Ad could not be loaded.

Natasha Slater

Natasha è tra le persone della moda che ci fa ballare di più. In occasione dell'imminente Fashion Week, inaugura il suo party PWP Punks Wear Prada in una nuova location: il Take It Easy Club di via Tocqueville. Quale occasione migliore per fare due chiacchiere con lei che, in questa intervista, ci ha raccontato la storia della sua vita.

Scritto da Emanuele Zagor Treppiedi il 11 gennaio 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

È tra le poche donne della nightlife milanese che si scatena da parecchi anni davanti e dietro la consolle e nel vederla sempre bellissima e in forma crediamo davvero le strobo facciano bene alla pelle. E non solo. Natasha Slater oltre a essere una party harder è anche una mamma e una donna sempre ambiziosa e in carriera. È tra quelle persone che ci piacciono perché nel suo lavoro unisce passione e divertimento mescolando moda e nightlife. Ha iniziato con una sua linea di abbigliamento a Londra ed è arrivata a lavorare per Dolce & Gabbana curandone le pr e l’organizzazione degli eventi. In tutto ciò si è inventata il PWP Punks Wear Prada un party fashionista che dopo anni al Santa Tecla, questo venerdì si sposta in via Tocqueville 13, al Take It Easy Club. In questa intervista ci siamo fatti raccontare tutto di Natasha: dall’arrivo dalla City alle recenti collaborazioni con Nicki Minaj.

Chi sei? Cosa fai? Da dove vieni? Perché sei qui? Definisciti con una parola.
Sono Natasha Slater, organizzo e promuovo eventi nel mondo della moda, soprattutto per brand di lusso e sei anni fa ho fondato a Mlano il PWP (PunksWearPrada), una notte in discoteca. Sono nata a Parigi il 12 ottobre, di padre inglese e mamma italiana, e sono cresciuta a Londra. In cuor mio, mi sento londinese. Vivo a Milano e qui che ho portato avanti la mia carriera; in realtà non è mai stata mia intenzione vivere qui, ma mio padre ha fondato un’agenzia di relazioni pubbliche qui a Milano che si chiama Noesis. Inizialmente sono venuta per fare uno stage presso la sua azienda, per conoscere al meglio le armi del mestiere e seguire il mio sogno di lavorare negli eventi. Diciamo che tutto il resto è venuto dopo e ora eccomi ancora qui, tredici anni dopo. Una parola? Mi piacerebbe considerarmi una visionaria.

Ci racconti la tua giornata?
Dipende dal giorno della settimana e dalla città in cui mi trovo. Diciamo che di solito mi sveglio alle 8, porto mia figlia a scuola, poi mi prendo un’ora per me prima di iniziare la giornata in ufficio e lavorare fino alle 20. Trascorro la giornata lavorando su progetti con il mio team, seguendo clienti, andando a incontri di lavoro, pranzi o meeting. Spesso la sera esco a cena, o se ho un evento continuo a lavorare – il networking è importante nel mio lavoro – o alcune volte sono invitata a fare un dj set e se ho PWP torno a casa per le 5 del mattino.

Natasha al lavoro nel suo nuovo headquarter
Natasha al lavoro nel suo nuovo headquarter
 
Quando sei arrivata a Milano? Com’era ai tempi? Cosa ti ha affascinato della città?
Sono arrivata tredici anni fa ed era tutto molto diverso; me compresa. Quello che mi ha affascinato di più di Milano sono sicuramente le persone che ho conosciuto. Ai tempi uscivo con Giampaolo Sgura, Neil Barrett, talenti che oggi sono diventati personaggi di spicco. Tempo fa, per entrare in certi ambienti nel mondo della moda, era importante essere una persona di spicco; questo per me è stato fonte d’ispirazione e mi ha motivato a diventare quella che sono ora.

