La domenica a pranzo da Augusto, il caffè ai Mori, lo spritz al Callisto tra un’imprecazione da briscola e l’altra, un supplì da Venanzio. Tutto vissuto passeggiando tra vicoli caotici e mozzafiato, ingolfati di gente e negozi di ogni tipo. Trastevere è una cartolina perfetta di quella Roma popolare e sincera – volendo un po’ stereotipata – ferma all’immaginario della Dolce Vita italiana tanto amato all’estero. Negli ultimi (almeno) vent’anni però il quartiere si è trasformato in uno dei poli turistici più importanti della città: sono lontani i tempi in cui le nonne, cresciute durante o immediatamente dopo la guerra, mettevano in guardia dai vicoli al di là del Tevere. Ma al di là della frequentazione straniera, le strade e le piazzette sono sempre e comunque rimaste popolate da tanti romani, dagli anziani fino ai giovanissimi.
Questa capacità di tenere insieme locale e internazionale, turistico e genuino, è ciò che oggi distingue Trastevere. A fare da legante poi c’è un terzo attore, per sua natura fluido e invisibile, ma percepibile a ogni passo e movimento: la musica. Negli ultimissimi tempi le attività di stampo musicale nel quartiere sono diventate sempre più numerose, componendo una costellazione di luoghi diversissimi tra loro. Passeggiando in circolo per una ventina di minuti, ed entro una manciata di metri, si incontrano negozi di dischi, brand, locali, studi di produzione e registrazione. A Roma, in questo momento, i quartieri con questa densità eterogenea di attività dedicate alla musica non si contano nemmeno sulle dita di una mano.
Alla LOVEGANG va gran parte del merito nell’aver riportato Trastevere dentro al linguaggio e le abitudini delle nuove generazioni romane. La mitologia costruita da Ketama126, Pretty Solero, Carl Brave, Franco126, Drone126, ASP126, Ugo Borghetti (per altro in procinto di pubblicare il loro primo disco come collettivo) negli ultimi anni si è marchiata a fuoco nelle sinapsi degli ascoltatori. Una narrazione semplice nell’accezione più qualificante possibile, che ha proiettato il quartiere e i suoi luoghi iconici nell’immaginario di pischelli pronti a brindare con le Peroni da 66 nella stessa piazza in cui i turisti americani spendono trenta euro per un cappuccino con pasta. Su via San Francesco a Ripa, al civico 6A/6B, c’è lo store del LOVEGANG BRAND. “Tutti i giorni in piazza c’è qualcuno che suona qualcosa” ci dice Filippo Lancellotti, che gestisce tutte le attività legate al brand e alla crew romana, oltre alla nuova serata dedicata al clubbing, LOVECLUB.
Filippo conferma quello che si respira nell’aria del quartiere: «Trastevere è un villaggio, un paese. Quelle classiche situazioni in cui tutti si conoscono, nel bene e nel male. A livello di movida poi è sempre stato il centro del centro di Roma». Ma il legame musicale è più recente e, come detto, sempre più evidente. «Da commerciante, negli ultimi anni qui hanno aperto un sacco di cose fiche. Si dovrebbe da dare un valore a questa realtà, infatti ho la fissa di creare un’associazione. Bisogna dare un seguito alla buona volontà. Mi piacerebbe anche chiudere via di San Francesco a Ripa per fare tutti insieme una festa di quartiere». Ecco, già solo partendo da questa via si potrebbe costruire una line up di tutto rispetto. Se facciamo due passi in avanti, verso il Callisto, abbandoniamo le 808 del rap contemporaneo e iniziamo a farci invadere le orecchie da quattro quarti raffinati. Al civico 5 ecco Sounds Familiar, creatura multiforme attiva da anni sul suolo romano e ora anche presente fisicamente sui sampietrini del quartiere. «Musicisti che suonano in piazza, giovani producer, etichette, realtà affermate e in procinto di sbocciare: mi sento di dire che Trastevere se la suona e se la canta!» ci dice Ornella, che gestisce da anni il mondo Sounds Familiar.
Il filo rosso che collega le attività di Sounds Familiar è la musica elettronica club oriented, che permea le selezioni di vinile in negozio, il merch e la direzione artistica dell’etichetta. «Ho dei vicini fantastici con i quali condivido amore per la musica e le ore interminabili di lavoro visto che siamo tutti aperti sette giorni su sette e ci sosteniamo a vicenda a forza di caffè e spritz. Mi sento a casa e parte di una comunità». A ulteriore testimonianza del magnetismo della zona per le attività di stampo musicale, è notizia dell’ultima ora l’apertura (dopo l’estate) di una terza sede di Radiation Records. Indovinate un po’ dove? Proprio in via di San Francesco a Ripa, al civico 168. Come commenta Marco Sannino, boss di Radiation: «Dopo Pigneto e Monti, dove le nostre realtà sono consolidate e forti nei rapporti coi rispettivi quartieri, abbiamo pensato che Trastevere fosse un contesto perfetto per un progetto simile. Il quartiere è estremamente ricettivo e noi abbiamo ottimi rapporti con progetti affini al nostro che operano in quel contesto: Sounds Familiar, Elvis Lives, Twice, Lovegang, Il Mangiadischi. Tutte realtà contente di ospitarci e di costruire qualcosa insieme«».
