Nel 2021 ero qui che raccontavo con gongolante gioia questa storia dal titolo dritto: Post Porno. Avevo trovato in un piccolo libro uno strumento importante per iniziare a creare le nuove case del mio pensiero e del piacere. Era mio e questo mi metteva a mio agio, sapevo che avrei dovuto affrontare tanti errori e scivoloni prima di poter dare delle parole appropriate a questa strada che era chiaramente una possibilità per sentire. Qualcosa di cui avevo bisogno e che finalmente era lì. Poi sono passati di anni e per fortuna c’è chi è andato avanti davvero in questa visione.
Oggi infatti siamo qui a raccontare un nuovo capitolo di questa storia, ma tutto milanese. Non è un libro ma un progetto, un luogo, una nuova occasione di creare visione su temi che sono carne, sangue, fluidi, affetto, vita. Parlo di MetaFica, il progetto nato dalla collaborazione tra il duo curatoriale MANDRA (composto da Sandra Beccaro e Marta Chinellato), la curatrice indipendente Rosaria Murolo e le artiste Selene Ghiglieri e Elisa Garofani, per esplorare e riformulare gli immaginari pornografici.
La storia che stanno mettendo in piedi è intensa, straborda da tutte le parti e se iniziano a raccontare diventano fiumi di parole. Qui vi apriamo uno spiraglio sul mondo che stanno creando per tuttə noi, prontə a metterci a nudo, anima e corpo, in modi che non avevamo preso in considerazione. Fino ad ora.
“Noi avevamo solo una gran voglia di scopare con le nostre amiche, e ci siamo inventate un movimento artistico come scusa per farlo” raccontano nel documentario Mi sexualidad es una creation artistica di Lucia Egana Rojas, che è stato il primo manifesto della postpornografia. Seppur non abbiamo esattamente questo intento, condividiamo con la postpornografia i suoi insegnamenti, sperimentiamo con le sue pratiche, ne condividiamo la politica dell’errore e della negatività e l’intenzione fallimentare del rifiutare qualsiasi tipo di definizione, di fissazione e posizionamento nel linguaggio, nelle pratiche artistiche, una poetica che si è tradotta nel rifiuto di voler identificare noi stesse e il nostro spazio.
Ma questa storia ha un inizio altrettanto incredibile:
Tra le artiste fondatrici del progetto, Selene Ghiglieri è una grande collezionista di giornaletti porno italiani e spagnoli, che usa come reference (assieme ai porno mainstream) per la sua ricerca artistica. Selene gira per mercatini alla ricerca di vecchi Penthouse e Playboy, scandaglia ogni edicola che si trova davanti, il gusto di scandalizzare e mettere in imbarazzo gli edicolanti sembra essere parte fondante della sua ricerca. È intorno alla sua collezione che ci siamo riunite per la prima volta, per sfogliare quelle edizioni così curate nel dettaglio e nei suoi servizi fotografici, in cui sembrava quasi essenziale delineare il profilo immaginario della playmate, per fornire agli uomini una fantasia solida su cui masturbarsi, senza la quale si sentirebbero persi di fronte a cotanta patinata e plastificata bellezza femminile. Abbiamo fatto i quiz proposti, per finire davanti a domande dall’evidente problematicità del tipo “se volessi una donna sessualmente attiva dovresti cercare a) una donna che abbia un buon rapporto con i genitori b) una donna che ha un cattivo rapporto con la sua famiglia”. La risposta “corretta” era b. Della serie che fa ovviamente ridere ma anche piangere. Un primo aspetto riemerso dalla rilettura è l’aspetto dell’introiezione involontaria di simili modelli da parte delle soggettività non conformi. Ci ha fatto venire voglia dunque di farli nostri, di stravolgerli e renderli metafichi, ci siamo chieste come avrebbero risposto oggi lз nostrз amichз, i nostri genitori o quel collega che continua a fare battute sessiste per provocare la nostra ira. Abbiamo quindi redatto un nostro quiz facendo riferimento a quelli machisti delle riviste pornografiche degli anni ‘80, a quelli dei giornalini “per ragazze” con cui siamo cresciute, ma anche al test Minnesota, ancora oggi sottoposto in diversi concorsi pubblici per analizzare i tratti della personalità dellз applicanti.