Natasha and friends in London: Brian Feit, Mia Moretti, Elvis, Lola, Bruce Starr, David De Vos
Natasha and friends in London: Brian Feit, Mia Moretti, Elvis, Lola, Bruce Starr, David De Vos
 Noi abbiamo imparato a conoscerti grazie alla tua one night, ma prima di gettarti del mondo della notte cosa facevi? Prima di pwp hai organizzato altre serate? Quando è nata pwp? Che novità ci sono questo inizio 2016?
Sono una dj e pr da molti anni. Ho esplorato il mondo della creatività da quando avevo diciotto anni. A Londra a diciannove anni avevo una mia linea di moda che vendevo su Portobello Road e che in seguito è stata acquistata da Patricia Field. All’età di 23 anni, ho iniziato a scrivere per un giornale chiamato «Spirit»: inizialmente scrivevo di film, fino a prendere a carico quattro pagine del giornale e diventare film editor. Trascorrevo le mie giornate andando a screening privati con qualche personaggio e intervistando le icone dei film indipendenti – all’epoca la mia passione era il cinema indie. All’inizio non pensavo di potermi supportare solo con questa carriera, quindi a questo affiancavo lavori nei club e bar, a Soho soprattutto, dove ho avuto l’opportunità di conoscere moltissime persone ed entrare in contatto con la scena dei club notturni. Un ambiente sempre stato importante per me: a quindici anni sono stata al mio primo club a Londra e mi ha sempre appassionato la musica elettronica, rock e indie. Poi mi sono iscritta all’università, dove ho preso una laurea in Fine Arts, specializzandomi in Mixed Media Art, un campo innovativo all’epoca. Durante gli studi, lavoravo in un bar chiamato Mother Bar all’interno del 333 club in Old Street ed è qui che ho incontrato la mia migliore amica, Mairead Nash, che adesso è manager di Florence and the Machine. Insieme abbiamo fondato the Bullet Girls, un gruppo femminile di dj; all’epoca i gruppi femminili erano davvero pochi.
In seguito, mi sono trasferita a Milano per seguire il mio ragazzo di allora, il fotografo Robin Maddock. In quel periodo mi sono resa conto che le mie passioni quali cinema, musica, moda si riunivano in un connubio perfetto che è quello dell’organizzazione di eventi. Il primo evento che ho organizzato è stata una grande mostra di fotografia per Giampaolo Sgura. Riuscii a farci sponsorizzare da Cotton Usa. Fu un bellissimo evento.

Giampaolo Sgura, Natasha Slater, Davide Spadea, Miguel Arnau, Pietro Boselli, Simone De Kunovich @ Francesco Scognamiglio Party
Giampaolo Sgura, Natasha Slater, Davide Spadea, Miguel Arnau, Pietro Boselli, Simone De Kunovich @ Francesco Scognamiglio Party
 
Successivamente ho collaborato con Premiata, Craig McDean and Vincent Gallo, con cui ho avuto una storia. In questo periodo ho capito che gli eventi sarebbero stati la mia passione. In realtà non è stata una cosa così immediata finché Corto Moltedo ha lanciato il suo brand di borse e accessori e mi ha offerto la posizione di PR. Così, una volta capito che la stampa non sarebbe stata la direzione giusta per me, mi sono concentrata sugli eventi.

Prima ancora di Moltedo ho avuto l’opportunità di lanciare un giornale chiamato «Rodeo», di cui sono diventata direttore creativo. Era un modo per unire musica, cinema, persone e moda e portarli sulla carta. Ho lavorato con «Rodeo» per cinque numeri. Purtroppo però la mia visione differiva da quella dell’editore, quindi decisero di terminare il mio contratto. È stato in questo momento che ho imparato una delle lezioni più importanti della mia vita: siamo tutti sostituibili.

Dopo questo episodio ho quindi deciso di creare una cosa mia e impiegarci tutte le mie energie, non volevo si ripetesse una situazione come la precedente.

Ho anche capito quanto volessi tornare a dedicarmi alla musica. Ho iniziato lavorando per Radio Popolare e ho rilanciato la mia carriera da dj. Lavoravo quattro notti a settimana, ero sulla cresta dell’onda. Dopodiché, ho trovato un partner e ho iniziato a organizzare party.

Il primo party che ho lanciato si chiamava Death Disco, già in precedenza lanciato a Londra da Alan McGee, fondatore di Creation Records; lo stesso McGee che ha lanciato Oasis e Jesus and Mary Chain, giusto per nominarne un paio. Gli ho proposto di portare il party a Milano e ha accettato. Era il primo alle Colonne di San Lorenzo, ero la resident dj e fu un successo.
In questo periodo ho conosciuto il futuro padre di Lola, AC, musicista danese che era in un gruppo chiamato The Raveonettes. Stavo vivendo la vita rock and roll, ero sempre in tour, backstage ai festival, finché sono rimasta incinta. Ho continuato a fare la dj fino a tre settimane prima del parto; avrei proseguito, ma il medico ovviamente me lo impedì. Ah, ho ricominciato due settimane dopo aver partorito.

