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Fabio Colicchi

Il prossimo 9 e 10 giugno appuntamento con Nevalon, festival tra gli ultimi arrivati in Italia, ma già con le idee ben chiare: unire musica (di qualità) e territorio (di ancora più qualità). Un viaggio da Roma a Montalcino in compagnia di Fabio Colicchi, direttore artistico del festival.

Scritto da Nicola Gerundino il 29 maggio 2018
Aggiornato il 4 luglio 2018

Luogo di residenza

Roma

Attività

Direttore artistico, Promoter

Un festival in Toscana, ma con cuore e testa che vengono da Roma. Parliamo di Nevalon, che il prossimo 9 e 10 giugno spegnerà tre candeline. Location mozzafiato – la Fortezza e il Chiostro di Montalcino – musica elettronica tra mostri sacri e nomi nuovi, la possibilità di godere delle bellezze paesaggistiche ed enogastronomiche della Val d’Orcia. Un’ennesima conferma che c’è una via italiana al festival musicale ed è quella giusta da percorre. Ne abbiamo parlato con Fabio Colicchi, direttore artistico del festival, che dopo tanti e sudati anni di clubbing capitolino ha deciso di gettare il cuore oltre i confini regionali.
nevalon logo

 

ZERO: Iniziamo parlando di un viaggio che collega i due luoghi attorno a cui ruoterà questa intervista. Da Roma a Montalcino: come ci sei finito in Toscana e come ti sei imbattuto in questo paese?
Fabio Colicchi: Ho sempre amato la Toscana e, sopratutto, la Val d’Orcia. Non c’è un motivo specifico, è semplicemente stato amore a prima vista.

Quando hai pensato che Montalcino e la sua Fortezza potessero essere un buon posto per un festival?
Ho sempre pensato che far conoscere posti incredibili attraverso la musica, quindi attraverso eventi musicali, fosse un elemento stimolante e interessante per il mio percorso professionale. Montalcino e la Toscana sono dei luoghi con una storia e un identità impareggiabili. Posti del genere sono un fiore all’occhiello per il nostro Paese, ed è anche qui che, secondo me, ancora dimora il vero spirito italiano. Godere della musica contemporanea in posti pieni di storia come una fortezza medievale o un chiostro rinascimentale è un’esperienza irripetibile, che poche nazioni al Mondo possono offrire.

Quando hai iniziato a dire che ti sarebbe piaciuto organizzare un festival qui ti hanno incoraggiato o ti hanno dato del matto?
Il mio amico e socio Alessandro Franconetti aveva già organizzato un festival a Montalcino qualche anno fa. Siamo partiti da quella esperienza passata, tentando di imparare dai vecchi errori e proponendo dei nuovi modelli di linguaggio. Con grande sorpresa da parte mia, abbiamo subito ricevuto grande supporto dalle istituzioni e dagli abitanti del borgo, che alla terza edizione ormai lo sento giustamente come il loro Festival.

Montalcino e la sua Fortezza.
Montalcino e la sua Fortezza.

Com’è andata la prima edizione, che ricordi hai?
Mi piace pensare alla prima edizione come un episodio zero. Avevamo bisogno di “prendere le misure”. Capire come far suonare al meglio la fortezza e risolvere i vari problemi di logistica. È stato un evento gratuito, grazie al prezioso contributo della Red Bull Music Academy, ed è stato qualcosa di unico e irripetibile. Abbiamo bookato il live dei The Orb, che sono tra gli artisti che mi hanno formato e che mi ha fatto innamorare della musica elettronica. Prima di loro, lo show di Klara Lewis. Assistere ascoltare una band così importante in un contesto del genere è stato cosi emozionante che ho subito capito di essere sulla strada giusta. Non dimenticherò mai la faccia di Alex e Thomas (i due The Orb, nda) quando sono entrati nella Fortezza.

Parliamo invece dell’edizione di quest’anno e raccontiamo un po’ gli ospiti.
Sono molto soddisfatto degli ospiti di questa edizione. Abbiamo Ben Klock e Juan Atkins, headliner rispettivamente del sabato e della domenica in Fortezza. Artisti che non necessitano di nessuna introduzione. Felice anche per il live “ambient” del maestro Moritz von Oswald nel Chiostro, preceduto dal nuovo progetto di Neel con Filippo Scorcucchi. The Mystic Jungle Tribe porteranno un po’ di funk, sempre nel Chiostro: sono un loro fan! Massimo Amato e Rawmance sono delle sicurezze. Massimo è si esibito a Nevalon anche nella scorsa edizione: troppa poesia per non riconfermarlo! Facendo aprire a Rawmance la Fortezza di domenica sono sicuro di non fare brutta figura con il padre della techno Juan Atkins.

Curi tu la direzione artistica?
La curo io, consultandomi continuamente con Alessandro.

Nevalon con i motori accesi.
Nevalon con i motori accesi.

Come reagiscono gli artisti ospiti, specialmente quelli che vengono dall’estero, quando vedono il festival e la location?
Tutti gli artisti rimangono a bocca aperta difronte la bellezza del borgo Medievale di Montalcino e delle campagne circostanti. Nessuno escluso. Alex Patterson dei The Orb mi ha confessato che è stato il floor piu bello dove si è esibito in vita sua.

Ci racconti qualche aneddoto divertente che è capitato a te o agli aristi durante queste prime edizioni di Nevalon?
È stato tutto un aneddoto divertente, dall’inizio alla fine!

