La fascinazione per l’apocalisse – e il correlativo timore – si perde nella notte dei tempi dell’umanità. Da sempre inseguiamo il segno rivelatore, la causa di tutte le cause, la testimonianza del ultraterreno e del troppo umano che ci permetta di determinare nella maniera più semplice e sbrigativa, anche se non sempre veritiera, cause ed effetti di qualsiasi fenomeno, anche di quelli più complessi che necessitano di analisi lunghe (e noiose). L’evento spartiacque degli ultimi decenni è stato senz’ombra di dubbio la pandemia causata dal Covid. A essa abbiamo ascritto tantissime cose, inclusa la morte del clubbing.
A dirla tutta, c’è chi sostiene il contrario, che la reclusione abbia portato a una nuova ripopolazione notturna, massimale anche nei generi musicali, che si sono spinti di parecchio oltre i bpm pre-pandemici. La verità è che la mutazione del consumo della notte è un fenomeno che nasce ben prima e che ha molteplici cause, prima su tutte la frammentazione sociale che la rete sta determinando a ogni livello. Insomma, basta farse un piccolo sforzo di matematico e mnemonico e contare le serate partorite dalla trap, genere ubiquo nelle fasce più giovani. Risposta: poche, molto poche. Praticamente zero, se si considera quanti invece erano, fino ai primi anni Duemila, gli appuntamenti dedicati a generi lungamente più di nicchia. Non parliamo poi dell’aspetto immobiliare, ché oggi il clubbing vive esclusivamente nella dimensione del cambio di destinazione d’uso e i dancefloor si stanno rimpicciolendo più dei gelati.
Fatte queste premesse, c’è da dire anche che non ci siamo trasformati tutti in topi da appartamento con il coprifuoco autoindotto alle 23:00. Si continua a uscire e si continua a ballare. Da qui siamo partiti per realizzare un nuovo viaggio nelle ore piccole e raccontare cosa succede nei dancefloor. Lo faremo assieme a sedici fotograf* e clubber “militanti” – selezionati e curati da Mirko Ostuni – ai quali abbiamo chiesto di raccontarci la loro notte, attraverso parole e immagini.
La notte è morta! Viva la notte!
ANDREA TERLIZZI
Quando e dove sei nat*?
26/10/1996, Torino.
La serata club più bella della tua vita?
Probabilmente Channel One Sound System, ma anche tante altre.
Club preferito e artist* preferit*?
Nella mia città, il Bunker: è casa. Artista preferita… Attualmente credo BADSISTA, ma è difficile, dipende dai periodi.
Dove hai scattato le foto che ci hai inviato?
Lost Music Festival e una data di Zebra Katz a Torino. È stato difficilissimo fare una selezione di poche immagini per rappresentarsi.
Cosa cerchi di raccontare con una macchina fotografica in un club?
La spontaneità della situazione. Mi piace osservare le persone, come si muovono, come vivono la festa. Mi piacciono gli spazi e la luce. Inoltre, con me ho sempre una piccola macchina fotografica compatta con cui realizzo delle immagini che restano in una cartella sul mio desktop, una sorta di archivio nascosto.
Per te ballare cosa vuol dire?
Ballare per me è lasciare i pensieri fuori, entrare in una sorta di bolla e lasciarmi trasportare. Viaggiare, seguire la musica ed entrare in connessione con le persone.
Con chi andresti a ballare in club?
Con persone con cui mi sento a mio agio e mi fanno sentire tranquillo.
Con chi non andresti mai?
Con persone che vivono diversamente il mondo della musica, del clubbing e del divertimento in generale.
Ti sei mai innamorat* in un club?
Certamente!
Come ti vesti per andare a ballare?
Non penso troppo al modo di vestirmi. Detto questo, mi piace non sentirmi troppo al centro dell’attenzione, per cui tendo a indossare colori scuri: mi sento meno osservato e molto più a mio agio ad esprimermi ballando.
Cosa bevi?
Birrette e gin tonic.
Cosa è per te la notte?
La notte è un mondo fatto di cose strane.
Cosa è per te la musica?
Una compagna: mi fa sentire meno solo.
Ci mandi una playlist da ascoltare mentre guardiamo le tue foto?
Foresta – “Meditare allo specchio”
Tiromancino – “Profondo ROSA”
Gilb’R – “Я не хочу знать (feat. Cosmic Neman)”
Enea Pascal – “Bobby e Dave”
Trystero – “Suburra”
Beatrice M. & Trois-Quarts Taxi System – “French Lessons”
CAMILLA BAGLIONI
Quando e dove sei nat*?
28/01/2000, a Roma.
La serata club più bella della tua vita?
In un club a Ibiza, mi sono di nuovo sentita bene in mezzo alle persone dopo mesi in cui non riuscivo a uscire di casa.
Club preferito e artista preferito?
Mi sento bene ovunque ci sia musica alta. Artista preferito penso Ketama.
Dove hai scattato le foto che ci hai inviato?
Sa circa due anni lavoro per una serata trap a Roma, lì ho scattato la maggior parte delle foto.
Cosa cerchi di raccontare con una macchina fotografica in un club?
Voglio ricordarmi che avrò sempre un posto sicuro e, come me, tante altre persone.
Per te ballare cosa vuol dire?
Far parte di una comunità. Una delle cose che mi piace di più è il contatto fisico con persone che non conosco, perché schiacciati dalla stessa necessità.
Con chi andresti a ballare in club?
Con chiunque abbia voglia di fare casino.
Con chi non andresti mai?
Con chi si scoccia se gli altri fanno casino o se c’è troppa gente.
Ti sei mai innamorat* in un club?
Sempre.
Come ti vesti per andare a ballare?
Giusto compromesso tra comoda e figa.
Cosa bevi?
Acqua!
Cosa è per te la notte?
Se sono sveglia di notte sto facendo solo cose belle.
Cosa è per te la musica?
Non mi ricordo un giorno in cui non ho pensato che è ciò che amo di più al mondo.
Ci mandi una playlist di cinque brani da ascoltare mentre guardiamo le tue foto?
Achille Lauro – “Dio c’è”
Night Skinny – “Stay Away”
Noyz Narcos – “R.I.P”
2rari – “Verona Est”
Gemitaiz x Madman – “Non cambio mai”
(bonus track: Fabri Fibra – “Pronti al peggio”)