Cimeli Storici: Natasha Slater in consolle al Gasoline al party Death Disco
Cimeli Storici: Natasha Slater in consolle al Gasoline al party Death Disco
 
In seguito, ho organizzato un festival intitolato Electric Youth, al Magnolia, club che ho aiutato a lanciare. Quando però le cose iniziarono a prendere un’altra direzione, raccolsi le idee e pensai di ritornare a Londra. Ero in gara per un’alta posizione da PR per Burberry, ma alla fine non mi fu offerto il lavoro. Fortunatamente non tutti i mali vengono per nuocere: sotto consiglio di un mio amico, Ugo Lo Rocco, ho seguito la mia passione di organizzare party e eventi.

All’epoca organizzavo un aperitivo, PWP (PunksWearPrada), con pochi amici al Globe, dove suonavo le mie canzoni preferiti degli anni 50, 60, 70, 80 e così via. Guadagnavo 50 euro a serata, quindi non lo facevo per soldi. Proposi allora di lanciare il mio primo party al Santa Tecla, un locale inutilizzato che avevo trovato nel centro di Milano. Il primo tentativo fu un successo, vennero più di 500 persone. Il mese dopo, ancora di più e così via, finché, nel 2009, decidemmo di trasformarlo in un evento settimanale. Nei primi due anni mi dedicai interamente al PWP, mentre allo stesso tempo suonavo come dj per moltissimi eventi: moda, MTV Music Awards, opening act di White Stripes, Strokes, Pulp. Ero molto richiesta.

Natasha che sistema la chioma di Neil Barret a un PWP del 2009
Natasha che sistema la chioma di Neil Barret a un PWP del 2009
 
Un giorno ricevetti la chiamata di Dolce & Gabbana, per una collaborazione. È stato l’inizio di un processo organico; con Dolce & Gabbana ho collaborato per quattro anni e mezzo.

Per il 2016, abbiamo re immaginato il logo di PWP, lo portiamo a un livello leggermente più commerciale. Cambiamo location, ci spostiamo sotto il Tocqueville 13. La mia idea è di creare un party più grande, espandendo il marchio.
È un evento che forse durerà anche per uno, due anni e poi magari si trasformerà in qualcosa di nuovo, qualcosa di cui non posso ancora parlarne.

pwpinvito

Ti sei appassionata prima di musica o moda?
Sarebbe impossibile scegliere: mi appassionano entrambe allo stesso modo. A mio parere, la musica e la moda vanno mano nella mano. La musica è la soundtrack e la moda è espressione visiva. Molte rock star sono anche icone della moda per me. Con la moda esprimi la musica che ascolti, e che senti. La musica è la mia accompagnatrice di viaggio, è quello che esprimo con la testa, mentre la moda è espressione visiva di quello che sono.

Come sei riuscita a conciliare carriera, famiglia e amore?
Con grande determinazione e ambizione, tanti compromessi e allo stesso tempo tanto lavoro. Credo che una delle cose più importanti sia avere una grande sicurezza, crederci anche quando sembra impossibile. Per quanto riguarda la carriera, credo sia importante avere un’idea chiara di quello che si vuole, un obiettivo da raggiungere, ed è altrettanto importante andarci piano, aprire una porta alla volta perché ognuna conduce a un’altra, non prendere tutto a bordo subito, cercando di tenere fissa un’idea di cosa e dove si voglia arrivare, sempre però con una mentalità aperta, per poter cambiare direzione se necessario. Io dico sempre che quando ti metti sulla strada giusta le cose accadono anche da sole, basta tenere la testa bassa e non mollare quando diventa più difficile, alla fine c’è sempre una soluzione.

Essere madri è un lavoro a sé, tecnicamente lo si diventa subito, ma come in ogni cosa ci vuole del tempo per migliorare e maturare. Per me diventare mamma era una decisione molto naturale; avevo già deciso che a trent’anni sarei diventata mamma e così è andata. Essere mamma fa parte del mio percorso di essere donna. Capisco non sia così per tutte e non credo che tutte le donne debbano sentirsi in dovere di diventare madri, ma io ho sempre creduto di poter essere una donna in carriera, una donna innamorata, una mamma. Forse non è sempre semplice, si deve lavorare su tutto e ogni giorno si impara sbagliando. Forse l’amore di coppia è per me la sfida più grande: ammetto di aver compromesso certi rapporti per la mia indipendenza, ma ancora oggi credo che quei rapporti non fossero quelli giusti. Sono una mamma single, cresco mia figlia da sola, dimostrando a tutte le donne e uomini che è possibile avere una carriera e crescere i propri figli, senza dover essere in coppia.

