alle spalle ha una storia lunga fatta di ricerca, empirica e digitale, fedele allo spirito DIY e alla volontà di collaborare con realtà e artisti affini al proprio spirito.
Union Editions esiste da poco più di un anno e mezzo ma la sua produzione è già nutrita da un numero sensibile di vinili e cassette, libri e fanzine, poster, ma anche sciarpe e magliette. La sua origine va ricercata nel lungo percorso di Giandomenico che, tra le altre cose, negli anni ha lasciato il proprio segno inconfondibile su diverse realtà romane tra ricerca ed elettronica (LSWHR, Ascolti, Miniera), che nel 2014 ha fondato la casa editrice Yard Press con Achille Filipponi ma soprattutto che dai primissimi Novanta ha attraversato, anche in prima persona, la scena punk hardcore romana, che forse non per forma ma sicuramente per attitudine ultra indipendente, propensa a fare rete e a pescare dal sottosuolo emerge sotto vari aspetti in quello che oggi è Union Editions.
Union non parla di sé, fa. L’unica concessione alla narrazione propriamente intesa è questo manifesto, ma sono le sue produzioni a dare l’orizzonte artistico, e talvolta simbolico, di riferimento. Dall’ultimo, stupendo, disco di Devi Tensione (giovane nome legato al Collettivo Misto Mame) all’ultra ironico giornale/testo cut up intitolato A.A.A. realizzato dall’artista Carla Rak che raccoglie annunci amorosi personali e pubblicato poi sul Giornale delle Pulci di Palermo; dall’omaggio totalmente ribaltato al Pompeo di Pazienza fino a un album di Panoram notato finanche da Thom Yorke; dal recupero di alcune polaroid di Mario Schifano a Palermo a una raccolta visionaria di cento disegni dell’artista romano Raniero Berardinelli, fino ad arrivare al possente lavoro fotografico di Fabio Sgroi sulla Palermo controculturale dei Novanta, prosecuzione del lavoro sul punk negli Ottanta, sempre a Palermo, pubblicato da Yard Press.
Una linea artistica che recupera in chiave inedita il passato e getta un occhio attento sul presente più laterale e originale, in diversi campi artistici. Un progetto che a inizio settembre troverà la sua espressione concreta, live e collettiva in una rassegna di tre giorni a Palermo – realizzata in collaborazione con lo studio TOMO – che per forma e contenuto tiene fede alla propria vocazione DIY, spiazzante, minimale, volta più a dare strumenti interpretativi che a imporre una propria chiave di lettura artistica. Dall’1 al 3 settembre “Utopie, Demoni e Amanti” sarà una rassegna dislocata in diversi spazi culturali del capoluogo siciliano che ospiterà concerti, mostre e presentazione di libri, in forma gratuita e coinvolgendo non solo autori e contenuti legati al progetto editoriale, ma anche realtà, artisti e immaginari ad esso affini.
La lista degli artisti che parteciperanno include, per la musica dal vivo, Devi Tensione, il berlinese Broshuda, Panoram, Trapcoustic, Lorenzo Fortino, Misto Mame e Lorenzo Mason Studio (questi ultimi due come sonorizzazioni degli spazi per la mostra e delle presentazioni dei libri); Raniero Berardinelli, Marco Cazzella, Christian Novacco e Vito Stassi per l’esposizione collettiva, e poi NERO (che ha realizzato un libro dedicato a Union Editions), la presentazione di Pompeo di Pazienza, del libro di Fabio Sgroi e delle polaroid realizzate a Palermo di Mario Schifano. Uno degli aspetti chiave della tre giorni è il fatto di essere stata intesa come un flusso tutto da scoprire, con un programma che non è stato rivelato in maniera dettagliata – chi farà cosa e a che ora – lasciando che il pubblico scopra sul posto le proposte giornaliere e si immerga in maniera spontanea nelle attività proposte. Nel rafforzare il legame con una città complicata, magnetica e ancora molto da scoprire come Palermo, l’invito di Union Editions – e non solo per quella lacrima come componente grafica fondamentale della rassegna – è di usare sempre la ragione ma di abbandonarsi anche allo slancio utopico dell’emotività.