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Una cosa che mi manca di Roma: Parco Sangalli

Un ricovero sereno, dove torneremo a goderci il sole che cala addosso alle pietre dell'acquedotto costruito mille anni fa

Scritto da Marina Zucchelli il 18 marzo 2020

Torpignattara significa già talmente tante cose che sarebbe meglio evitare di aggiungere che il Parco Sangalli si trovi proprio lì. Però è la che lo trovate: alla fine di via di Torpignattara, andando verso Arco di Travertino. È una striscia di terra verde lungo un pezzetto di Acquedotto Alessandrino. Dentro c’è: unrecinto per cani in cui possono entrarci tutti i cani; un altro recinto gestito da un collettivo che si chiama Gli amici di Molly – ma non saprei dire come poter entrare nelle grazie di Molly; C’è un’area bimbi sempre popolata e dietro di essa un piazzale asfaltato con un circolo bocciofilo in cui non ho mai visto giocarci nessuno – purtroppo.

Il piazzale è stupendo per chi vuol farci – e ci fa – skate e per chi ci va coi rollerblade, ed è abbracciato da un lungo muro coperto di murales. Lì ci sono le facce dei personaggi che hanno fatto il quartiere, dai partigiani a Stefano Cucchi, che sbucano da un motivo a nido d’ape, il “nido di vespe” che fu il nome di battaglia durante la resistenza del vicino Quadraro. Sul piazzale, il sabato mattina, c’è un bel mercato dove poter acquistare ortaggi dell’agro romano, mozzarella ciociara, cosmetici naturali, pane, ciambelle e olive sfuse, ma, soprattutto, il Sangalli è un prato libero dove si gioca molto a badminton e poco a calcio, dove si può ascoltare musica sudamericana, dove ci si va a svaccarsi dopo i pranzi nelle osterie del quartiere – è a un passo da Bonelli e da Eufrosino, a due passi da Francesco e da Mastico, a tre passi da Betto & Mary. È un ricovero sereno, dove torneremo a fare assembramenti e a goderci il sole che cala addosso alle pietre dell’acquedotto costruito mille anni fa.