Natasha con sua figlia Lola
Natasha con sua figlia Lola
 
Quali sono le feste nell’ambito fashion che hai organizzato tu di cui vai più orgogliosa? E quelle più belle che hai vissuto?
Sono talmente tante le feste che ho organizzato…. ma di sicuro sono molto orgogliosa di tutto il lavoro svolto per Dolce & Gabbana. Sono molto fiera dell’evento Campioni, sempre per Dolce & Gabbana, un evento enorme nel loro spazio Metropol che Domenico Dolce mi ha affidato. Sono molto fiera degli eventi che ho organizzato nel loro negozio Spiga2, soprattutto promuovendo vari stilisti come MSGM (Massimo Giorgetti), Fausto Puglisi, Umit Brennan, che sono diventati anche grandi amici e sono altrettanto fiera del loro successo oggi. Mi piace pensare abbia partecipato al loro successo. Oggi sono anche orgogliosa delle feste di PWP, la mia serata che con amore e determinazione va avanti.

Evento Campioni per Dolce&Gabbana @ Metropol
Evento Campioni per Dolce&Gabbana @ Metropol
 
Trovi differenza tra i primi party della moda che frequentavi e organizzavi e quelli di oggi?
Il mio approccio rimane lo stesso, do sempre il 150% a chi crede in me. Le persone più cool adesso non vanno a ballare. Prima dovevi lavorare sodo e conoscere le persone giuste per entrare ai party. Oggi i party hanno perso valore. Prima erano vissuti anche come forma espressiva, adesso tutti pensano di poterli fare, magari per guadagnare qualcosa. Ovviamente non è sempre così, il DC10 a Ibiza, per esempio, è molto “commerciale”, ma ogni volta che ci vado mi diverto moltissimo.

Ora che il tuo contratto di esclusiva con Dolce&Gabbana si è concluslo, con chi stai lavorando oggi
Adesso lavoro un po’ con tutti: di recente ho lavorato con DSQUARED2, Givenchy, Christian Louboutin, Gucci, Just Cavalli, Calvin Klein, H&M ecc… e ho collaborato con celebrità come Nicki Minaj, Justin Bieber, Marina Abramovic, Kylie Minogue e Chiara Ferragni.

Dean Caten, Paris Hilton and Dan Caten @ Dsquared2 Party Milan Menswear Fashion Week Fall Winter 2015/2016 (Photo by Venturelli/WireImage)
Dean Caten, Paris Hilton and Dan Caten @ Dsquared2 Party Milan Menswear Fashion Week Fall Winter 2015/2016 (Photo by Venturelli/WireImage)
 
Ci sono persone verso cui ti senti riconoscente? Persone che stimi o che ti hanno aiutata?
Quando rispetto le persone per me è un onore collaborarci e sono stata molto fortunata di avere avuto l’opportunità di lavorare accanto ai miei idoli nella moda, tra cui Domenico Dolce e Stefano Gabbana, ai quali sono infinitamente grata per l’opportunità e la fiducia che mi hanno dimostrato. Mi hanno permesso un’esperienza eccezionale, un’esperienza che mi ha insegnato tanto. Ho la fortuna di lavorare con altri stilisti che ammiro, tra cui Riccardo Tisci di Givenchy, con cui ho collaborato in occasione del suo grande evento a Milano la scorsa settimana della moda, poi anche con Kevin Carrigan, Calvin Klein, Francesco Scogniamiglio, mio grande amico. Anche organizzare i venti anni di Dean & Dan Caten, DSQUARED2, è stata un’altra opportunità indimenticabile. In fondo mi sento una persona fortunata, con la consapevolezza che lavoro duramente da venti anni per poter godere di queste esperienze.

Givenchy Party @ Cristalleria Livellara
Givenchy Party @ Cristalleria Livellara
 
Milano è davvero la capitale del fashion?
È la capitale della moda italiana. Tanti parlano sempre male di Milano, ma è importante capire che gli stilisti italiani sono ancora gli unici al mondo a essere non solo i visionari creativi dei loro brand, ma anche i proprietari, come Armani, Dolce & Gabbana, Versace. La moda francese è dominata da grandi conglomerati come LVMH e il Kering Group.

Qual è la tua zona preferita di Milano? E tuo luogo preferito?
Porta Genova, zona Solari, dove lavoro e abito; ho un nuovo ufficio in via Savona e questa è la zona dove senza dubbi mi sento più a casa e a mio agio. Non ho un luogo preferito dove mi ritrovo a Milano, me lo chiedano sempre tanti ma di solito sono in ufficio, o a casa, o a un evento.

