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Luca Crescenzi

In occasione del suo evento della Fashion Week che unisce moda, food e location uniche abbiamo scambiato due chiacchiere con Luca Crescenzi personaggio della notte meneghina, organizzatore di eventi per brand e fashion party e art director da sempre.

Scritto da Emanuele Zagor Treppiedi il 8 settembre 2015
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Luca l’ho incontrato qualche volta al Pervert, poi mi ha fatto risparmiare un sacco di ore fuori dal Plastic e bastavano uno sguardo e un saluto ché saltavo la coda ed ero dentro. Adesso Luca Crescenzi ha una sua serata al Rocket, un’agenzia di comunicazione ed eventi (Crescenzi & Co.) e lavora con diversi brand e con il mondo della moda. Per la Fashion Week ha organizzato un insolito evento tra moda e food nel distretto 5 Vie, motivo per cui ci siamo fatti raccontare un po’ il suo lavoro, quel party organizzato per Vivienne Westwood, quella notte con Boy George, i suoi posti preferiti a Milano e le sue passioni.

Chi sei? Che cosa fai? Perché sei qui?
Sono Luca Crescenzi, sono qui, molto volentieri, perché me lo avete chiesto voi e ho difficoltà in poche parole a descrivere cosa faccia! In senso lato aiuto i brand a comunicare meglio i loro prodotti e lo faccio soprattutto intrattenendo le persone.

È divertente occuparsi di eventi per i brand?
Di sicuro è una parte divertente del mio lavoro, ma l’aspetto che spesso non viene considerato, da chi osserva dall’esterno, è che, pur trattandosi di eventi molto glamour o mondani, per noi che ci lavoriamo è un’attività complessa, che si porta dietro anche un carico di stress notevole.

Come funziona il tuo lavoro? Su cosa stai lavorando?
Il mio lavoro, soprattutto adesso che ho un’agenzia strutturata alle spalle (Crescenzi & Co.), è fatto di dedizione e cura dei particolari e della collaborazione con persone di fiducia, che per me sono il valore aggiunto di qualsiasi attività.
Relativamente a settembre, sarà come ogni anno un mese intensissimo! L’11 ha inaugurato la mia serata Alphabet, il 23 parte la Fashion Week e quindi sarà la corsa di sempre (anche perché spesso i clienti ti chiamano all’ultimo, per usare un eufemismo). E poi altre attività ed eventi collaterali, alcuni legati a Expo.

Ci racconti la tua giornata?
Inizia presto e finisce tardi. Per non parlare di quando bisogna seguire eventi serali e quindi la giornata di lavoro può anche essere di 18 ore consecutive. Ma a me piace tantissimo che sia così.

Cosa ti ha spinto a organizzare eventi? Ci racconti come hai iniziato?
Ho sempre organizzato serate parallelamente alla mia attività di art director (ho iniziato nel 1994 con la serata Pervert a Milano). Prima era solo un hobby e un divertimento, poi è diventato un lavoro vero e proprio. E circa sei anni fa alcuni brand hanno iniziato a chiamarmi per avere un supporto nelle pubbliche relazioni di vari eventi. Da allora l’attività è continuata e si è sempre più strutturata.

Luca Crescenzi ai tempi del Pervert
Luca Crescenzi ai tempi del Pervert
 
Il tuo nome è spesso e volentieri legato a eventi di moda; com’è lavorare nel fashion?
Lavorare con brand di moda è sicuramente stimolante, soprattutto quando puoi intervenire anche sul contenuto di un evento e non solo focalizzarti sulle pubbliche relazioni, come ad esempio aiutare nella scelta del dj-set o dell’ospite, del “mood” del party o dell’organizzazione tout-court. Però bisogna essere preparati a darsi da fare con tempi strettissimi e spesso in un clima un po’ schizofrenico. Ma non sempre.

Ci racconti tutte le fasi dell’ideazione di un fashion party?
Vieni convocato, ti spiegano quali sono le esigenze e si parte. A seconda della complessità dell’evento e delle esigenze del cliente, elaboriamo un planning dettagliato in cui definiamo target di riferimento, concept, contenuto creativo, materiale e canali di comunicazione, timing e distribuzione delle mansioni. Formulato il planning inizia la messa in atto.

