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BRUSCOLINI: Barone

Un po’ figli di Brusco, un po’ figli di una zucca: in giro per la capitale con la nuova scena rap romana

Scritto da Spioncino il 18 novembre 2025
Aggiornato il 20 novembre 2025

Ciao a te che leggi, io sono Spioncino e questa è la primissima puntata di BRUSCOLINI, la rubrica di Zero dedicata a Roma e alla nuova scena rap romana. Ogni tanto ci sarà spazio per qualche licenza poetica, quindi non aspettarti solo barre e incastri, ma anche vocalizzi e qualche locura. Il primo protagonista di BRUSCOLINI è Barone, che dallo scorso giugno è fuori ovunque con l’ep “Paura e Luci” e al momento sta lavorando a quello che lui stesso ha definito “il progetto più grosso che ho realizzato”, strettamente legato a Roma.

Ci racconta la sua Roma, quella che vive tutti i giorni e quella che lo ha portato a fare musica oggi.

Hot Track: Penne Capitali

Perché vivi a Roma?

Sono nato a Roma, il 26 Aprile 2007. Ora sto al quinto anno di un Liceo Classico, l’anno prossimo mi iscriverò alla Sapienza. Non mi è proprio passata per la mente l’idea di spostarmi.

In quale quartiere vivi?

Abito vicino Piazza Bologna.

Cosa ti piace del tuo quartiere?

Amo del mio quartiere gli spazi che ci hanno visto crescere, i suoi punti di ritrovo.

Se potessi vivere in qualsiasi altro posto di Roma dove vivresti?

Probabilmente abiterei in zona Testaccio/Aventino. Ha un fascino che mi riesco a spiegare solo grazie alla romanità che conserva nelle persone e nel loro senso d’appartenenza. Poi ho un legame affettivo con il Tevere, mi piacerebbe potermi pensare di vederlo scorrere dalla finestra.

Quali sono i posti dove ti piace bere e mangiare?

In genere le mangiate e le bevute me le vivo a San Lorenzo. Amo mangiare in posti casarecci, dove ti trattano bene. Consiglio la trattoria Guerra a via Sant’Ippolito.

Qual è il tuo parco preferito?

Sarò scontato. Villa Torlonia perché ha significato la mia infanzia, Villa Borghese perché significa la mia adolescenza, la mia vita da liceale.

Quali sono i luoghi dove ami passare il tempo?

Amo passare il tempo con le persone a cui voglio bene, e ci piazziamo un po’ dappertutto. Dalle scalette solitarie di quartiere, alle piazze più popolate. Ultimamente stanno aumentando i momenti che concedo a me stesso senza bisogno di uscire e di incontrare altri, spero sia sintomo di una certa crescita.

Dove ascolti musica dal vivo?

Ascolto musica dal vivo prevalentemente negli stessi posti in cui vado a suonare. Intifada, Brancaleone, Ateneo. Amo vedere le battle di freestyle – anche se non si può definire proprio musica – specie se di alto livello, come il Fight Club a Roma. Chiaramente alle date romane dei miei rapper preferiti o a eventi come l’ultimo della Red Bull sono sempre presente.

Roma di giorno o Roma di notte?

Roma di notte. Sempre.

Roma ad agosto?

A dire la verità ho visto pochissime volte Roma d’agosto. Avendo origini calabresi sia da parte di madre che di padre, l’estate la passo quasi tutta giù, però l’idea di avere Roma tutta per te, lontana dalla frenesia degli altri mesi mi affascina.

Qual è la cosa che proprio non sopporti di Roma?

Non sopporto di Roma l’indolenza dei romani, l’(in)attitudine al cambiamento, la lentezza nel prendere decisioni, i chiacchiericci di piazza. Disprezzo la lazialità, quasi quanto il romanismo becero, ottuso. Mi piacerebbe vedere una città più al passo con i tempi, ma ho realizzato che noi romani dovremo sempre fare un po’ i conti con “l’eternità” che ci portiamo appresso, col peso del nostro passato, è un aspetto che non può essere ignorato.

Vivere a Roma influenza il tuo modo di fare musica?

Tantissimo. Facendo un bilancio, ho visto che scrivo la parola “Roma” quasi nel 90% dei miei testi. Questa città è madre di una tradizione immensa di poeti, stornellatori, saltimbanco, cantautori. In un’intervista, Mezzosangue dice che “Roma ha una certa tendenza a rimanere”, a lasciare un segno, forse per la stessa dimensione di “eternità” di cui parlavo prima. Per il tipo di arte che faccio, questo è un aspetto fondamentale. La forza sta nel rappresentare, e a Roma riesce così semplice.

C’è qualcosa che Roma non offre a chi lavora nella musica?

Certo, non offre le stesse possibilità lavorative o conoscenze di chi vive a Milano, ma non è certo un punto sperduto nel mondo. Per quanto mi riguarda, non è valida la scusante che chi rimane a Roma non può fare strada.

Chi è il rapper romano che ti ha influenzato di più?

Su tutti Nayt, ma mi hanno segnato anche altri. Gemitaiz, Mezzosangue, Rancore, Thasup, Leon Faun, Ozymandias.

Ci consigli uno o più rapper di Roma che dovremmo seguire?

Ne potrei consigliare migliaia. Ti faccio un po’ di nomi di artisti con cui lavoro. Mata, Athi, Godblessed e Sko sono talentuosissimi, Screzio si sta lanciando ora e farà tantissima strada, Huncho J è già formato e ha alcuni brani che possono tranquillamente stare al top delle classifiche. Di romani adottati apprezzo tantissimo Goblin, from Abruzzo, che fa roba futuristica, e Gallas, pugliese, che rappa come si deve.

Vuoi dire qualcosa che ancora non hai detto?

Vorrei ringraziare la redazione di Zero e invitare chi ha letto l’articolo a seguirmi sui canali social e a sentire la mia musica dove più preferisce. Si tratta di cose genuine, di emozioni pure, la più diretta espressione di un ragazzo romano di 18 anni che si sta facendo spazio da solo nel mondo dei grandi.