Apertura a un confronto efficace con le parti coinvolte e progettualità a lungo termine. No alla dispersione di economie vitali con progetti confusi ed estemporanei. Queste le linee guida proposte – anzi, controproposte – al Comune di Milano da parte di una lista importante di club cittadini per scongiurare la chiusura di altri club e spazi dedicati alla cultura. Questo il campanello d’allarme lanciato non solo in risposta a una serie di chiusure definitive che si sono susseguite negli ultimi mesi (Circolo Ohibò, Ligera e Serraglio tra gli altri) e all’assenza di un orizzonte temporale per la riapertura dei luoghi di cultura, ma anche in risposta a una proposta «improvvisa e calata dall’alto» che non convince almeno una parte degli operatori culturali della città.
Apollo Club, Biko, Carroponte, Circolo Magnolia, Fabrique, Gate Milano, Germi, Legend Club, Live Club, Lorenzini District, Magazzini Generali, Rocket, Rock’N’Roll Club Rho, Santeria e Social Music City sono i firmatari di una lettera aperta giunta a KeepOn Live, associazione di categoria che rappresenta, promuove e sostiene i Live Club e i Festival italiani, e indirizzata al Sindaco Sala, all’Assessorato alla Cultura e all’Amministrazione della Città.
Gli spazi che sono sopravvissuti finora andrebbero coinvolti e ascoltati: per comprenderne problematiche, esigenze e differenze, per trovare soluzioni che li possano sostenere tutti, con proposte coordinate, per un confronto, purtroppo a oggi inesistente
Una lettera che in poche righe riassume, seppur in maniera composta, alcune delle falle che hanno caratterizzato il fermo lunghissimo che ha travolto tutta la cultura in presenza nell’ultimo anno: la mancanza di un confronto diretto e concreto con le parti coinvolte, la volontà di individuare strategie sul lungo termine che non siano una soluzione temporanea ma si inseriscano in una visione più ampia che consideri il comparto della cultura come filiera che produce lavoro ed economie, oltre che intrattenimento. L’evidente frammentarietà del settore e, infine, la poca rilevanza politica del suddetto. A far scattare il campanello d’allarme il progetto “Milano, Che Spettacolo!”, che non sembra la soluzione necessaria a un crisi solamente amplificata e resa ancora più letale dal Covid. Di seguito la lettera aperta dei Live Club di Milano sopra elencati.
«I Live Club e i Festival di Milano sono ancora chiusi dopo oltre un anno di fermo.
Un lungo periodo in cui non ci sono stati incontri, confronti, approfondimenti specifici, né un progetto condiviso su modalità e tempi di recupero e ripresa. Proposte che sarebbero dovute arrivare da parte dell’Assessorato alla Cultura, responsabile di un settore centrale per la socialità e la collettività di una comunità, un’istituzione che, ancora di più in questo momento, dovrebbe essere un riferimento. Abbiamo ascoltato dichiarazioni rispetto a quanto sia importante avere una città viva, di gente e non di pietre; abbiamo ricevuto telefonate rammaricate successive all’ennesima chiusura definitiva; tuttavia non sono stati messi in campo nessun vero impegno o idea concreta. Nel frattempo, a quasi un anno dalla pubblicazione dei risultati, i fondi di emergenza promessi e deliberati attraverso il Fondo di Mutuo Soccorso non sono ancora arrivati.
In questo scenario per noi drammatico, l’unica proposta, improvvisa e calata dall’alto, è quella di “Milano, Che Spettacolo!”: un progetto che prevede l’assegnazione di un hub, in cui tutte le realtà cittadine, di musica e non, possano accedere per produrre spettacoli, con tempistiche irreali e senza un indirizzo artistico chiaro. Un progetto confuso, che sminuisce la nostra professionalità, che taglia le gambe agli spazi esistenti e che, per di più, disperde economie vitali per la sopravvivenza dei luoghi della cultura e dell’intrattenimento. Questa proposta, che potrebbe apparire “utile” nelle sue intenzioni, in realtà non affronta, risolve e considera il sistema di produzione dei Live Club esistenti. Un sistema fatto di lavoratori, investimenti, strutture faticosamente create negli anni, che in parte abbiamo perso negli ultimi mesi a seguito delle chiusure (Circolo Ohibò, Spazio Ligera, Serraglio, Blues House e altri). Gli spazi che sono sopravvissuti finora, a maggior ragione essendo in numero limitato, andrebbero coinvolti e ascoltati: per comprenderne problematiche, esigenze e differenze, per trovare soluzioni che li possano sostenere tutti, con proposte coordinate, per un confronto, purtroppo a oggi inesistente. Sentiamo ogni giorno il peso delle nostre attività ferme da oltre un anno, con strutture onerose da tenere in vita e lavoratori a casa, che non sanno quando e se riusciranno a tornare al loro mestiere. Queste risorse possono essere lo strumento per dare sostegno a tante realtà oggi in difficoltà, realizzando una progettualità che rimanga viva anche una volta superato questo periodo.
Chiediamo al Sindaco Sala, all’Assessorato alla Cultura e all’Amministrazione della Città di fermare queste iniziative estemporanee: proponiamo loro un cambio di passo e di modalità per affrontare questa emergenza che sta mettendo a rischio gli spazi e tutti gli operatori culturali. Non meritiamo di perdere altri luoghi e altri spazi culturali, non possiamo permettercelo come comunità milanese. Chiediamo pertanto un appuntamento di confronto vero, verticale sul nostro settore e senza decisioni già prese, ma che serva ad identificare – col nostro supporto – soluzioni davvero efficaci».