Ti è mai capitato di mollare un lavoro che avevi già iniziato per incompatibilità con il committente?
No, mai. Valuto sempre prima la compatibilità con il cliente. E poi anche nel caso in cui facessi un errore di valutazione, il mio senso del dovere mi impedirebbe di mollare qualcuno e metterlo in difficoltà.

Qual è l’evento di cui vai più orgoglioso?
Un party che mi è rimasto nel cuore è quello organizzato a giugno del 2014 per Vivienne Westwood, stilista per la quale ho sempre nutrito grande ammirazione e di cui colleziono vestiti. Era l’after-show party di Westwood (cioè la festa dopo la sfilata della collezione uomo di quella stagione) e l’abbiamo organizzato al Westin Palace Hotel di Milano. Abbiamo preso un piano dell’albergo, compresa la suite presidenziale dove ha avuto luogo la cena per Vivienne e i suoi selezionatissimi ospiti. Contemporaneamente, sulla terrazza dello stesso piano, aveva luogo la festa vera e propria per 300 persone.

Terrazza del Westin Palace durante il party Vivienne Westwood
Terrazza del Westin Palace durante il party Vivienne Westwood
 
Vivienne Westwood al party del 2014 al Westin Palace
Vivienne Westwood al party del 2014 al Westin Palace
 
Da quasi due anni, in collaborazione con Michele Modica, è nata la tua agenzia; come vi siete conosciuti? Come mai questa scelta? Quali sono i ruoli di entrambi?
Poco più di un anno fa Michele ed io abbiamo deciso di dare una struttura più definita e solida all’attività che ormai portavamo avanti insieme da cinque anni. Michele è stato fondamentale nella spinta a prendere questa decisione. Lui è la parte più imprenditoriale della società. Io quella più creativa, che tiene e sviluppa contatti e connessioni. Ma le divisioni non sono rigide: un’idea buona può venire a entrambi.

Che cosa facevi prima di occuparti di feste?
Ho sempre fatto l’art director, attività che continuo a svolgere anche all’interno della Crescenzi & Co.

Quali locali di Milano frequentavi?
Quando non lavoravo in qualche serata (ho lavorato per moltissimi locali di Milano!), sono sempre andato al Plastic, al vecchio Gasoline, al Rocket. Andando indietro nel tempo mi ricordo del Madame Claude, in piazzetta Giordano, dove alla porta c‘erano due favolose drag-queen gemelle, che poi erano Dean e Dan, che avrebbero fondato Dsquared2. Nei primi anni 90 c’era un serata che mi piaceva da impazzire e si chiamava Pussy Galore, organizzata da Luciano Cirelli e Judith Frankland. Era davvero divertente: bisognava andarci vestiti in modo quantomeno stravagante… In un ex cinema in via Ricciarelli, era una one-night che allineava Milano a Londra e New York: ci suonava un giovane Claudio Coccoluto e ci ho visto esibirsi Ru Paul quando non lo conosceva ancora nessuno.

Per parecchi anni sei stato l’amato e odiato door selector del Plastic; ci racconti quando è iniziata questa avventura e com’è cambiato il Plastic? Oppure come sei cambiato tu?

"Il conte" Luca Crescenzi all'ingresso del Plastic di Viale Umbria
“Il conte” Luca Crescenzi all’ingresso del Plastic di viale Umbria
Ho iniziato nel 2005 dopo che Sergio Tavelli e Pinky (due dei soci del Plastic) me lo avevano chiesto. Ci ho pensato su (poco, devo dire) e ho accettato. Il mio arrivo al Plastic ha coinciso con uno dei momenti più felici della storia del locale. Sono stato lì quasi otto anni: è stato bello, divertente, mi ha aperto molte possibilità, ma non è stata un passeggiata. Certe sere, in viale Umbria 120, era come stare in trincea: centinaia di persone fuori che urlavano e io a fare la parte del cattivo! Quanti insulti, quante minacce, ma anche quante persone interessanti sono passate di là.
Ora quel periodo è finito e anche da un po’.
In generale la nightlife è mutata e anche il suo pubblico. Ma non sono nostalgico e credo che il passato debba rimanere tale. Posso farti una confessione? Detesto le persone che mi parlano solo dei “bei tempi andati”. Lo trovo deprimente. Penso che una delle mie poche qualità sia quella di guardare avanti e di sapermi adattare ai cambiamenti.