A proposito, il nome Nevalon da dove viene?
Il borgo medievale, la fortezza, le campagne mi hanno fatto sempre pensare alla saga di Re Artù. Penso che mi sia venuto in mente partendo da lì.

Una delle novità di quest’anno sarà un pop up hotel, ce ne puoi parlare?
I ragazzi di Pop Up Hotel sono bravissimi nel proporre sistemazioni del genere. Avere la possibilità di alloggiare in una wine house a Montalcino si sposa perfettamente con il tipo di esperienza che vogliamo offrire.

Il Pop Up Hotel.
Il Pop Up Hotel.

Del pubblico, invece, cosa ci racconti? Viene per la maggior parte da fuori o c’è n’è anche una fetta di Montalcino e dintorni?
Metà e metà. C’è gente che viene da ogni parte d’Italia e di Europa, ma anche una da Montalcino stessa e da luoghi vicini.

Cosa ti piace di più di questo festival?
L’idea di godere della musica elettronica in un contesto come quello che offrono Montalcino e la Val d’Orcia.

Immagina di fare un appello: venite al Nevalon perché…
Musica, arte, cibo e vino sono ai massimi livelli!

Tornando alla domanda iniziale e ai due luoghi cardine, sapendo che hai lavorato e lavori tanto nel clubbing e nella musica a Roma, la prima e spontanea domanda è: perché non a Roma?
Semplicemente ero alla ricerca di qualcosa fuori dal contesto romano, dopo tanti anni mi interessava lavorare su qualcosa di nuovo e fresco.

È più facile organizzare un festival musicale in un piccolo paese della Toscana, che ha una storia, un’economia e un’immagine completamente legate all’enogastronomia, che non in una città?
L’unica verità è che non è facile niente qui in Italia!

La differenza maggiore con cui ti sei dovuto confrontare tra l’organizzare un festival e una singola serata?
La mole di lavoro che richiede un festival è cento volte maggiore di quella che richiede un singolo party, anche se la passione è la stessa.

Il Chiostro del Nevalon.
Il Chiostro del Nevalon.

Di Roma che ne pensi? Qual è secondo te lo stato di salute del clubbing in città?
Stiamo toccando i minimi storici: i club sono vuoti, come in molte altre città d’Europa del resto. Ma tutto è ciclico, torneranno tempi migliori.

Cosa le manca e cosa ha in più rispetto ad altre città, sempre rispetto al clubbing?
Non le manca nulla: ogni città è un microcosmo a sé. Non ho mai amato fare paragoni.

Tra le tante serate che hai organizzato quest’anno con Anarchy ce n’è una che ti è piaciuta e ti ha particolarmente sorpreso?
Il party di presentazione per il nuovo disco dei Nu Guinea è stato qualcosa di speciale.

C’è qualche artista che vorresti tanto far suonare, tra Roma e il Nevalon, ma ancora non hai avuto l’occasione?
Ce ne sono decine, ma piano piano mi tolgierò tutti gli sfizi!

Tra le centinaia di artisti che hai ascoltato e visto, chi sono quelli che ti entusiasmano di piu? Quelli che chiameresti a suonare, se non una volta a settimana, almeno una al mese?
Ce ne sono tanti, per ogni genere musicale. Nicolas Lutz, Helena Hauff, Moritz von Oswald e Nu Guinea sono solo i primi che mi vengono in mente…

Jeff Mills, Nevalon 2017.
Jeff Mills, Nevalon 2017.

Del Magick Bar, invece, cosa dici, lo rivedremo anche quest’anno a Roma?
Senza Magick Bar non sarebbe estate a Roma, giusto?! Il Magick rappresenta tanto per me e per tutto il mio gruppo. Amore incondizionato.

Continuerà anche l’esperienza ibizenca del Magick? Che tipo di esperienza è stata?
No, l’esperienza ibizenca non continuerà. È stata interessante dal punto di vista professionale e mi ha fatto crescere molto. Ma Ibiza è un posto con le sue regole e dinamiche, a cui non imi sento di appartenere al 100%. Felice di averlo fatto sicuramente: è una bella storia in più da raccontare.

Visto che siamo andati fuori dai confini italiani ti faccio un paio di domande sull’India, dove vai spesso. C’è una scena clubbing lì o anche dei festival di elettronica? Sei mai stato in qualcuna di queste situazioni?
Sono stato solo ai party trance: la scena predominante è questa, anche se nelle maggiori città stanno accadendo molte cose interessanti. Sono un fan della scena psy e del suo pubblico, anche se quella musica non è nelle mie corde. In quei dancefloor si può incontrare gente di ogni nazione ed età. Non esistono distinzioni, privé, backstage, etc. Tutti sono lì per lo stesso scopo. C’è ancora della purezza. Non so per quanto ancora durerà…

Ti piacerebbe organizzare un festival lì?
Per ora sto bene cosi!

Allo stesso modo, ci sono artisti dall’India che porteresti qui in Italia a suonare?
La musica tradizionale indiana mi appassiona molto, potrei ascoltare raga per ore e ore. Un amico mi ha fatto conoscere il lavoro di Sanjay Kansa Banik e sono rimasto molto colpito, ma lui al momento vive già a Roma!

Ritorniamo e chiudiamo con il Nevalon. Quale tra gli artisti di questa edizione sei più curioso di sentire?
Tutti quanti, nessuno escluso.

Al termine di questa edizione sarai contento se?
Avrò passato uno splendido week end con i miei amici!
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