Se già non sono molti i locali che arrivano a 40 anni di vita, sono pochissimi quelli che tagliano questo traguardo senza cambiare mai proprietario: uno di questi è l’Harp Pub Guinness di piazzale Leonardo Da Vinci. Angelo (Barzanò, Lecco, 1951) e Riccardo (Milano, 1988), rispettivamente seconda e terza generazione, ci raccontano il segreto della longevità di questo pub, cocktail bar, ristorante e “ricovero” per studenti, la cui filosofia è «far sentire il cliente a casa propria, tra amici».
ZERO: 10 giugno 1976 – 10 giugno 2016: Harp Pub Guinness compie 40 anni. Potete raccontarci gli inizi?
Angelo: Dopo aver gestito per 15 anni il bar interno del Politecnico, mio padre decise di spostarsi all’esterno, trasformando quella che era una trattoria toscana in un bar. Il genere american bar era un po’ in decadimento, da qui l’idea di un pub in stile irlandese, concetto abbastanza nuovo per l’epoca.
Io all’epoca avevo un locale all’Edilnord che decisi di chiudere per poter dare una mano a mio padre vista la mole di lavoro dell’epoca, diventammo così un punto di riferimento per studenti, professori e professionisti che abitavano in zona.
E come è cambiato il pub negli anni, fino a trasformarsi anche in un cocktail bar?
Angelo: Abbiamo sempre cercato di seguire le tendenze del mercato, a volte precedendole, come il brunch che ora spopola e che noi abbiamo cercato di introdurre agli inizi degli anni 80. Risultato: un disastro! Cocktail bar lo siamo sempre stati ma in maniera classica, quando ero giovane ho partecipato anche a qualche concorso eheheheheeh.
Riccardo: Ora proponiamo una carta cocktail che cambia due volte all’anno divisa tra grandi classici e nostre rivisitazioni e da due anni un signature drink di barman amici perché trovo importante indirizzare i nostri clienti anche verso altri locali che condividono la nostra stessa idea di lavoro e di ospitalità.
In 40 anni ne avete viste di generazioni del Politecnico, e non solo. Potete raccontarci com’è lavorare con gli studenti?
Angelo: Il bello di lavorare davanti all’università è che le generazioni cambiano ma l’età media non cambia mai, stare a contatto coi giovani ti mantiene giovane.
Cosa state organizzando per la festa dei 40 anni?
Riccardo:La festa sarà l’11 giugno, stiamo producendo la nostra prima birra con gli amici di La Birrofila, neo-microbirrificio di Milano, e la presenteremo in quest’occasione. Riproporremo poi una serata che i nostri clienti più affezionati ricorderanno, la pennata, ci sarà pasta in tutte le salse, è il caso di dirlo e poi.. e poi.. non posso dirvi tutto eheheh.
Com’è la linea dell’Harp Pub?
Riccardo: La linea è incentrata più sulla sostanza che sulla forma: partiamo con la classica colazione a base di cappuccini e brioches; all’ora di pranzo diventiamo un self service ma con cucina espressa (curata da mio fratello) per andare incontro alle esigenze della nostra clientela (per lo più studenti e lavoratori); all’aperitivo offriamo degli stuzzichini (l’apericena non ci è mai piaciuto). Da quest’anno siamo aperti anche nel dopocena dove oltre ai cocktail proponiamo una selezione di 25 birre in bottiglia e oltre 200 tra liquori e distillati, in buona parte whisky di cui mio padre è collezionista e appassionato.
Quali sono i prodotti ai quali non rinuncereste mai?
Bitter Campari: la storia di Milano e dell’aperitivo.
Carpano Classico: Il Vermouth!
Vodka Russian Standard: prodotto realtivamente nuovo ma di ottima qualità.
Tanqueray gin: nonostante la gradazione sia scesa rimane il miglior gin sul mercato.
Maker’s Mark: bourbon non troppo dolce e perfetto per un buon Old Fashioned.
Qual è il segreto per spillare un’ottima stout, cosa che a quanto pare in Italia non è così scontato?
Angelo: Prima di tutto rispettare la spillatura in due tempi, lasciandola riposare tra la prima e la
seconda mandata. Poi nel nostro caso aiuta l’impianto, fusti direttamente refrigerati, poco percorso nei tubi e soprattutto il fusto non deve durare più di 3 giorni, la stout è una birra abbastanza delicata e ossidata fa schifo!
Qual è il cocktail da provare?
L’Inglorius Mustard, twist sul daiquiri. A questo link la ricetta.
É un periodo parecchio favorevole per il mondo dei bar e dei barman a Milano: aprono sempre più locali, alcuni anche di qualità. Qual è il tuo punto di vista? Li frequenti? Ti piacciono?
Riccardo: Fortunatamente la scena milanese dei locali si sta evolvendo, nell’ultimo anno sono nate tantissime realtà anche in zone decentrate come la nostra, dando la possibilità a chi vuol farsi un buon drink di non attraversare necessariamente la città. Insomma, avanti così!
Quali sono i locali di Milano che frequenti?
Riccardo: Ristoranti purtroppo ne frequento pochi e forse non ne ho uno preferito, per quanto riguarda i locali in settimana come dopo lavoro il Casa Mia, l’Atmosphere American Pub, il Dverso e il Moscow Mule. Quando sono off invece mi piace andare a trovare gli amici del del Twist on Classic, del Mag e del 1930.
Tu cosa bevi di solito?
Riccardo: Dipende tutto dalla temperatura esterna, di solito Old fashioned o Gin tonic.
Angelo: un buon bourbon ogni tanto.
Bevi tutti i giorni? Cosa significa per te bere responsabilmente?
Riccardo: Prossima domanda!?!… Sì, bevo tutti i giorni, un cocktail a fine serata con il mio staff non me lo toglie nessuno. Bere responsabilmente è conoscere i propri limiti e non arrivare a superarli.
E qualora avessi esagerato, qual è il rimedio per riprendersi da una sbronza?
Riccardo: Dormire, dormire e dormire.