In queste occasioni di solito si chiamano in causa gli alieni: metti caso che all’improvviso un disco volante atterra sul nostro pianeta e c’è la necessità di spiegare dei concetti basilari in maniera immediata e intuitiva, chi o cosa prendi come esempio? Metti caso che gli devi spiegare che cos’è per te la musica elettronica, che album scegli? Più o meno questa è stata la domanda che abbiamo fatto agli artisti ospiti della prossima edizione di Manifesto, festival dedicato alle sonorità elettroniche, in programma il prossimo 10 e 11 marzo al Monk (qui trovi il contest di Zero per andarci gratis!). Ecco a voi il risultato della nostra indagine sui dischi-manifesto, con un commento da parte di ogni artista sul perché della propria scelta.
Barrio Lindo
Ametsub – Nothings of the North
Ho avuto la fortuna di conoscere Ametsub vedendolo suonare live in uno scenario pefetto (al Priceless festival di Feather River, nel Nord della California). Era sullo stesso palco della stessa sera in cui avrei suonato io ed è stata una delle più belle sorprese musicali di tutta la mia vita. Quest’album in particolare è uno dei suoi dischi di cui non mi stanco mai. Un’ispirazione assoluta per quello che riguarda le produzioni musicali elettroniche “organiche”.
Clap! Clap!
Aphex Twin – Richard D. James Album
Clap! Clap! non è riuscito a mandarci le sue due righe di commento sulla scelta di quest’album. Ma visto che l’album è bellissimo a noi va bene così (La Redazione).
Com Truise
Boards of Canada – Music Has The Right To Children
Quest’album ha praticamente cambiato il mio modo di relazionarmi alla musica, mi ha fatto “rispettare” la melodia in maniera molto più forte. Mi ha davvero fatto aprire gli occhi e mi ha portato a un approccio differente nello scrivere la mia musica.
Dengue Dengue Dengue
Clap! Clap! – Tayi Bebba
Quest’album ci ha mandato fuori di testa nel 2014. Il suo mix di suoni africani e footwork, trap e techno è unico!
FILOQ
Casino Royale – Sempre più vicini
Da ragazzetto mi arriva nel walkman un disco che mi sposta i confini di come intendevo il suono, di cosa conoscevo: Da lì inizia un viaggio che va da Milano all’Inghilterra al Mondo. E ritorno.
Spartiti
Suicide – Suicide
Alan Vega e Martin Rev da New York arrivano all’album d’esordio dopo sei anni di concerti e nel bel mezzo dell’esplosione punk. Concettuali e influenti oltre ogni possibile immaginazione. Una voce monocroma. Un sintetizzatore tagliente. La new wave prima della new wave. Avevano molte cose da dire, lo fecero come nessuno lo aveva mai fatto. Incompresi ai tempi, perfetti per tutti i tempi a venire.