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Roberto Okabe

"Mi è sempre piaciuto cucinare, ecco perché quando sono andato in Giappone a giocare a calcio il mio sogno era cucinare e imparare l’arte culinaria giapponese"

Scritto da Martina Di Iorio il 19 giugno 2015
Aggiornato il 23 gennaio 2017

© Francesco Mion

Roberto Okabe nasce in Brasile da genitori giapponesi che fin da subito gli fanno capire da dove viene. Le sue passioni, il calcio e la cucina, lo portano in viaggio nella propria terra d’origine, affinando tecniche e scoprendo segreti dell’arte culinaria millenaria. Dal 2004 è proprietario di Finger’s (con l’amico Seedorf), a cui nel 2011 si è aggiunto il Finger’s Garden.

Hai un ricordo d’infanzia legato al cibo?

Si, il ricordo che ho è quello della mia mamma che per le feste come Natale e Capodanno preparava il sushi per tutta la famiglia. Il suo sushi era il piatto che tutti aspettavano e che non vedevano l’ora di assaggiare e questo mi riempiva di orgoglio. Io la aiutavo sempre mentre preparava la sua specialità. Per molti anni le ho reso omaggio in modo implicito inserendo nel menù un piatto dedicato a lei con il suo nome, “Futomaki Maria”.

Quando hai iniziato a cucinare? Spiegaci come e perché ti sei avvicinato alla cucina.

Ho iniziato molto presto con mia madre. In generale le persone desiderano quello che non possono avere. Mi è sempre piaciuto cucinare, ecco perché quando sono andato in Giappone a giocare a calcio il mio sogno era cucinare e imparare l’arte culinaria giapponese. Dopo quattro anni passati a lavorare come barman e cameriere ci sono riuscito.

Qual è il giudizio più temuto quando crei un nuovo piatto?

Generalmente quando decido di inserire nuovi piatti nel menu li faccio prima provare ad alcuni clienti e sento i loro pareri una volta assaggiati e provati. Se un piatto riscuote successo lo inserisco.

Tre aggettivi per descrivere la tua cucina?

La mia cucina è creativa, allegra e fedele.

Selezioni personalmente gli ingredienti delle tue ricette? Dove preferisci comprare gli ingredienti di quel piatto? Puoi darci qualche nome di prodotti di cui non puoi fare a meno?

La maggior parte dei miei fornitori mi segue da quando ho aperto Finger’s dieci anni fa; come Abbascià, Micucci e China Trading. Ho totale fiducia in loro perché mi consegnano prodotti freschi e di qualità. Ho anche un fornitore molto importante in Spagna che mi dà dei prodotti che nessuno ha, come la ventresca di tonno e i ricci di mare.

Qual è il piatto da provare nei tuoi ristoranti?

Uno su tutti, servito al cucchiaio: uova di salmone (arancio), uova di quaglia (rosso), olio tartufato.

Qual è il piatto cult che prepari a casa per te stesso e/o per la tua famiglia/amici?

Ogni Natale e Capodanno quando vado a trovare la mia famiglia in Brasile preparo sashimi per tutti, siamo 80 persone.

Puoi consigliarci qualche ristorante di Milano che ti piace e che frequenti?

Mi piace molto andare alla Saketeka Go, un’izakaya, ovvero un piccolo locale di degustazione. È gestito dal bravissimo chef Taro e dalla simpaticissima Mika. È un punto di incontro per gli chef giapponesi di Milano, è un posto ideale per scambiare idee e condividere la nostra stessa passione senza alcuna invidia. È un posto fatto su misura per me, e inoltre chiude tardi. L’altro ristorante dove mi piace andare è Nozomi. È dello stesso proprietario della Saketeca Go, Miguel, un bravissimo imprenditore nippo-peruviano. Vi si ritrova tutta la comunità giapponese di Milano e la loro specialità è il Ramen. Tra gli chef italiani ammiro Davide Oldani, è uno che riesce sempre a ottenere il massimo dai tutti i cibi, a cominciare da quelli “poveri”. Che poveri non sono…