Se vuoi conoscere Bologna, devi fare quattro chiacchiere con Giorgia. In città te la ritrovi un po’ ovunque, sia per il tipo di lavoro che fa – è una giornalista – sia perché soffre di FOMO (fear of missing out), il che le consente di guardare, osservare e poi, giustamente, giudicare. Le piace il mondo dello spettacolo – ha conosciuto in giovane età Pippo Baudo – ed è una delle poche persone che a Bologna ne capiscono qualcosa di moda (motivo per cui cura la rubrica “Boutique” sul sito bolognese de “La Repubblica”). Dopo aver accumulato anni di esperienza felsinea – è di Senigallia – ha deciso di scrivere una guida della città con la sua collega Francesca Blesio: si chiama Grand Tour Bologna ed è uscita in questi giorni per Pendragon. Con l’occasione le abbiamo fatto qualche domanda.
Chi sei, che cosa fai e perché sei qui?
Oh ma che vuoi, mi hai cercato tu! Forse siamo nello stesso posto perché siamo due prezzemolini.
Hai studiato a Bologna, giusto? Che posti frequentavi ai tempi dell’università?
Sono arrivata qua nel 1995, iscritta a Lettere classiche. A settembre saranno 20 anni e in quella data avrò passato più tempo qua che a Senigallia, la mia città natale. Il primo posto che ho visto è stato il Cluricaune, l’irish pub di via Zamboni che inaugurò proprio nei giorni in cui arrivai. All’inizio abitavo fuori, quindi uscivo poco. Poi la primavera mi ha folgorata e ho passato tanto tempo seduta sugli scalini di piazza Maggiore e il giovedì sera a bere caipiroske al caffè del Museo. Ho cominciato subito a frequentare il Bar Maurizio, in via Guerrazzi, perché era il posto più accogliente vicino la sala studio in cui preparavo gli esami.
E che posti frequenti oggi?
Sono diventata una statuina del bar Maurizio (foto sotto), lì ricevo anche la posta. Per me è più che un locale, è casa. È famiglia. Poi tra i posti che frequento con più naturalezza ci sono il Bebi Bar, in vicolo Ranocchi, e ovviamente l’Osteria del Sole. Sto bene a Camera a Sud magari per pranzo (in questo caso mi trovo molto bene all’Osteria Cappello Rosso) e a cena a Via con Me, per una chiacchiera rilassata. Qui mi piace stare al bancone, sorseggiando una birra rossa. Questi, insomma, sono posti in cui posso andare tranquillamente da sola senza sentirmi sola. Mi piacciono tantissimo i ravioli cinesi di Maichan e in generale in via Belvedere si sta benissimo dappertutto, dal Fun Cool Oh in avanti.
A Bologna è più facile sentirsi vecchi o giovani?
Bologna ti permette di rimanere studente per sempre. Con la differenza che magari c’è qualche soldino di più in saccoccia e si è più consapevoli dei propri gusti, quindi è facile fare ciò che piace anche senza per forza spendere un patrimonio. In fondo è un bel lusso!
Dove vai a fare shopping?
Dove andavo vuoi dire? Da quando ho una nipote adorata, entro nei negozi e invece di cercare per me faccio shopping per lei!
Ad ogni modo: una via della moda che non viene riconosciuta come tale è via San Vitale. C’è un paio di negozi come Blu che fa un’ottima selezione per uomo, ma anche per donna da qualche tempo. Poi camminando verso la porta, per i bimbi, Les Libellules, Daniele Ancarani per le scarpe, Mr Gal per la donna e vicino l’outlet con qualche bella occasione sia per l’uomo che per la donna. Verso piazza Aldrovandi, dove tra l’altro c’è la boutique Black Stone che ha anche Moschino, inizia quello che chiamo il “distretto del vintage”: Friperie e i Fratelli Broche su San Vitale e poi La Leonarda e Zenobia Land su via San Leonardo. Qui, ravanando tra i capi del passato, si possono trovare abiti o accessori che si possono benissimo mixare con pezzi di Zara o H&M o grandi firme. Quando ho bisogno di vestirmi per un’occasione importante, imperdibile la gita da Sotto Sotto a Casalecchio. Salgo sul 20 e quando arrivo lì dopo una ventina di minuti dal centro mi diverto a cercare, ascoltando la radio in sottofondo. Di solito non esco senza almeno un paio di scarpe.
