Tutto è nato due o tre anni fa, da un’idea privata di Gabriele Guercio, uno studioso e teorico dell’arte contemporanea. A un tratto gli è venuto in mente di produrre dei libri d’artista sul tema dell’Afterlife, di ciò che accade dopo la dissoluzione del corpo. Il primo a cui si è rivolto è stato Giovanni Anselmo, che ha riprodotto i disegni di una sua mostra del 78 da Sperone, Un particolare a sud, Trecento milioni di anni ad ovest nord-ovest, quattordici disegni intorno, dotando ognuna delle 50 copie numerate di un frottage diverso. Poi è toccato a Haim Steinbach, a Ettore Spalletti, ai Kabakov, e a breve appariranno i libri di Mariko Mori, Gary Hill, Kiki e Seton Smith: e nel frattempo ha preso forma una vera e propria casa editrice, insediata nei locali di via Varese 17 a Milano, dove lavorano alacremente, oltre a Gabriele Guercio, Octavia Stocker, Lucia Coco e Camilla Salvaneschi.
Il libro assume delle forme ogni volta radicalmente diverse, ogni libro è un progetto e un oggetto artistico a sé. Tutto cambia: formato, grafica, prezzo, numero di copie. Nel caso dei Kabakov si tratta di cinque volumi in tutto, e ognuno contiene un disegno di grande formato originale e le riproduzioni degli altri, mentre il cuore dell’oggetto di Spalletti, sempre in cinque copie, è un foglio delicatissimo dipinto su entrambi i lati con strati di impasto, al tempo stesso bidimensionale e tridimensionale, contenuto in un libro a sua volta chiuso in una scatola. Haim Steinbach invece è stampato in 200 copie, ed è di conseguenza più accessibile.
Oltre alla collana Afterlife è nata una serie di manifesti sulla giustizia, sempre in edizione limitata, commissionati a Elisabetta Benassi, Jimmie Durham, Clegg & Guttmann, Cesare Pietroiusti, Luca Vitone. In arrivo, tra gli altri, Gwen Smith, Ruth van Beek e Tobias Zielony. E quella che probabilmente è la parte più di ricerca di Juxta, una collana sulla calligrafia, che ha implicato indagini di notevole complessità per entrare in contatto con vere e proprie star internazionali della calligrafia contemporanea, il mitologico Koji Kakinuma,e poi Golnaz Fathi, Zhao Yizhou, Monica Dengo, autori a loro volta di opere d’arte uniche. La composizione di tutti questi oggetti libreschi evoca per molti versi l’era degli amanuensi.
Lo status di questi libri è talmente indefinibile, sospeso tra l’unico e la replica, la cornice comune e l’elaborazione singola, da rendere impossibile la collocazione degli oggetti, ma anche degli editori, in una categoria certa. Il lettore stesso diventa un collezionista, anche se non esiste probabilmente un compratore seriale di libri che a suo modo non lo sia. D’altra parte tra le figure classiche del collezionismo questo dei libri d’arte è un campo ancora inesplorato, d’avanguardia, destinato inesorabilmente a crescere.
Come per ogni casa editrice indipendente degna del suo nome, i libri si possono comprare online, sul sito disegnato dallo studio Barnbrook di Londra. Ma dal momento che è possibile prendere un appuntamento e guardarli da vicino uno a uno, vale assolutamente la pena di fare un giro a via Varese.
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2019-04-16