Eh sì, Il Mangiadischi. Anche l’amato negozio di vinili gestito dal super competente e gentilissimo Kato si è trasferito a Trastevere da San Lorenzo. Di preciso a 150 metri da Sounds Familiar e LOVEGANG, in via Luciano Manara 22. «A San Lorenzo negli ultimi anni era diventata un po’ pesante la situazione. Intendo l’isolamento, la sensazione di essere l’unica attività di un certo tipo con un’attitudine diversa rispetto a quello che ti circonda. Spesso si fa l’errore di considerare Trastevere un quartiere turistico e basta, invece non è così». Le prime settimane di apertura hanno confermato le sue intuizioni. «La risposta è stata sopra le mie aspettative, tra vecchi clienti che non hanno sofferto la transizione, i residenti del quartiere felici di una nuova attività del genere e innegabilmente anche la componente turistica». A dimostrazione di un legame tra romani e Trastevere mai veramente scomparso poi ci sono le storie personali. Per quanto riguarda il giro LOVEGANG basta ascoltare i dischi, Ornella di Sounds Familiar vive qui da più di undici anni, ma anche per Kato c’è un legame personale forte. «Mio nonno ha avuto il banco a Porta Portese per una vita, i miei genitori quindi hanno sempre vissuto da queste parti. C’è un lato affettivo insomma. Poi sicuramente devo ancora scoprire e capire tanto, ma il giro che c’è mi piace molto. Ultimamente mi sono venuti a trovare spesso Federico Zanghì e Alessandro Rebesani (RBSN, nda) mi ha fatto sentire le sue robe e mi piace un sacco».
Continuando la passeggiata e chiudendo il cerchio storto iniziato partendo da LOVEGANG, arriviamo all’Alcazar in via Cardinale Merry del Val 14, realtà ormai consolidata per la musica dal vivo e i dj set: forse l’unico vero e proprio club di Trastevere – senza dimenticare la ripresa delle attività de Il Cantiere in Via Gustavo Modena, vicino al Lungotevere, spazio famoso per ospitare il collettivo indipendente di jazz Agus Collective. Francesco Tromba cura la direzione artistica dell’Alcazar da anni. «Lavorare qui ti dà il vantaggio di lavorare su dimensioni: quella della città-capitale, quale Roma è, e quella della cittadina di provincia in cui conosci tutti e tutti si aiutano». Tantissimi gli artisti ospitati tra le mura del vecchio cinema, con tanti aneddoti e racconti trasteverini. «Immaginate la prima volta in Italia di PJ Morton e la sua band. Gente che ha vinto Grammy Award e fa tour internazionali. Durante il sound check a un certo punto mezza band scompare. Inizio a girare per il quartiere senza trovarli, poi vado da OVS a comprare degli asciugamani e li trovo tutti lì a provarsi i cappotti che per loro erano super fashion all’italiana. O quella volta in cui, in attesa del sound check, ho portato i Nerija, band in cui ‘è anche Nubya Garcia, a mangiare un gelato a piazza San Cosimato e poi abbiamo fatto un giro turistico di Trastevere fino a Piazza Trilussa». In generale «Tutti gli artisti che sono venuti sono impressionati da come Trastevere sia un quartiere che ha il calore e l’accoglienza di un paese, ma, allo stesso tempo, la grandezza e la bellezza di una città come Roma».
Chiudiamo la passeggiata, uscendo dalla zona più frequentata del quartiere e spostandoci “addirittura” di quattrocento metri, salendo verso la splendida Fontana del Prigione. Da queste parti, precisamente in via della Paglia, sorge Studio33. Uno spazio veramente unico nel panorama romano: salotto di ascolto hi-fi, studio di registrazione, hub creativo a tutto tondo. Qui opera Raffaele Costantino con la sua Hyperjazz Records e, più recentemente, con la casa di produzione per podcast Hypercast Studio. Enzo Abbate, l’altro fondatore, racconta che: «Aprire Studio 33 è stata prima di tutto una prova di coraggio e di iniziativa imprenditoriale: cercare di portare uno spazio multifunzionale basato sulla musica in un quartiere che negli ultimi anni si era assestato come una zona prevalentemente turistica. Questo ultimo anno però ho visto tante nuove piccole realtà in ambito musicale, discografico e culturale aggregarsi da queste parti. Per il momento il rapporto è di stima reciproca e di rispetto, a breve vorremmo organizzare un momento di connessione e forse un evento dove fare sistema».
Ecco, tutte le persone interpellate hanno manifestato questa impazienza nel trovare punti di contatto in comune, di provare a crescere insieme. Come sottolinea anche Francesco Tromba: «A Roma mi sembra sia sempre mancata la capacità di fare rete e di non pensare sempre e solo al proprio orticello. È un discorso più generale sul nostro settore che è quello della promozione e comunicazione della cultura». Viste le parole di mutuo rispetto, ammirazione e considerazione di tutte le attività, chissà che il quartiere non diventi un esempio virtuoso anche in questo senso.
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