Dove vai a bere? Qual è il tuo cocktail bar preferito? E il tuo drink?
Non ho tempo per frequentare bar o fare l’aperitivo. Non vado a bere solo per divertirmi; ormai esco solo se ho un incontro di lavoro, non ordino cocktail ovviamente però mi piace andare al Radetzky, o al Ceresio7. Oggi bevo poco, ormai ho eliminato i superalcolici e preferisco un buon calice di vino rosso.

E il tuo ristorante preferito? E il tuo piatto?
Per i miei pranzi di lavoro mi trovi al God Save the Food, al Basara, o al Langosteria Bistrot, che sono i miei ristoranti preferiti in zona Solari. La sera sono spesso al nuovo Ricci, al Fiore, Al Fresco, alla Libera in Brera.
Il mio piatto preferito è il pesce, anche perché non mangio carne da 26 anni.

Quando stai a casa invece cosa fai, cucini, videogiochi, fai feste? Se stai su internet quali sono i tuoi siti preferiti?
Di media sono a casa quattro sere a settimana con mia figlia. Normalmente lavoro fino alle otto e spesso continuo a lavorare dopo cena. Non cucino più tanto quanto una volta, perché spesso sono stanca, ma di solito io e mia figlia guardiamo molti documentari musicali e film. Ascolto spesso la radio, anche durante i weekend, soprattutto BBC Radio1 e BBC6. Ascolto tutti i programmi di musica, così ogni settimana scopro nuovi artisti. Mi piace molto anche ascoltare le interviste con gli artisti.
Non organizzo mai feste in casa. Considero la mia casa come un luogo di riposo per staccarmi dalla mia vita caotica, ed è anche un santuario per mia figlia, un posto accogliente e famigliare. Le pazzie sempre fuori!

Natasha a casa
Natasha a casa
 
Sei appassionata di musica e sei anche dj: cosa compri e dove vai a riforniti di musica a Milano?
Ho una grande collezione di vinili, dagli anni 50 fino all’elettronica contemporanea. Oggi suono solo per eventi speciali della moda e quando compro musica digitale, di certo non la scarico illegalmente, perché non è assolutamente corretto nei confronti dell’artista. Non frequento negozi musicali a Milano, non ho mai trovato un posto che mi rispecchi come Rough Trade o Soho a Londra.

In generale dove vai a fare shopping?
SuperPolo, Cavalli e Nastri, Antonia, La Rinascente, Gianvito Rossi, Gucci…

Oltre alla moda e alla musica hai altre passioni?
Ho tante passioni, dalla fotografia di moda all’arte contemporanea, passando per il cinema e i documentari, che sono particolarmente importanti per me. Amo anche l’interior design e sport come squash, boxe, cross training. Quando sono negli Stati Uniti frequento Barry’s Boot Camp e Soul Cycle, e sono anche una grande appassionata di automobili d’epoca e veloci; sto iniziando a imparare a gareggiare!

Il tuo film preferito? E il tuo libro? E il tuo stilista?
Film preferito: Notorious di Hitchcock. Lo trovo cosi elegante.
Libro preferito: Sexual Personae di Camille Paglia, che mi ha aperto la mente e Tropic of Cancer di Henry Miller.
Stilista preferito dipende, perché ce ne sono così tanti. All’inizio, quando mi sono affacciata al mondo della moda, avrei risposto Thierry Mugler, Miu Miu, Dolce & Gabbana. Oggi, fra i tantissimi, menzionerei Riccardo Tisci, Anthony Vaccarello, Christopher Kane. Adoro Versace, Daizy Shelley, Alessandro De Micheli, come brand anche SACAI, Oscar Tiye…

Ci sono luoghi a Milano che alimentano le tue passioni?
Sono ispirata dal mio mondo qui a Milano, dalle persone di cui mi circondo, dal mio lavoro, da mia figlia. Sono ispirata più dai miei amici che da posti specifici. Anche se è un cliché, mi piace molto andare in Duomo e visitare la cattedrale. Mia madre è di origini italiane, cresciuta a New York, ma non mi ha mai insegnato il cattolicesimo o in generale la cultura italiana. Nonostante questo, trovo comunque serenità in ambienti silenziosi.