«Certe sere, in viale Umbria 120, era come stare in trincea: centinaia di persone fuori che urlavano e io a fare la parte del cattivo! Quanti insulti, quante minacce, ma anche quante persone interessanti sono passate di là»

Hai vissuto sempre a Milano? Dove? Con chi?
Vivo da più di venti anni a Milano; da otto vicino la stazione Centrale. E vivo felicemente da solo.

Quali sono la tua zona e il tuo posto preferiti di Milano?
Porta Venezia, dove peraltro abbiamo anche l’ufficio. Mi piace tantissimo andare nei quartieri costruiti di recente, come Porta Nuova e Porta Garibaldi, perché si respira un’aria di cambiamento per la città.

Luca Crescenzi nel suo ufficio
Luca Crescenzi nel suo ufficio che prova a lavorare, ma gli fanno una foto
 
Dove vai a bere? Qual è il tuo cocktail bar preferito? E il tuo drink?
Una tappa obbligata è al Bar Blanco dove Fabio, il capo barman, mi fa sempre uno dei suoi cocktail rigorosamente a base di vodka.

E invece quali sono è il tuo ristorante e il tuo piatto preferiti?
Vado spesso al Lucca, in via Panfilo Castaldi, a volte anche a pranzo perché è vicino al mio ufficio. Ha mantenuto il suo aspetto anni 40 e l’atmosfera è molto accogliente. I miei piatti preferiti sono le melanzane alla parmigiana e il foie gras.

Quando stai a casa invece cosa fai? Cucini? Videogiochi? Se stai su internet quali sono i tuoi siti preferiti?
Quando non esco leggo libri, guardo film o serie TV (soprattutto quelle dell’americana HBO). Mi piace mangiare bene, ma sono felicemente libero dall’ossessione diffusa di essere chef a tutti i costi. Quando mi collego a internet i primi siti che vedo alla mattina sono quelli del “Corriere” e Dagospia.

Sei appassionato di musica, compri dischi?
Sì, l’ultimo che ho comprato è The Capricorn di Jessica 6.

 
A Milano c’è un negozio dove ti rifornisci di musica?
Un tempo andavo da Mariposa, ora compro soprattutto on-line.

Cosa compri?
Di tutto, dal pop all’elettronica fino alla classica.

Ci dici il più bell’album che hai comprato? E il tuo pezzo del momento?
Uno solo? Ce ne sono tantissimi, è impossibile fare una scelta. Ma propongo un album recente, Naïf della mia amica Malika Ayane, fresco e mai banale, e il brano Tempesta. Il video è appena uscito, guardatelo c’è una sorpresa.

 
E in generale dove vai a fare shopping?
Non ho un posto preciso, ce ne sono tanti. Mi piace mischiare il pezzo del designer, anche impegnativo, con qualcosa di più democratico e cheap.

Oltre alla musica hai altre passioni?
C’è una parte di me più autenticamente artistica che esprimo producendo quadri, o pezzi che qualche volta ho esposto in alcune mostre.

Il tuo film preferito? E il tuo libro? E il tuo brand e stilista preferito?
Film: The Hunger con David Bowie e Catherine Deneuve, o Shanghai Express con Marlene Dietrich.
Libro: Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust.
Stilista: più di uno e anche del passato, basta guardare dentro i miei armadi! Comunque ultimamente vesto molto Les Hommes e mi piacciono Leitmotiv.

Ci sono posti a Milano che alimentano le tue passioni?
Così su due piedi mi viene in mente il Teatro Strehler, che è sempre una garanzia di scelte di qualità e il Teatro Franco Parenti. Negli ultimi mesi mi è piaciuto molto ciò che hanno creato col Mercato Metropolitano in porta Genova.