Chi è la persona più stilosa di Bologna?
Ah, su questa domanda non ho dubbi! La mia amica Cecilia Matteucci una delle donne più spiritose, eleganti e affascinanti d’Italia.
Cosa odi di questa città?
Un tempo soffrivo l’assenza della luce. Adesso, la luce, me la vado a cercare, di solito in piazza Santo Stefano, che per me è un po’ come il mare qua: c’è una bella fetta di cielo e muretti dove sostare per un po’ di relax.
Chi è il suo personaggio più sottovalutato?
Non ce n’è uno, ce ne sono tanti: ragazzi più o meno della mia età – posto che non so fino a quando potremo considerarci ragazzi – che meriterebbero di più in tanti settori. Persone libere che avrebbero tanto da dare alla città e che sarebbero disposte a dialogare con chi li circonda, senza pregiudizi.
So che sei una tipa da bar: una storia nata in un bar che non dimenticherai mai?
Impossibile concentrare in una sola storia vent’anni di militanza. Che poi io ho frequentazioni diurne: il momento preferito è la mattina quando faccio la rassegna stampa e bevo caffè. In fondo ciò che non dimenticherò mai è l’affetto dei miei amici nel momento in cui ho avuto bisogno, molto spesso neanche i familiari sono così solleciti.
Il miglior barman?
Allora, qui dobbiamo distinguere. Il miglior barista, quello che meglio fa il suo mestiere, è Maurizio dell’omonimo bar. Se con barman alludi a chi ti prepara dei buoni cocktail, io bevendo poco, non saprei indicarti un nome. Per affetto ti direi Vincenzo del Bebi Bar perché tiene l’amaro San Simone e quando ho voglia di qualcosa da bere, mi serve un qualche miscuglio che di solito mi piace sempre.
Ce l’hai un cane? E anche se non ce l’hai, dove lo porteresti a fare pipì e perché proprio lì?
Sono talmente pigra che non riesco neanche a pensarci all’idea di avere un cane da portare a fare la pipì.
Perché dovremmo comprare la tua guida?
La guida è un bel lavoro fatto a quattro mani con l’amica e collega Francesca Blesio. Dovreste comprarla perché è fatta con il cuore e con onestà. Più che una guida è un racconto di posti che per un motivo o l’altro ci fanno star bene. E, come fanno star bene noi, pensiamo che chi visiti la città o, perché no, i bolognesi stessi possano stare altrettanto bene.
Perché non hai segnalato Zero fra i siti indispensabili?
Perché c’è una sezione di siti indispensabili?
Quando diventerai ricca che cosa farai per la città?
Recentemente ho ascoltato Marino Golinelli alla presentazione del suo Opificio, tra l’altro eravamo insieme io e te. Lui ha detto che è giusto restituire alla città quando si è ricevuto molto. È stato un discorso che mi ha molto emozionata e che qui si sente spesso, tra l’altro. Mi vengono in mente per esempio Isabella Seragnoli e la sua attività filantropica. Qui appunto c’è la cultura della filantropia, non così scontata altrove. Se diventassi ricca non so in quale settore mi specializzerei, forse lancerei un’associazione di fatine che aiutano le persone a smazzarsi alcune fatiche del quotidiano, ostacoli che possono essere economici o semplicemente psicologici. Fatine anonime che con la bacchetta magica riescono a dare delle iniezioni di fiducia. Perché molte volte potrebbe servire solo un po’ di motivazione per andare avanti.
Saluta qualcuno.
Mia madre, che mi guarda e mi manda da lassù tante cose belle.