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Timeshift: Gaja in sei tracce

L'ospite del party bolognese ci ha raccontato i 6 pezzi che hanno formato il suo stile

Scritto da La Redazione il 21 gennaio 2016
Aggiornato il 14 marzo 2016

Gaja ha un amore viscerale per i sintetizzatori e i samplers vintage. Le sue produzioni sono melodia e psichedelia si fondono in un universo geometrico e colorato tra  techno, breakbeat, acid, ebm, electro e house, spiazzando continuamente. Il 25 gennaio esce il suo nuovo ep “Slaves Of The Future” per la sua personale etichetta Ophism e sabato 23 gennaio sarà ospite di Timeshift a Zona Roveri insieme a Zadig e Luciano Lamanna.

Ci siamo fatti raccontare le sue tracce fondamentali ed ecco cosa ci ha scritto:

Sono tutte del 92, non l’ ho fatto per pigrizia ma bensì perché a mio avviso quell’ anno potrebbe essere stato l’inizio della seconda ondata della cosiddetta “Techno” dopo i pionieri Derrick May, Juan Atkins e Kevin Saunderson. È palese che quell’anno e gli anni immediatamente successivi abbiano fortemente influenzato tutto quello che oggi potrei definire “club culture”…
Album come Leo Anibaldi ‎– The Virtual Language, Jeff Mills ‎– Waveform Transmission Vol. 1 e The 4th Sign di mr. C.J.Bolland* sono a mio avviso essenziali nelle borse di chiunque voglia avvicinarsi alla techno…ho dovuto scegliere una traccia per ogni album, ma tutte si equivalgono, masterpieces.

1- Leo AnibaldiPossession (1992, ACV records)

Leo in quegli anni non aveva nulla da invidiare ad Aphex Twin, e ora forse farò storcere il naso a qualcuno ma io lo metto anche su un piano superiore per certi versi.
Un dark esoterico, mistico, a tratti fiabesco con forte influenza Detroit e sequenze ebm…che vuoi di più? Il massimo.

 

2 – MaurizioPloy ( Strategic Mix) (1992, Maurizio)‎

Ecco la risposta di Moritz Von Oswald. Siamo sempre nel 1992. Psichedelia e krautrock, ecco quello che sento in questa traccia. Come di consueto una forte influenza Detroit, cassone 909 in overdrive con riverbero, ritmiche tribalesche, snares e clap assassini e classici “chord” alla Oswald. Maurizio prova a fare “industrial”: ecco quello che è uscito. Epico!

 

3 – C.J. BollandAquadrive (1992, RS records)

Che dire di questa traccia, anzi di tutto l’album, mancano le parole! Breakbeat, trance, detroit techno, chicago acid, ci sento di tutto qui dentro. Innovativo come pochi, Bolland ha fatto le bombe. Questa è la definizione che mi viene, non c’è altro da dire.

 

4 – Aphex Twin – Didgeridoo (1992, RS records)

Probabilmente la mia traccia preferita di Aphex, sempre nella mia borsa. La sequenza della 303 è allucinogena le atmosfere ti trasportano in dimensioni parallele, ritmiche incalzanti e quel clap sui sedicesimi immerso in un phaser è una goduria! Ancora una volta il krautrock si fa sentire. Klaus Schulze, Tangerine Dream, Cluster…probabilmente sono artisti che hanno fortemente influenzato Aphex, o perlomeno io qui dentro ce li sento parecchio.

 

5 – Suburban HellList 2 (1992, Djax-Up-Beats records)

Italia, Germania, Belgio, Inghilterra e chiudo con Olanda, traccia molto meno conosciuta delle precedenti ma di egual valore a mio avviso. Korg Ms20 che domina, sequenze davvero originali atmosfere dark, tocco rave, cassone sul filo della distorsione, arrangiamento sfizioso… al primo ascolto potrebbe sembrare “strana” ma dedicandoci un po’ più di attenzione ci si rende subito conto di qualità e complessità di questo masterpiece. La dinamica è imbarazzante, i suoni sono goduriosi e allo stesso tempo taglienti e aggressivi, programmazione della 909 interessante. Dark, Rave e Funky!

 

6- Jeff MillsBerlin (1992, Tresor records)

Industria metallurgica a pieno regime, contatti alieni e trasmissioni radiofoniche nell’iperspazio! Uno dei dischi più potenti della storia, sempre nella mia borsa, fonte di grande ispirazione per me. I suoni, la sequenza, l’arrangiamento live…l’ABC della techno. Forse uno dei miei dischi preferiti in assoluto. Distorto ma allo stesso tempo definito, cattivo ma allo stesso tempo raffinato, sale sempre non ti dà tregua. Una figata!