Ma perché avete scelto di aprire il mondo della creatività sensibile alla sessualità?
Le fantasie sessuali sono un campo di sperimentazione unico nel suo genere, in cui tutti siamo alla pari e non c’è nessun pregiudizio, limite o morale che tenga, ma soprattutto nessuna emozione non concessa, nessuna reazione considerata inconsulta. Ci siamo chieste dunque come fornire uno spazio in cui è possibile socializzare il nostro desiderio, in tutte le sue sfumature, da quelle più disimpegnate e frivole a quelle più “oscure” e inconfessabili.
La parola MetaFica stessa – che funge da titolo del progetto – è un errore di battitura della parola metafisica causato da un burnout da lavoro accademico di una di noi, Rosaria Murolo, che stava lavorando per presentare ai concorsi di dottorato nelle accademie italiane la sua tesi di laurea su come la postpornografia può essere utilizzata per affrontare il passato (e il futuro) del fascismo in Italia (fallendo miseramente).
Il suono della parola MetaFica, la non-immagine che evocava, il non senso che tuttavia ci è risultato estremamente chiaro, ci ha convinte subito. Il senso del neologismo è intuitivo, dato da quella sensazione effimera che stavamo cercando di afferrare: l’idea di essere al di fuori di ogni binarismo, in costante mutamento come il desiderio sessuale che si genera e poi sparisce a partire da uno stimolo, un’impressione, uno sguardo fugace a un corpo. È tuttavia anche una parola solida, altisonante in maniera ridicola, che si prende gioco di un sapere ufficiale, come la cultura eteropatriarcale, e di quella gerarchizzazione dei saperi verticali e “alti” da cui la sessualità è stata esclusa.
In questa modalità di ascolto, scambio e accoglienza che state creando, ci sono anche delle grosse forme di cura e tutela.
La scelta di dichiarare soltanto il quartiere e fornire l’indirizzo solo se iscrittз è dettato non solo dalla volontà di proteggere lз partecipantз che, come noi, durante MetaFica vivranno la vulnerabilità della sperimentazione, della transizione e della scoperta, ma anche perché riteniamo che identificarci con un quartiere di periferia e non con un luogo specifico che potrà mutare e muterà, sia in linea con i principi postpornografici che desideriamo riprendere.
E ogni cosa, si basa su delle domande a cui, pian piano e facendo, andrete a rispondere…
Ci chiediamo: è possibile politicizzare le fantasie sessuali? Basterà creare uno spazio in cui condividerle, destrutturarle, o semplicemente farle emergere? Non lo sappiamo, ma abbiamo ritenuto che la cosa più metafica da fare fosse quella di riunire diversi saperi, tra l’utilità pragmatica e il gioco, per questo abbiamo chiesto ai partecipanti della prima serata di portare un contenuto che ha formato o modificato il proprio desiderio sessuale da affrontare e sviscerare tutte assieme con la guida di Monica Benzing nel suo format Sveltine letterarie, momenti di condivisione e dialogo orizzontale, diversi dai soliti aperitivi o presentazioni in cui parlano sempre le stesse persone e dicono sempre le stesse cose impostate. In questo spazio libero dal giudizio anche lз più timidз saranno ascoltatз e coinvoltз. Un’altra nostra interlocutrice è Giulia Messineo, consulente ed esperta in educazione sessuale e assistente sociale che ci aiuterà a comprendere meglio il nostro desiderio e ci guiderà in una comprensione maggiore di noi e dell’altro. Fin dai primi incontri con lei, Giulia, ci è sembrata una guida preziosa, capace di razionalizzare i nostri inevitabili sproloqui e le nostre ricerche personali attraverso la sua esperienza del sesso dal punto di vista più biologico, psicologico e socioculturale.
Ciò che emergerà dagli incontri di MetaFica, tra testi, immagini o semplici interventi, verranno inseriti in una zine in produzione quest’inverno, o ne ispireranno i contenuti. Ovviamente sempre con il consenso dellɜ partecipantɜ.