Probabilmente questa è la mia passeggiata ideale per il centro di Roma, nata per esigenze di parcheggio anni or sono, quando ancora la ZTL era una tecnologia del futuro e la sera potevo permettermi lo sfizio storiografico di provare a sostare in via Caetani, al posto della Renault 4 più famosa della storia. Primo sguardo a Teatro Marcello e al Tempio di Apollo Sosiano con il Ghetto e la Sinagoga sullo sfondo: così, de botto. A sinistra, verso Piazza di Campitelli: bella, austera, composta e incredibilmente sempre silenziosa. Poi, dritto per via dei Funari e l’omonima chiesa di Santa Caterina che da sempre vedo chiusa e abbandonata e da sempre mi chiedo come sia dentro. Piazza Mattei e la Fontana delle Tartarughe: un pensiero alle scorribande dentro al Rialto nei tempi che furono, un altro alla piazza, che un po’ più turistica è, ma con un colpo d’occhio che ancora è capace di riconciliare con il mondo. Attraverso Largo Arenula verso via dei Giubbonari e lì si aprono gli istinti più famelici: bicchiere dal Vinaietto, pizza da Roscioli, filetto di baccalà a Santa Barbara.
Qui tocca girare, ancora a sinistra, i manicaretti siciliani di Nonna Vincenza mi fanno venire sempre voglia d’estate e scatta fisso il promemoria che nei mesi estivi dovrò venire qua più spesso a prendermi un cremolato al pistacchio. Caffé al vetro al Bar Mariani, per godere ogni volta di un posto rimasto intatto e preservato come fosse l’attrazione principale dei Fori. E poi ci siamo: se la giornata è di quelle perfette il semaforo è già verde e stende il suo tappeto verso Trastevere, altrimenti bisogna scalpitare qualche secondo all’inizio delle strisce, con il solito straniero che pensa di aver capito in due giorni i flussi di traffico e il tempismo che ci vuole per attraversare con il rosso a Roma, e puntualmente quasi ci rimette l’osso del collo.
Ponte Sisto. Vista incomparabile a cavallo del Biondo: da un lato l’Isola Tiberina, dall’altro San Pietro. Attraversamento pedonale: niente macchine, c’è tutto il tempo per appoggiarsi ai muretti, sedersi – se non si soffre di vertigini – osservare il passeggio, vedere cosa si inventa la gente per tirare su qualche spiccio: dalla lirica, ai ritmi tribali post Tavernello, dalle pannocchie d’estate a bombe e cornetti. Se la giornata è di quelle ancora “più perfette”, non c’è neanche una nuvola in cielo, non fa né caldo e né freddo e i Funkallisto hanno appena iniziato a suonare. Rimedi una Peroni fredda e sei al centro del mondo, seduto su un trono. Appena finisce questo casino, al primo sabato di sole sono là e non mi schiodo neanche se dall’altro lato del Ponte c’è Scarlett Johansson con una cassa di Gran Riserva.