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POV: Mirko Ostuni

KOBO Studio e ZERO presentano Point of View: una finestra dedicata alla nuova fotografia di Roma, dove ogni mese sarà ospitato un progetto indipendente.

Scritto da Nicola Gerundino & KOBO il 17 luglio 2024

Quando una qualità o un’abilità è talmente diffusa all’interno di un gruppo (più o meno esteso) di persone, di norma si tende a non considerarla più come tale. Nell’era degli smartphone e dei dispositivi fotografici ubiqui, del digitale che si democratizza sempre più velocemente, è quindi forte la tentazione di non ritenere la fotografia più un’arte che richiede tecnica, estro e ispirazione, bensì un’attività quotidiana indistinta come allacciarsi le scarpe. Niente di più sbagliato: per nostra fortuna, la differenza tra fotografa/o a pieno titolo e apprendista instagrammer è ancora netta ed evidente. Ciò non toglie che in questi anni il numero di appassionate/i si sia moltiplicato a dismisura e che il numero di pepite da fare emergere dal sottosuolo sia anch’esso aumentato. POV – Point of View nasce proprio da qui: dalla voglia di sondare e raccontare tutto quello che si muove nel sottosuolo della fotografia a Roma. Un nuovo appuntamento sulle pagine di ZERO che avrà cadenza mensile e sarà realizzato grazie all’imprescindibile occhio sulla città di KOBO, studio Garbatella-based fondato da Claudia De Nicolò e Bianca Trevisani con il quale ZERO ha già collaborato in precedenza per diversi altri progetti. Il nuovo appuntamento è dedicato a Mirko Ostuni

 

What if your baby teeth never fell out?

“What if your baby teeth never fell out?” è il nome che ho dato alla cartella sul desktop del mio computer dove archivio le immagini che scatto ogni giorno. Non c’è nessun metodo progettuale dietro; sono solo foto di diario: nessun paletto, nessuna scelta estetica e nessun tema imposto in precedenza. È una ricerca visuale perenne che prima o poi (il più tardi possibile) prenderà una forma fisica. Ho quasi 21 anni e quel poco di infantilità rimasta attaccata come una sanguisuga al mio cervello, mi fa odiare le “regole” imposte da terze parti: odio chiamare questa serie di immagini “progetto” e/o dargli un nome. Ho paura di snaturarmi e di diventare una persona vuota, senza nulla da raccontare. Da poco, grazie a una persona molto importante nella mia vita e nel mio percorso, ho capito che prima di fotografare una qualsiasi cosa la devo sentire mia e la devo vivere in prima persona; d’altronde Larry Clark senza anfetamine non avrebbe mai partorito “Tulsa”, Kurt Cobain senza problemi a casa non avrebbe mai scritto “Something in the Way” e Frida Kahlo senza esser rimasta bloccata a letto non avrebbe mai dipinto “Le due Frida”.

 

 

MIRKO OSTUNI

Sono nato nell’estate del 2003 in Puglia, una terra affascinante che fino a poco tempo fa non era ancora preda del turismo di massa. Ho iniziato a far foto quando, a quattordici anni, ho scoperto il mondo skate. Data la mia poca voglia di spaccarmi leossa e tornare a casa con denti scheggiati o simili, passavo le giornate con i miei amici filmando per ore i loro trick, fumando qualche canna e scattando foto. In questo modo, senza volerlo, ho cominciato a documentare la mia vita attraverso quella delle altre persone e dei luoghi che avevo attorno. Da allora il mio interesse principale in fotografia ruota attorno alle tematiche adolescenziali, alle scene musicali underground e a tutto ciò che le circonda. Di recente ho iniziato a interessarmi anche della natura all’interno dei luoghi antropomorfi.