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(Ri)nasce la santa alleanza del Dorsoduro Museum Mile

Pinault, Guggenheim, Cini e Accademia: i magnifici quattro della cultura veneziana da oggi alleati in un fronte comune che abbraccia otto secoli di storia e arte, nello spazio di 1600 metri.

Scritto da Redazione Venezia il 17 settembre 2020

Punta della Dogana

Foto di Thomas Mayer

Il sestiere di Dorsoduro è uno dei più rappresentativi della complessità stratificata che caratterizza la città di Venezia. Comprende un vero patchwork di tratti somatici che va dall’università ai luoghi di svago, i bacari, le osterie, inclusa la “selvatica” movida di campo Santa Margherita. Parlare di Dorsoduro significa passare dall’anima popolare dei residenti storici ai grandi poli museali dove turismo e cultura cercano di trovare un virtuoso punto di sintesi. Il tutto passando per quel doppio affaccio sull’acqua ondosa del Canale della Giudecca (isola che è formalmente assoggettata proprio a questo sestiere) rappresentato dalle Zattere e dal suo contrappunto, from Sacca Fisola to San Giorgio. Gran parte delle caratteristiche, delle meraviglie, delle contraddizioni di Venezia dunque si possono rintracciare tra le calli e i campi di Dorsoduro, quasi a rappresentarne un po’ il paradigma.

Peggy Guggenheim Collection – foto di Matteo de Fina

Ci piace almeno pensarla così, nel momento in cui annunciamo il rilancio del “Dorsoduro Museum Mile”, progetto che mette in rete Gallerie dell’Accademia, Galleria di Palazzo Cini, Collezione Peggy Guggenheim e Palazzo Grassi – Punta della Dogana. Quattro big del contesto espositivo lagunare, che fanno tutti riferimento a diverse istituzioni, uniscono le forze per una collaborazione concreta, che offre già da domani, venerdì 18 settembre, «uno straordinario percorso culturale attraverso otto secoli di arte». Itinerari integrati, comunicazione condivisa e sconti sui biglietti d’ingresso ai musei: il “Dorsoduro Museum Mile” è un bel segnale per tutta la città. Potrà sembrare poco, ma in un contesto affetto da cronico campanilismo sempre pronto a negare ogni evidente interdipendenza sistemica, questa è davvero una bella rivoluzione. Da una parte dimostra la reattività delle grandi istituzioni culturali alle sfide del presente, dall’altra fa sperare che questo progetto (rimasto ad uno stadio embrionale per molto tempo) tracci la linea per il futuro. Ed è anche in tal senso che ci piace pensare a Dorsoduro come un laboratorio di Venezia in miniatura, capace di esprimere progetti dall’impronta evolutiva. D’ora in poi chi compra il biglietto in uno dei Musei di Dorsoduro (o ne possiede la Membership Card) godrà di una speciale riduzione sull’acquisto del titolo di accessoper tutti gli altri: da 15 € a 13 € alla Collezione Peggy Guggenheim, da 15 € a 12 € a Punta della Dogana, incluso Palazzo Grassi, da 10 € a 7 € alla Galleria di Palazzo Cini a San Vio, da 12 € a 9 € alle Gallerie dell’Accademia.

Palazzo Cini – la galleria, foto di Matteo de Fina

Non è solo una mera questione di marketing ma una rappresentazione plastica di quanta bellezza abbia da offrire un solo miglio di questa città: dai capolavori della pittura veneziana medievale e rinascimentale delle Gallerie dell’Accademia, ai protagonisti della scena dell’arte contemporanea esposti a Punta della Dogana, passando per le storiche case-museo di Vittorio Cini e di Peggy Guggenheim, che ospitano le collezioni di questi grandi mecenati. I diretti protagonisti di questo nuovo percorso corale si esprimono in questi termini.

Riportiamo in par condicio: “Il rilancio del Dorsoduro Museum Mile, oggi, si fonda su forme di collaborazione tra istituzioni culturali di natura così diversa ma attive nello stesso contesto e unite nel comune intento di venire incontro alle nuove esigenze e alla sensibilità del pubblico” spiega Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

Il direttore Giulio Manieri Elia con mascherina d’ordinanza- foto di Alessandra Chemollo

“La pluralità di orizzonti compresi nel percorso del Dorsoduro Museum Mile – sottolinea il direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini Luca Massimo Barbero – è stata sin dall’inizio il motivo della sua ideazione. Pensare di attraversare il “tempo della storia dell’arte” in modo cosi completo, dal Medioevo alla più viva contemporaneità, fa di questo percorso ricchissimo e distribuito su un segmento di Dorsoduro cosi denso, un’occasione irripetibile in altre città”.

Luca Massimo Barbero

“Oggi più che mai la città ha bisogno di progetti corali come il Dorsoduro Museum Mile, che nasce dall’unione sinergica tra istituzioni veneziane che, come noi, credono del potere lenitivo dell’arte e della bellezza – dichiara Karole P. B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim – In questo nostro rapportarci a un nuovo presente, in cui la fruizione dell’arte, non più solo da remoto, ha un ruolo terapeutico fondamentale, siamo felici di poter guidare il nostro pubblico in un ideale viaggio che unisce i tesori dell’antico ai capolavori del contemporaneo, passando per i grandi maestri dell’arte moderna”.

Karole Vail

“Rilanciare oggi un’iniziativa tanto ambiziosa come Dorsoduro Museum Mile – dichiara Bruno Racine, Direttore e Amministratore Delegato di Palazzo Grassi – Punta della Dogana – e arricchirla di nuove opportunità per i visitatori, è il segno della necessità di pensare in modo collettivo, una risposta sinergica alla crisi che stiamo vivendo”.

Bruno Racine

Il mantra del primo semestre 2020, caratterizzato dall’impatto della pandemia a livello globale, per molti è stato “Ne usciremo migliori”. Ora che anche l’estate sta finendo, ma non certo il contagio, abbiamo potuto tranquillamente appurare che quell’auspicio è stato totalmente disatteso in molti campi. Stavolta invece no, è davvero così. Lo tsunami della pandemia è stato un elemento di accelerazione determinante di processi a lungo idealizzati e ora finalmente concreti. Il mondo della cultura veneziana, a pochissimi giorni dalle elezioni comunali, ne esce migliore e lancia anche un messaggio dal risvolto politico: è qui che si costruisce la Venezia del futuro. Non esistono modelli di città, non esiste salvaguardia, senza una strategia comune che metta questi valori al centro. Chi ha orecchie…intenda, noi intanto ci lustriamo gli occhi.

Gallerie dell’accademia, foto di Maddalena Santi