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Edoardo e Filippo di Car à Vin

"Il vino va fatto con scienza (testa), coscienza (cuore) ed esperienza (vendemmie)"

Scritto da Simone Muzza il 24 settembre 2014
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Dallo street food allo street wine il passo è breve, ma non affatto scontato. Infatti mentre pullulano nuovi camioncini che stanno migliorando l’offerta del cibo di strada – fino a poco tempo fa esclusiva della solita salamella – per quanto riguarda il bere non si va al di là del classico birrozzo delle solite 5 marche (qualcuno si sta attrezzando con le artigianali in bottiglia) o bicchiere di “vino” da discount. Ebbene, da questo week end a Milano c’è Car à Vin, enoteca mobile di qualità, che esordirà a Streeat, il festival del cibo di strada in scena al Carroponte. Abbiamo fatto due chiacchiere con Edoardo e Filippo, menti e braccia del progetto.

Chi siete? Presentatevi

Filippo Torsello, nato a Milano il 16 gennaio 1980, avvocato pentito.
Edoardo Piva, nato a Milano il 12 luglio 1980, ho lavorato nella finanza e nel campo immobiliare.

Come nasce l’idea di un’enoteca su strada? Ci sono realtà come la vostra in Italia/Europa/mondo?

Nasce innanzitutto dalla voglia di rimettersi insieme dopo tanto tempo per creare e costruire qualcosa con le nostre mani. Questa voglia, unita alla passione per il cibo e il vino (Filippo è sommelier ma ama soprattutto bere e mangiare bene) e alla curiosità per il movimento di street food che sta prendendo piede anche in Italia, ha fatto nascere Car à vin. Sul panorama dello street food italiano c’erano tante iniziative legate al cibo più o meno gourmet e qualche isolata iniziativa di marketing di produttori vinicoli ma nulla che si avvicinasse alla nostra idea. All’estero invece, qualche iniziativa simile c’è.

È stato difficile ottenere le autorizzazioni?

Inizialmente era tale la giungla normativa che quasi pensavamo di gettare la spugna. Ci è stato consigliato di mollare il colpo perché erano troppi i limiti normativi e avremmo rischiato di farci sequestrare il frutto di tutto il nostro lavoro alla prima uscita per una norma risalente al ventennio fascista che vieta agli ambulanti di somministrare alcolici. Il nostro Paese rimane il più bello al mondo ma dovrebbe rimettersi in moto, prestare ascolto alla voglia di imprenditoria dei suoi giovani e rivedere alcune norme che legate ai tempi che furono. Noi comunque abbiamo tirato dritto! E abbiamo trovato una funzionaria del comune di Sesto San Giovanni che ci ha guardato in faccia, si è fatta una risata e ci ha detto: “Iniziate a ordinare i vostri vini e abbiate fiducia, riuscirete ad andare su strada prima del vostro primo evento.” Nel complesso però abbiamo trovato funzionari disponibili ed in un certo senso entusiasti che ci hanno dato una mano.

Potete servire i vini nei bicchieri di vetro? Potete vendere le bottiglie?

Purtroppo il vetro è un grosso limite e un grosso rammarico per noi non poterlo usare. I regolamenti di pubblica sicurezza ci impongono di utilizzare bicchieri di plastica. Cercheremo di trovare una soluzione,
almeno per alcuni eventi. Guardando il lato positivo però, questa è un’iniziativa di strada per cui possiamo anche superare certe formalità! Quanto alle bottiglie al momento non vediamo grossi problemi.

Quanto costa un calice mediamente?

Come dicevamo la nostra è un’iniziativa di strada, facile, informale e che deve portare la gente ad avvicinarsi al vino in maniera altrettanto facile. Per questo abbiamo deciso che i prezzi saranno molto “street”: da 3 a 6 Euro. Come nella maggior parte delle città italiane esclusa Milano.

Servite anche qualcosa da mangiare?

Certo, del resto non potremmo pensare a un buon bicchiere di vino senza accompagnarlo a qualcosa da mangiare anche se essenziale. Si tratterà di aperitivi semplici ma di qualità: formaggio, taralli, olive, grissini. Tutti di produttori ricercati come il Grissinificio Edelweiss di Milano e due produttori di Barletta per taralli e olive.

Dove, quando e come vi si può trovare a Milano dopo Streeat?

Stiamo pianificando le nostre uscite anche in considerazione delle ordinanze Comunali che definiscono orari e zone dove è possibile svolgere attività di somministrazione itinerante.

Che vini vendete?

Cercheremo di unire cantine maggiormente blasonate a etichette pressoché sconosciute, inserendo vitigni autoctoni e cercando di fare a nostro modo un po’ di cultura, il tutto rappresentando, per quanto possibile,
il maggior numero di regioni italiane. La nostra prima carta dei vini presenterà otto etichette tra cui Baglio di Pianetto, Tenuta San Leonardo, Corte Fusia, Cirelli, Marchesi Spinola, Fiol, Dominio di Bagnoli e Qu.Ale, il vino democratico: un progetto molto interessante della giovane viticoltrice Alessandra Quarta.

Come scegliete i vini?

Vista la nostra età ed il tipo di iniziativa abbiamo scelto di adottare una linea che premi i produttori under 35. Stiamo selezionando produttori che abbiano scelto di dedicarsi alla viticoltura o abbiano avuto la fortuna e il coraggio di continuare quanto iniziato dalle loro famiglie in un’economia dominata dai lavori d’ufficio, di consulenza e finanza.

Avete un ricordo d’infanzia o altro legato al vino?

FT: Certo! Da sempre la famiglia di mia madre produce vino e io passavo le mie giornate estive in cantina servendo vino sfuso alla gente di zona che veniva a comprare.
EP: Personalmente ho lasciato il cuore tra le vigne a strapiombo sul mare delle Cinque Terre dove qualche anno fa avevo recuperato dei terreni.

Il nome di un produttore di vino al quale sei particolarmente legato e perché?

FT: Il Dominio di Bagnoli perché è il vino di famiglia e Tenuta San Leonardo perché proprio in questi giorni mi sta insegnando tantissime cose sul vino.
EP: Elio Altare, che dopo aver avuto ragione delle proprie idee e grande successo a La Morra, in terra di Barolo, ha scommesso sulle Cinque Terre recuperando delle vigne confinanti con i miei terreni.

Cosa ne pensate dei vini naturali/biologi/biodinamici?

Non siamo “sostenitori a tutti i costi” dei vini naturali. Come dice sempre un caro amico con più bottiglie di noi sulla…. pancia: il vino va fatto con scienza (testa), coscienza (cuore) ed esperienza (vendemmie) e questo non necessariamente coincide con la scelta dei vini naturali. Rispettiamo comunque molto gli sforzi di chi li produce (come il nostro Francesco Cirelli), soprattutto se il vino prodotto è un vino piacevole, di quelli che ne berresti una bottiglia da solo.

Siete favorevole a una normativa che costringa i vignaioli a scrivere tutto quello che c’è nelle
bottiglie?

No.

Quali sono le fiere/sagre/appuntamenti del vino che frequentate?

Vinitaly, il festival della Franciacorta, Merano e comunque ci piace viaggiare per scoprire zone vinicole e produttori che altrimenti sulla piazza milanese difficilmente si vedrebbero.

Quali sono i vostri “food truck” preferiti a Milano? E in Italia?

LuBar, Pizza e Mortazza, Monaka, Fuori di Mente.