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Giovanna Simionato di La osteria chef in viaggio

"Non posso nascondere che le difficoltà ci sono state all'inizio, soprattutto quelle legate alla burocrazia e a un paese (l'Italia) nel quale le idee nuove raramente vengono capite"

Scritto da Martina Di Iorio il 31 agosto 2015
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Territorialità, Veneto e un furgoncino scintillante sono le carte vincenti di Giovanna Simionato de “La osteria chef in viaggio”. Lei e suo marito hanno questa sfida: far conoscere la loro regione e i suoi prodotti in giro per l’Italia. E sembra ci stiano riuscendo. Qui ci spiega meglio come è nato tutto.

Quando hai iniziato a cucinare?

Fin da quando ero piccola ho sempre avuto a che fare con la cucina, in quanto i miei genitori avevano un ristorante e Renato (socio e marito, ndr) a 14 anni iniziò la scuola alberghiera. Per noi cucinare è unire insieme passione, anima e piacere nello sviluppare qualcosa di creativo.

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Cosa facevi prima di iniziare il tuo food truck?

Avevo e ho tuttora dei ristoranti. Sono dunque sempre stata in questo ambito. È il mio mondo.

Come è nata l’idea di attrezzarne uno? Qual è stato l’investimento iniziale e le difficoltà che avete incontrato a livello operativo?

L’idea nasce dal volersi sentire più liberi e meno vincolati da strutture impegnative e costose. A livello economico il nostro food truck in particolare ha dovuto sostenere una spesa importante perché abbiamo voluto puntare molto sull’estetica. Ci muoviamo perciò su un furgone all’occhio ammiccante, ma che allo stesso tempo offre al pubblico piatti buoni e, perché no?, anche belli.
Non posso nascondere che le difficoltà ci sono state all’inizio, soprattutto quelle legate alla burocrazia e a un paese (l’Italia) nel quale le idee nuove raramente vengono capite.

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Da cosa è nato il vostro menu, qual è l’importanza del territorio nella scelta di ciò che proponete?

Noi portiamo il nostro territorio, il Veneto e la nostra cultura gastronomica in giro per l’Italia, affinché possa essere conosciuta ed apprezzata dal più grande numero possibile di persone. Come per esempio il musetto, il tipico insaccato del nord est sconosciuto a molti.

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Dove fate la spesa? E qual è il nome del produttore di cui non puoi fare a meno?

Utilizziamo solo prodotti locali perché come ho detto è la nostra filosofia. Non saprei da dove iniziare per dirti qualche nome di produttore: sono molti anche perché i nostri ingredienti variano per stagionalità, reperibilità e qualità.

Qual è il piatto assolutamente da provare da te?

Le mozzarelle di bufala in carrozza con sarde o prosciutto.

Cosa ti incuriosisce e mangeresti, oltre alle tue proposte, allo Streeat Food Truck Festival?

Assolutamente tutto!

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Facendo il giro del mondo, quale cibo di strada non ti faresti sfuggire?

Adoro il cibo orientale in generale: Cina, Thailandia, Giappone e India.

Quali consigli daresti a chi vuole iniziare questa attività? Si guadagna con un food truck?

Di esser consapevoli che viviamo in un paese complicato e si guadagna in base all’impegno e all’esperienza che ci si mette.

Pensi che questa realtà, abbastanza giovane in Italia rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti, qui possa diventare un fenomeno radicato o solo passeggero?

Probabilmente come tutte le mode passerà, ma rimarrà sicuramente un’idea che potrà aiutare sia chiunque che voglia far impresa in maniera differente, sia la divulgazione di cibo di qualità alla portata di tutti.