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Valeria Armanni e Francesco Tancredi

«Dietro al bancone siamo capitati grazie a due passioni imprescindibili: quella per gli spiriti e quella di poter lavorare a contatto con persone diverse»

Scritto da Simone Muzza il 4 marzo 2016
Aggiornato il 19 giugno 2017

Valeria (Milano, 8/3/1986) e Francesco (Milano, 15/4/1986) sono i proprietari di Ugo, cocktail bar e bistrot che in quanto a ospitalità (e non solo) non ha rivali in città. Sono due ragazzi di Buccinasco che vantano una lunga esperienza nei bar, inaugurata quando avevano 21 anni e soprattutto accumulata sul campo. Come molti di noi, dopo una nottataccia passata a girare per locali fantasticarono di aprirne uno; ma come pochi lo fecero veramente. Quel bar era il Purple in corso XXII Marzo e l’avventura durò solo tre mesi perché andò talmente bene che arrivò un signore con un’offerta irrinunciabile nella proverbiale valigetta. Quindi le loro strade si divisero. Dopo qualche anno si ritrovarono e, passeggiando sul Naviglio in cerca di un nuovo locale, videro il Mag, allora tutto da rifare: il successo di quel locale è ancora sotto gli occhi di tutti, anche nella nuova, peraltro ottima, gestione. E così arriviamo all’Ugo, la loro casa, che poi è anche un po’ la nostra, e la vostra. Li abbiamo intervistati in occasione della loro partecipazione a Zero Design Festival.

ZERO: Come e perché avete iniziato a lavorare al bancone?
Valeria Armanni e Francesco Tancredi: Dietro al bancone siamo capitati grazie a due passioni imprescindibili: quella per gli spiriti e quella di poter lavorare a contatto con persone diverse.

Chi è stato il vostro maestro?
Per noi è difficile parlare di maestro pensando a una persona in particolare. Abbiamo imparato ed impariamo tuttora da tutti e da tutto. Ogni incontro e ogni luogo sono il nostro maestro.

Qual è il primo drink che avete preparato? Com’era?
Probabilmente il primo cocktail preparato era una schifezza oppure veramente buono; ad ogni modo ce lo siamo bevuti e ce lo siamo scordato. Scherzi a parte, possiamo dire il Bevanda Zen.

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Quali sono i prodotti ai quali non rinuncereste mai? Potete stilarci una classifica delle 10 bottiglie con cui vi piace lavorare nella miscelazione e perché?
Dieci bottiglie con le quali ci piace lavorare: Ardbeg, Plantation, Tanqueray, Zucca, Cynar, Buffalo Trace, Campari, Roots Tentura 6, Espolón, Stolichnaya. Questa lista stilata è in parte una mediazione fra qualità, prezzo e scelta per la linea usata in miscelazione. Ad esempio amiamo Ardbeg per il suo gusto unico ed affumicato, Zucca e Cynar perché del classico non ci si stanca mai.

In una chiacchierata precedente Francesco Tancredi e Valeria Armanni ci avevano già fornito una lista dei loro gin preferiti. Per scoprirlo cliccate qui. (NDA)

Per Zero Design Festival parteciperete alla maratona di barman in programma domenica 20 marzo al Plastic. Molti a Milano stanno lavorando in questa direzione, migliorando pulizia, bottigliere, ghiaccio e bicchieri. Altri ancora cercano di proporre drink molto difficili (dal Sazerac al Martini per fare due nomi). Come la vedete? È un progetto fattibile?
Nulla è impossibile e tutto è fattibile. Noi vogliamo ricavare da questa esperienza divertimento perché non ci piacciono le competizioni. Ugo è semplice, sincero e alla mano.

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Che cocktail preparerete al bancone del Plastic per Zero Design Festival?
Il cocktail che presenteremo sarà per l’appunto il Bevanda Zen: gin, succo di limone, sciroppo di zenzero e lavanda home made.

Qual è l’oggetto a cui non rinuncereste mai mentre lavorate, che avete scelto per la mostra “Bar Tools/Cose da bar” che stiamo allestendo alla galleria Plasma del Plastic?
L’oggetto a cui non rinunceremo mai è lo spoon, l’apoteosi della miscelazione. Mischia ingrediendi creando equilibrio e gusto: “stir and strain”, come nella vita. Gli ingredienti sono le esperienze e le persone, lo spirito le mescola e la mente le filtra.

Potete parlarci del rapporto tra il vostro lavoro e il design, inteso come oggetti/bar tools, ma anche come lifestyle/arredamento/abbigliamento?
Il design nel nostro lavoro è importante, funzionalità ed estetica sono una naturale scelta in base ad esigenze e gusti personali.

É un periodo parecchio favorevole per il mondo dei bar e dei barman a Milano: aprono sempre più locali, alcuni anche di qualità. Qual è il vostro punto di vista? Li frequentate? Quali frequentate?
Siamo molto entusiasti di questo fermento, essendo in primis buoni bevitori. Purtroppo il tempo ci limita le uscite, mentre il fegato ringrazia. Ci piace molto Carlo e Camilla in Segheria con Luca Vezzali e Filippo Sisti, si va sul sicuro. Il Pinch con Mattia Lissoni, Lacerba con Leonardo Todisco, un’atmosfera top e cocktail non da meno. Ultimo, ma assolutamente non per importanza, Oscar Quagliarini, mistura di passione e studio.

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Quali sono i ristoranti di Milano che frequentate?
Il nostro ristorante preferito a Milano è Rovello 18, dove passione, scelta della materia prima e sapienza culinaria trovano la propria esaltazione. Un luogo speciale è anche Erba Brusca e Mangiari di Strada per il pranzo.

Che città consigliereste per un weekend dedicato al bere bene? Perché?
Londra. Se non sapete il perché non ci andate, non capireste.

Cosa bevete di solito?
Gin tonic e birra per piacere, la semplicità nel tempo libero è la parola d’ordine.

Bevete tutti i giorni? Cosa significa per voi bere responsabilmente?
Non tutti i giorni, ma tutti. Bere responsabilmente vuol dire bere bene perché se bevi schifezze si vede che lo fai solo per sfondarti. Invece lo si fa per piacere nel gusto, piacere nella compagnia e se esageri non riesci a godere né dell’uno né dell’altra.

E qualora aveste esagerato, qual è il rimedio per riprendersi da una sbronza?
Il rimedio per riprendersi da una sbronza è bere acqua, acqua come se non ci fosse un domani. Perché il buon Roberto fra un gin tonic e l’altro se lo beveva un bicchiere d’acqua ed ogni volta con fare godurioso esclamava: «Ma quanto è buona l’acqua».