Qual è il club che preferisci a Milano e perché? E quello invece che non ti piace per niente?
PWP (PunksWearPrada) ovviamente. Di solito non frequento altri club, perché non hanno un’aria internazionale e la maggior parte è troppo provinciale. Si cerca di essere migliori di tutti senza focalizzarsi sulla qualità dell’evento in sé. I meno amati non sarebbe giusto elencarli. Comunque non mi piacciono i club troppo commerciali.

Dopo il club, after, casa, baracchino, fuga dalla città?
No, no, no, una cosa che dovete sapere di me è che dopo una festa vado sempre a casa a dormire. Niente after, ormai quel periodo è passato.

Il dj milanese che preferisci?
Tutti i dj con cui ho lavorato: Fabiano Vali, oggi conosciuto come PISETZKY, Simone De Kunovich, Marvely the Perseverance, sono bravissimi. Ovviamente sono di parte. Se dovessi scegliere, forse direi Simone De Kunovich, che è stato il dj resident per 2 anni al PWP. Appena trasferita a Milano, mi piaceva molto Nicola Guiducci.

Natasha e Simone  De Kunovich al PWP
Natasha e Simone De Kunovich al PWP
 
Se avessi un budget illimitato che party organizzeresti?
La seconda edizione di Bondage Rave, il tema con il quale ho festeggiato il mio compleanno due anni fa. Vorrei farlo diventare un evento annuale. Sono due mondi che mi affascinano. Mi piaceva molto andare ai rave e adoravo il bondage, non perché sia sadomasochista, ma perché mi intriga la psicologia del potere, i giochi di ruolo. Ma sono sempre per l’uguaglianza tra uomo e donna. Adoro come il sadomaso sia rappresentato nel mondo della moda. Madonna, per esempio, l’ha sempre utilizzato. Per me è alta moda. Riccardo Tisci sa cogliere a pieno questo aspetto.

Bondage Rave Party Natasha con Neil Barrett e Carlo Barone
Bondage Rave Party Natasha con Neil Barrett e Carlo Barone
 
Se non ti fossi occupata di eventi e poi di moda cosa avresti fatto nella vita?
La cantante in una rock band oppure lascultrice. Se non avessi avuto mia figlia, forse avrei continuato a fare la dj, viaggiando per il mondo. Ma ho scelto di essere fissa in un posto durante la sua crescita.

Sei fidanzata/sposata?
In questo momento non sono in un rapporto esclusivo. Sono innamorata dell’amore, della bellezza e del talento, quindi posso innamorarmi facilmente, ma qualche volta trovo limitante la vita di coppia. Oggi preferisco non iniziare rapporti con persone che incontro durante la notte, nei club. Preferisco persone che non conoscano bene la mia vita… e che magari non vivano neanche in Italia. Come già detto, credo nell’uguaglianza tra uomo e donna, ma per sfortuna non tutti gli uomini sono d’accordo.

Chi è il ragazzo più bello o la ragazza più bella che hai fatto divertire in questi anni?
Simone de Kunovich. Secondo me la bellezza sta nel talento e lui è un bel giovane talento; spero di continuare a collaborarci in futuro. A parte lui, ci sono state centinaia di persone che ho conosciuto tramite il PWP. Il nostro party è famoso per avere persone belle, sveglie, capaci. Sita Abellan, che secondo me è la ragazza più cool che conosca. Amo la sua energia, il suo stile, rivedo molte cose in lei di me da giovane. Adesso stiamo lavorando insieme.

Sita Abellan e Natasha
Sita Abellan e Natasha
 
In tutti questi anni di feste ed eventi avrai visto delle situazioni promiscue…
Certamente, il mio stile di vita mi espone a moltissime situazioni del genere. Ne ho fatte tante e fanno tutte parte delle mie avventure, ma non hanno mai rappresentato un rischio. Ovviamente non scelgo di farne sempre parte, ma è un aspetto che appartiene alla vita notturna, la cui maggior parte ruota attorno alla seduzione.

Ti hanno mai stalkerizzato?
Più di una volta, ma sono riuscita a gestire quelle situazioni prima di perderne il controllo.

Qual è la cosa più matta che hai fatto nella tua vita?
Onestamente non ricordo, e probabilmente non ricordo perché a volte ho scelto di dimenticare.

Chi è il tuo eroe? Perché?
John Lennon, Neil Young e Camille Paglia perché sono libertini, ribelli, vivono fuori dagli schemi e a loro volta inspirano me a vivere fuori dagli schemi e a non fare le cose così come le fanno tutti. Dicevano quello che volevano dire, si vestivano come volevano, è una cosa che trovo eccitante.