Sei tra gli ideatori del party Alphabet al Rocket, ci racconti com’è nato questo party? Chi c’è dietro e qual è il mood della serata?
Alphabet è nato quasi per gioco dal contatto dato da un mio amico. Non volevo nemmeno farlo. È stato il mio socio, Michele, a insistere ed è lui che ha scelto il nome (che è il titolo di una canzone di Amanda Lear). Poi si sono uniti Simona Perrini, Gianni De Nisi ed Enza Van De Kamp, la dj resident della sala principale. Nasce come una serata alla quale io, per primo, sarei voluto andare ogni settimana. È aperto a tutti, etero e gay, con una selezione musicale elettronica ma “happy”, in cui si possono trovare delle sorprese: un piccolo concerto di una band electro-pop, un guest DJ o un giovane designer che interpreta il mood della serata. Da settembre ci saranno delle novità grosse anche nella Go!Go! room, la seconda sala del Rocket.

«Prima era solo un hobby e un divertimento; poi è diventato un lavoro vero e proprio»

Qual è il club che preferisci a Milano e perché? E quello invece che non ti piace per niente?
Il Rocket, perché da quando ha cambiato sede e si è trasferito in Alzaia Naviglio Grande, è una novità nel panorama milanese. Il Just Cavalli, perché rappresenta e raccoglie un mondo che non mi appartiene.

Dopo il club: after, casa, baracchino, night…?
Dopo il club il più delle volte a casa. Qualche volta ci si concede un “after”, ma a porte chiuse.

Il Dj milanese che ti piace di più?
Adoro la mia Enza VDK, anche perché l’ho vista nascere e crescere professionalmente.

Qual è il party più fico a cui hai partecipato?
Uno di Dolce & Gabbana a Cannes, qualche anno fa.

La Stryxia, Sergio Tavelli, Luca Crescenzi e Gigi Mandara a Cannes al party di D&G
La Stryxia, Sergio Tavelli, Luca Crescenzi e Gerry Mandara a Cannes al party di D&G
 
Hai aneddoti divertenti legati a qualche fashion party cui hai partecipato o che hai organizzato?
Mi ricordo di un party di uno stilista, Andrew McKenzie, all’epoca molto in voga (fine anni 90). Era all’Ansaldo, in zona Tortona, e io lavoravo alla porta (all’epoca ero molto “personaggio”, per non dire “drag”): arrivò una limousine dalla quale uscì Boy George, ai tempi piuttosto bolso e già alticcio. Bevemmo come spugne, lui fece indecorosamente la pipì dietro una colonna e non smise di toccare il culo al fidanzato di un mio amico. Un po’ Hollywood Babilonia…

CImelio fotografico degli del party di Andrew McKanzie con Luca e Boy George
Cimelio fotografico del party di Andrew McKenzie con Luca e Boy George
 
Se avessi un budget illimitato che party organizzeresti?
Un party che inizia in una città e continua in altre località del mondo, chiaramente con jet privati per gli spostamenti di tutti gli invitati.

Se non ti occupassi di eventi cosa ti piacerebbe fare nella vita?
Sarei un perfetto maggiordomo.

Sei fidanzato/a? Sposato/a?
Sono liberissimo. Sappiatelo tutti.

Chi sono il ragazzo o la ragazza più belli del tuo locale?
Vuoi farmi inimicare tutti gli altri?

Chi viene alla tua serata? Raccontaci il tuo pubblico
Il pubblico è molto eterogeneo, gay e etero. Ma tutti accomunati da, oserei dire, una particolare attenzione allo stile.

Al tuo locale capitano situazioni promiscue? Ci racconti quella più divertente che hai visto?
Ne succedono, eccome! La prima che mi viene in mente sono due ragazzi che abbiamo trovato a fine serata nel privé, a luci completamente accese, uno dei quali stava facendo del sesso orale all’altro in tutta tranquillità.

Ti sei mai trovato in situazioni promiscue?
Mai abbastanza (scherzo).

Ti hanno mai stalkerizzato?
No, mai.

Qual è la cosa più matta che hai fatto nella tua vita?
Non temere di essere felice.

Balthus il pittore polacco eroe di Luca
Balthus il pittore polacco eroe di Luca
 
Chi è il tuo eroe? Perché?
Eroe non so. Ma una persona che mi piace tantissimo è il pittore Balthus: raffinato, colto, dotato di tecnica e genio. Abitava in uno chalet-castello, sposato a una giapponese vestita sempre in kimono. Ha vissuto quasi cent’anni.