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nuvolario: il nuovo progetto di OHT

Per il paesaggio che conosce le nuvole

Scritto da Annika Pettini il 1 ottobre 2024

Masanao Abe

Veronica e Filippo (parte di OHT ndr) mi hanno fatto riflettere sul fatto che l’elemento complementare del cielo sono le nuvole. Sono gli opposti che si permettono di esistere. Sono il negativo dell’atmosfera. Perché senza le nuvole non noteremo il cielo e, senza il cielo, non ci sarebbe sfondo su cui le nuvole viaggiano. Il cielo, con le nuvole, diventa un insieme infinito di possibilità. E raccontarlo è diventato un archivio infinito di possibilità. 

A tutti piacciono le nuvole. Sollevano il cuore, sollevano l’occhio. Anzi, sollevano il cuore perché sollevano l’occhio. Gli scienziati cognitivi sostengono che le persone ripongono gli dei nel cielo blu perché guardare in alto provoca una scarica di dopamina nel cervello. Ma le nuvole fanno molto di più che attirare lo sguardo verso l’alto. Inventano la nostra immaginazione”.
Anne Carson, Lecture on the History of Skywriting

nuvolario è il nome del nuovo progetto di OHT – Office For a Human Theatre e nasce così, dalle nuvole, tra le nuvole. «Visto che sulle nuvole c’è una letteratura sterminata – ogni volta che troviamo qualcosa di interessante lo raccogliamo. Una marea di link di ogni tipo: dalla raccolta di nuvole del Polo Nord che Filippo ha scattato durante la residenza a Svalbard ad ottobre 2023 (the Arctic Circle Residency Programme), fino alla fotografia di un’ amica con indosso calzini con le nuvole. Cercando di tenere insieme l’effetto più sognante e evanescente a quello più materico».

Nel suo essere effimero nuvolario è un progetto con basi solide: un istinto che convoglia in una ricerca. Un paesaggio che trova casa dove tutti lo cerchiamo sempre: «la parte testuale dello spettacolo è uno schedario che contiene schede con immagini e citazioni provenienti da qualunque situazione – sono mixate senza una logica e vengono da un grande calderone di ricerca. Sono linee che si rincorrono e si intrecciano».

 

Ma a monte di tutto c’è la musica, che è il principio ma è destinata a continuare a scorrere nei capitoli di nuvolario. Infatti è il cardine di entrambe le prime fasi del progetto: Music for 18 Musicians di Steve Reich «quel brano ha un suo sentire, è tanto che torna dentro l’immaginario acustico di OHT, soprattutto la parte dei respiri e dell’aria. Un brano che forse ci ha spinto a guardare le nuvole» e che nello spettacolo sarà eseguito dall’ensemble Sentieri selvaggi. Un altro brano è The Pure and the Damned di Oneohtrix Point Never e Iggy Pop che ha accompagnato l’installazione realizzata presso Centrale Fies in occasione di Evolving Love (19-21 settembre 2024).

Una nuvola è visibile solo nel divenire, mentre cambia, è in movimento: è proprio questo che la rende una cosa e che le impedisce di esserlo”.
Sadie Plant, Something in the Air  in The movement of Clouds around Mount Fuji

Da quando abbiamo alzato gli occhi al cielo per la prima volta, le nuvole sono diventate le custodi di ogni nostra emozione. Sono metafore infinite che danzano sopra di noi come le onde del mare sotto di noi. Fanno perdere l’equilibrio se le si fissa troppo a lungo. Fanno perdere i confini delle cose e diventano tutte le cose. Eppure nuvolario non è l’ennesimo di questi capogiri, non si àncora alle nuvole in cerca di risposte: «le nuvole sono il fondale delle nostre vite, farle avanzare vuol dire mettere a fuoco il sistema in cui ci muoviamo – affina quello che ci sta intorno – le nuvole sono materia e noi siamo nel mezzo, sono paesaggio e noi con esso. Attenzione al contesto e al paesaggio, sono materiche, necessarie e tangibili. Nei linguaggi artistici hanno avuto un ruolo molto importante – hanno sempre avuto un ruolo di metafora – dove c’è la nuvola c’è sempre qualcos’altro.
Mentre qui la nuvola è la nuvola.
È essa stessa sempre».

Nel laboratorio General Electric fondato da Thomas A. Edison a Schenectady, New York, lavoravano Vincent Schaefer e Bernard Vonnegut, quest’ultimo fratello del più famoso Kurt, scrittore di fantascienza. Negli anni 40, Schaefer scoprì che gettando una manciata di ghiaccio secco nel congelatore di casa si creavano nuvole di breve durata. In seguito, Vonnegut scoprì le proprietà nucleanti del ghiaccio eccitato dallo ioduro d’argento. I loro esperimenti divennero la base per l’inseminazione artificiale delle nubi (cloud seeding).
Vincenzo Levizzani, Piccolo manuale per cercatori di nuvole

Cosa vuol dire lavorare con le nuvole? Che storia raccontano? nuvolario si cerca in ogni risonanza esistente e genera un archivio immenso, inesauribile ma al tempo asciutto. Duro come solo la sincerità sa essere: «archiviare nuvole è impossibile, è un processo che non sarà mai esaustivo ma sempre sfuggente e in costante evoluzione. Nominare le nuvole apre voragini perché ogni cosa diventa possibilità. In questa ricerca c’è stato tanto, c’è il mondo, non è districabile e alla fine abbiamo generato un frammento di un archivio più grande. nuvolario vive dei suoi limiti ed è parziale – per questo il suo nome è una costante all’interno del quale faremo convogliare progetti diversi, sarà un contenitore».

Vista correttamente, il cloud è una topografia o architettura del nostro desiderio. Gran parte dei dati del cloud sono costituiti dai nostri dati, dalle fotografie e dai contenuti caricati dai nostri dischi rigidi e dai nostri cellulari; in un’epoca di contenuti generati dagli utenti, il cloud è, ovviamente, la nostra nuvola (questa è la promessa dell’“io” in “ICloud” di Apple o, per usare un riferimento più vecchio, il “mio” in “mySpace”)”.
Thung-Hui Hu, A Prehistory of the Cloud 

nuvolario esiste già in diverse declinazioni: ha trovato una prima forma a Centrale Fies in occasione di Evolving Love, lo scorso 21 settembre 2024. Qui ha preso la forma di un’installazione, un luogo di nuvole, suono e parole; mentre il debutto dello spettacolo si terrà il 12 ottobre 2024 al Festival Aperto, a Reggio Emilia, presso Fondazione I teatri. Qui vi lasciamo tutti i cieli sotto i quali passerà, aspettando le declinazioni in arrivo.

(Le parole vengono da una conversazione con Veronica Franchi di OHT, mente tutte le citazioni nel testo vengono dall’archivio di nuvolario, un progetto di OHT – Office for a Human Theatre. Traduzioni a cura di Filippo Andreatta.)

nuvolario
prima assoluta
Quando: 12 ottobre 2024
Dove: Fondazione I Teatri / Festival Aperto, Reggio Emilia
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Nella versione musicale la drammaturgia visiva di nuvolario dialoga con Music for Eighteen Musicians, uno dei capolavori del compositore newyorchese Steve Reich, qui eseguito per la prima volta da un ensemble italiano, Sentieri selvaggi.

nuvolario
Quando: 20 ottobre 2024
Dove: Romaeuropa Festival, Roma
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nuvolario
Quando: 30 ottobre 2024
Dove: Sagra Musicale Malatestiana, Rimini
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