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San Donato visto da Nostromo

Il cantautore racconta la propria zona attraverso parole, immagini e musica

quartiere San Donato

Scritto da Nostromo il 4 aprile 2023

Nostromo è Nicolò Santarelli, cantautore di base a Bologna. Dopo il primo disco Minuetto capace di raccontare con sguardo nostalgico il mondo contemporaneo, è tornato il 24 marzo con il nuovo Cambi Stagionali, – anticipato dal singolo Amarti – disco che unisce abilmente musica, parole e interpretazione, su un letto di suoni in cui chiari sono i rimandi alla musica italiana degli anni ’60, ’70, impreziositi da elementi di elettronica.

In occasione di quest’ultima uscita, ci siamo fatti raccontare da Nostromo, tra parole, foto e musica, il suo quartiere preferito, San Donato.


San Donato visto da Nostromo

San Donato mi ha accolto a braccia aperte nel tepore di una calda mattinata di ottobre. Era il 2015 e col fardello in pancia del “non troverò mai casa” vagavo in cerca di felicità, rivendicando con la giusta arroganza di un giovanotto fresco di liceo il mio sacrosanto diritto ad abitare. Quella mattina arrivò la fatidica telefonata, la signora Rita decise di lasciarci il suo bilocale in via San Donato 17. Io e Pio, il mio compagno di sventure, vivevamo ufficialmente a Bologna, la città dei miei sogni, almeno dal primo liceo, quando in gita di classe decisi che sarebbe stato il mio posto felice.
E Bologna è stata ed è tutt’ora il mio posto felice, un ritaglio di squisita vita, una magnifica finestra sulle infinte possibilità di scoprirsi.
Sono anni che vivo in pienissimo centro, in una traversa di Ugo Bassi per l’esattezza, ma casa è sempre li, al 17 e il mio pavido cuoricino batte forte ogni volta che incrocio quella via.
San Donato mi ricorda il senso di stupore, le lunghe passeggiate tra i palazzi il sabato mattina, le sbronze continue e spensierate, la leggerezza dell’anima e del corpo, le chiacchierate sotto casa con Lollo, Pio e Chico, il ponte che di notte non finiva mai e quella famosa notte che proprio da quel ponte volò giù Lorenzo cavandosela con un labbro spaccato.
San Donato è miscuglio di odori, di colori, di lingue, di divinità, di musica, è un agglomerato sincero e vivo. Ospita culture e magiche diversità, offre speranza a cuori vagabondi, tra parchi e palazzi, tra pioggia e sole nelle scariche domeniche Bolognesi.
E via che tra un pensiero e l’altro ritrovo pace nei ricordi del passato, quando al giardino Parker-Lennon scoprivamo il senso della vita, magari un filo ispirati dai fumi dell’alcool o da qualche cannetta di troppo. Ricordo i primi soli primaverili, l’inspiegabile voglia di vivere e di sudare, di tornare a casa col fiato corto per le partitelle al parchetto dietro casa, uno spicchio di terra partigiano, contornato da altissime costruzioni che solo ora scopro chiamarsi Giardino Lorenzo Giusti.
Sono diventato grande al civico 17, dove ho imparato ad essere un amico, un coinquilino, un amante, dove ho imparato ad osservare gli altri e le altre, ad essere un cittadino e a sapermi dare, ogni tanto, una bella pacca sulla spalla. Ho scritto le mie prime canzoni, orribili bellezze d’autore in grado di farmi sentire al posto giusto.
Ebbene, San Donato è stato il posto giusto, l’inizio del mio essere e del mio esserci, una grande e nuova casa.

Come suona San Donato secondo Nostromo