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Francesca Di Pietro

QUATTRO CITTÀ EUROPEE, QUATTRO BLOGGER, QUATTRO STORIE DI VIAGGI, UN UNICO SPIRITO: #EXPLORINGTHEWORLD. NEI PROSSIMI GIORNI QUI E SU ZERO MAGAZINE GIREREMO IL MONDO INSIEME

Scritto da La Redazione il 9 marzo 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Ben arrivati. Se ci abbiamo preso e se ci avete preso anche voi, siete appunto arrivati nel posto giusto.
Perché questa è Hola Roma!, la tappa capitolina di Hola San Miguel, un’iniziativa di San Miguel e Zero rivolta agli appassionati di viaggi e agli amanti delle novità.
Persone che preferiscono muoversi, insomma.
L’appuntamento romano di Hola San Miguel è l’ultima tappa di un progetto europeo che ha coinvolto anche Milano, Berlino e Stoccolma: un’avventura che premia chi di viaggi ne sappia. E non ne possa fare a meno.
Per questo motivo il simbolo è una valigia. Per la serie: sempre pronti a partire.
Proprio come i blogger di cui San Miguel ha scelto di condividere risposte, impressioni e racconti. D’ora in poi li troverete qui, in modo da conoscersi tutti un po’ meglio.
L’iniziativa mette in palio un viaggio a Ibiza per due persone, da vivere insieme con i vincitori delle altre città.
Lo abbiamo già detto e lo ribadiamo, inevitabile per chi viaggi avere a che fare con le valigie. Per questo la valigia, oltre a essere la compagna di chi si sposta, è anche la protagonista di Hola Roma!. E non a caso il segno distintivo di San Miguel, che del viaggio ha fatto il suo stile. Tutto per ricordare ci si possono accaparrare anche 4 valigie per ognuna delle città coinvolte. In fondo, come ogni vero viaggiatore sa bene, partire è uno stato della mente e la valigia deve essere sempre a portata di mano.
E una che di valigie ne sa, e molto, è Francesca Di Pietro, napoletana trapiantata a Roma da 17 anni, psicologa turistica e travel coach. Nel 2008 inizia a viaggiare da sola e capisce che quella sarà la sua maniera di vedere il mondo. Lasciata l’azienda dove lavora, nel 2011 si dedica a muoversi a tempo pieno. Nel 2012 lancia viaggiaredasoli.net e, da allora, parla di viaggi in solitaria e fa travel coaching. Insomma, aiuta le persone a trasformare il viaggio in un’esperienza di crescita. Ha anche scritto un libro, Come viaggiare da soli: manuale di travel coaching. Viaggia molto lentamente e ritorna spesso. A oggi ha visitato ben 62 Paesi.

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ZERO – Che cos’è il viaggio per te?
Francesca Di Pietro – Il viaggio per me è una funzione primaria, un po’ come dire che nella vita leggo molto, amo cucinare e mi sposto con la stessa facilità. Per me attraversare un oceano è come prendere un treno per Milano, non perché me la tiri, ma nel senso che le distanze non sono né un limite né un confine, c’è solo bisogno di più organizzazione. Viaggiare è parte di me, forse ora un po’ troppo, è la mia scelta di vita e la mia “condanna”, ma credo non potrei essere in un altro modo; forse non sono capita da molti, di sicuro sono invidiata, ma credo per le ragioni sbagliate. Bruce Chatwin diceva che i viaggiatori sono spinti da un senso di irrequietezza e onestamente mi ci ritrovo, è come se una volta sulla strada mi tranquillizzassi.

Un vecchio adagio recita che a contare non sia la meta, ma il tragitto. Sono stati i viaggi a farti diventare quello che sei oggi?
Credo sia stata la mia maniera di vedere i luoghi e le persone. Dieci individui diversi possono fare lo stesso viaggio e vedere cose diverse. Purtroppo per me, sono una persona molto intensa e questo mi ha dato la capacità di lasciarmi incuriosire da cose molto differenti tra loro. Ho imparato tanto nei viaggi, soprattutto tanta storia, ho imparato anche a sfatare molti pregiudizi, ho conosciuto molte persone e ho cercato di imparare qualcosa da ognuna. 

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Qual è la storia o l’aneddoto legato a un viaggio o viaggiatore celebre che preferisci?
Oddio, nessuno me l’aveva mai chiesto. Boh, direi quella cosa su Chatwin che, quando lavorava da Sotheby’s, un giorno lasciò scritto in un messaggio: «Vado in Patagonia!» e sparì per mesi. Lo capisco tanto. Ho conosciuto sua moglie, ha detto che non era facile stargli accanto, a volte non aveva notizie per parecchio tempo.

Che cosa porti a casa con te dopo un viaggio?
Intendi fisicamente? Un sacco di foto, di video, di solito un braccialetto di stoffa che lego ai polsi e non sciolgo mai più. Però a dire il vero ho una passione abbastanza eccentrica: amo i gioielli e le pietre preziose. Quando posso, compro pietre, poi disegno un gioiello e me le faccio montare. Un tempo lavoravo anche la cera, però ora non ho più tempo per farlo. 

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E quando parti, che cosa non deve mancare nella tua valigia? E perché?
Diciamo che quando parto per un viaggio, non per un week end in Europa, mi vesto sempre allo stesso modo, quindi è come se avessi già pronto il mio zaino mentale. Sicuramente non parto mai senza mascherina, tappi per le orecchie, lucchetti, una maglia termica, un costume, un paio di tacchi e delle scarpe da trekking. Bisogna bilanciare le situazioni, non sai mai cosa ti aspetti. Secondo me è importante avere un completo per ogni situazione, ma poche opzioni. Io parto per indefiniti mesi con 11 kg. Poi, ovvio, ho il mio bagaglio a mano elettronico, ma quello è dovuto al mio lavoro. Ecco, la mia macchina fotografica non la lascerei mai a casa.

Un viaggiatore non conosce mete. Ma tappe sì; quando ne raggiungi una, te la concedi una birra? È un viaggio pure quella?
Ma scherzi?, io vivo proprio la sacralità della birra. Non scherzo, è la mia bevanda preferita in assoluto. Me la bevo pure da sola, specialmente in spiaggia al tramonto. Poi, onestamente, in viaggio non berrei mai vino, quindi bevo birra anche durante i pasti. Secondo me, quando si è davanti a un grande spettacolo della natura, si ha bisogno di una birra per suggellare l’attimo.

Una sezione del tuo sito è dedicata ai consigli per i viaggiatori. Dacci il consiglio più saggio che hai a disposizione
Oddio consigli saggi… adesso ho l’ansia da prestazione. Forse consiglierei alle persone di avere più fiducia nel prossimo, perché la gente è sempre più disposta ad aiutarti che a farti del male.
San Miguel perché?
Perché mi ricorda il primo passo verso la persona indipendente che sono diventata. Quando a 20 anni mi sono trasferita in Spagna la bevevo sempre, quindi la guardo con “cariño” ossia con amore; per me è collegata a ricordi bellissimi.

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