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Il Romaeuropa Festival annuncia il programma dell’edizione 2020

Dal 18 settembre al 15 novembre a Roma in scena il meglio della creazione contemporanea.

Scritto da Nicola Gerundino il 14 luglio 2020

Sciogliamo il primo dubbio: il Romaeuropa nel 2020 ci sarà e spegnerà regolarmente le trentacinque candeline. Il passaggio del Covid però i suoi strascichi li ha lasciati e ha richiesto un ulteriore sforzo di ripensamento e riorganizzazione dell’intera macchina. Ecco quindi le principali novità di questa edizione 2020: l’apertura e la chiusura della rassegna saranno anticipate, si comincerà già a metà settembre e il sipario si chiuderà tre mesi dopo circa; alcuni eventi, principalmente quelli musicali, saranno spostati nella Cavea dell’Auditorium, all’aperto; ci sarà una sezione streaming con alcuni highlight niente male, a partire dal film “Dialoge 9 – MAXXI” di Sasha Waltz, documentazione video della storica performance realizzata con Romaeuropa per l’inaugurazione del museo progettato da Zaha Hadid, e “Chaotic Body”, coreografia VR per corpi 3D di Alexander Whitley.

Ancora a Sasha Waltz sarà affidata l’apertura della rassegna il 18 settembre nella Cavea con una creazione site specific, poi Anagoor con “Mephistopheles” (19/9 al MAXXI), Wim Mertens (22/9 all’Auditorium), il live per Commodore di Robert Henke (27/9 all’Aududitorium), il Khashabi Theater del regista palestinese Bashar Murkus, Virgilio Sieni con Andrea Rebaudengo (1 e 2/10 al Teatro Argentina), un ricchissimo programma al Mattatoio per tutto ottobre con Stefano Pilia, Massimo Pupillo, Salò, Enzo Cosimi, Fabrizio Ottaviucci, Masako Matsushita e i Dancing Days, Frosini Timpano (dal 28/10 al Teatro India), Andrea Belfi (5/11 all’Audutorium), la combo Muta Imago-Alvin Curran (7 e 8/11 al Teatro India) e la chiusura affidata ad Arkadi Zaides – trovate qui l’intero programma.

Assolutamente encomiabile l’idea di abbassare i prezzi per venire incontro al pubblico, nonostante la sensibile riduzione della capienza di ogni spazio e sala disponibile. Un atto concreto per valorizzare la cultura e la sua fruizione che dovrebbe essere d’esempio per tutte le istituzioni, specialmente quelle che amano definire a reti unificare gli artisti come delle persone “che ci fanno tanto divertire”.