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IOKOI

Il soundscape introspettivo di Mara Miccichè sonorizza lo yoga con Nike e Dérive

Scritto da Emanuele Zagor Treppiedi il 14 luglio 2021
Aggiornato il 15 luglio 2021

Mara Micchiché, aka IOKOI, è un artista sonora e curatrice che lavora sulle sfaccettature del sé. Dove trovarsi quando nella contemporaneità ci troviamo in continuazione scorporati, in bilico tra la realtà fisica e la realtà digitale? Quale paesaggio abitare? Con suoni plasmici e atmosfere aeree scandite da una voce elusiva, IOKOI riesce a proiettare l’ascoltatore in paesaggi sonori a tratti iperreali e onirici, letteralmente extrasensoriali. Si viaggia trascinati da intensità crescenti, con climax metallici e rumori bianchi, finché non si finisce per perdersi, essere tanto scorporati da sentirsi altro, le sensazioni a fior di pelle.

È lo stesso trasporto che si tende a raggiungere nei ritmi del respiro, della tensione, e sarà per questo che IOKOI è la terza artista coinvolta da Nike e Dérive nell’ambito della nuova campagna “Play New”, le session di yoga che sonorizzano i movimenti e t’accompagnano in un’esperienza immersiva.

La terza video-session è disponibile sull’app Nike Training Club cliccando qui

Dopo la Luna e il Sole arriviamo alle stelle: REPETITION #3 – STELLAR. Si ha la sensazione di risuonare con l’ambiente, con i suoi movimenti, a essere ipersensibili e trasportati dai ritmi ambient e drone nei meandri di un inner-space fatto di movimenti e sounscapes.

Chi sei? Cosa fai? Perché sei qui?

Mi chiamo Mara Miccichè, o IOKOI, compositrice di suono e musica interessata a varie forme di collaborazione interdisciplinare, e parte del collettivo MADAM e della label OUS.

Raccontaci la tua prima folgorazione, il tuo primo ricordo che hai legato alla musica, prima che iniziasse a far parte della tua quotidianità?

Il mio primo ricordo musicale è legato a un violino giallo e rosso della Fisher Price, il mio gioco preferito dal quale nacque il desiderio di suonare uno strumento vero. Poco dopo a quattro anni però iniziai a suonare il pianoforte, le cui corde per me diventarono rifugio e valvola di sfogo allo stesso tempo fino ad oggi.

Oggi sei co-fondatrice dell'etichetta -OUS e del collettivo MADAM, parlaci di come sono nati questi due progetti e cosa riguardano.

-OUS è nata dalla voglia di collaborare con delle persone che stimo musicalmente e umanamente nel creare un contenitore, tramite cui poter non solo fare uscire la nostra musica, ma anche dare voce a musica e progetti di altri artisti che seguiamo e ammiriamo.

Il collettivo MADAM invece è una natura mutaforma, frutto di un after e tante colazioni scomposte fatte con il mio compagno di vita e di avventure Marco Mercuzio Peron (Slon). L’acronimo sta per ‘Many Atoms Develop A Mountain’ e rappresenta una ricerca in cui è la forza di attrazione che ogni volta ci spinge a collaborare con “atomi diversi”, a unirci, per alimentare quella che continua a essere una montagna in perenne crescita.

Condividendo il suono come primo linguaggio dal quale spesso partiamo, ci muoviamo in base al processo e alle collaborazioni tra sonorizzazioni di spazio, maratone sonore improvvisate, soundtrack per film o la curatele di diversi tipi.

Dai tuoi lavori si capisce che la musica fa parte di un ampio sistema di suggestioni come la video arte, lo spazio fisico e digitale e perfino le arti olfattive. Raccontaci meglio il tuo processo creativo.

Il mio processo creativo personale è molto vicino a quello descritto prima su MADAM, dunque ispirato da stimoli quotidiani e dalla voglia di collaborare con altre persone e altri linguaggi. Sono le risposte ricevute attraverso i linguaggi altri poi a spingermi oltre e ripensare, o meglio decomporre per poi ricomporre nuovamente il mio, per arrivare ad una sintonia che forse più che ascoltata va sentita.

Ora, grazie al progetto di Nike e Dérive, la tua musica è associata allo Yoga, ti era mai capitato di confrontarti con questa disciplina? Com'è stato vivere questa nuova sfida?

Mi è capitato di confrontarmi con questa disciplina e di averla praticata, mai però da un punto di vista troppo sportivo bensì dal punto di vista di estensione e flessibilità fisica e mentale. Partendo dalla voce e dunque dal corpo come strumento sonoro principale, ho voluto trovare una chiave vocale da affiancare alla lezione di Yoga. Il processo si è rivelato intenso data la durata di 50min, ma come dicevo prima, stimolante perché nuova come esperienza.

La tua sessione "Stellar" è dedicata alle stelle, tra il sole e la luna, ti sei fatta ispirare dal cielo e dalle stelle per la tua sonorizzazione?

Non mi sono ispirata in modo particolare al cielo e alle stelle, ma dal pensiero di estendere la propria voce in quanto sé, e ricomporla all’interno di un’unica sonorizzazione che potesse accompagnare e risuonare all’interno di movimenti fisici “altri” e “altrui”, per poi portare ad un’apertura mentale interna senza perdere di vista il momento.

Il tuo ultimo lavoro "Tales of Another Felt Sense of Self" richiede una reincarnazione di tutti i sensi esplorando le nostre routine di ascolto, visione, percezione, comprensione e sentimento, possiamo vederlo come una sorta di rimettersi al centro o rimettersi in gioco con similitudini allo Yoga? Raccontaci di questo ultimo lavoro.

Questo mio ultimo lavoro è nato da un lungo processo di collaborazione con persone che stimo molto. Un continuo rimettersi in gioco e rielaborare il proprio, per far sì che il risultato finale potesse non solo coesistere con gli altri linguaggi ma essere percepito a livello multisensoriale. Specialmente in tempi di distanziamento sociale come oggi, credo sia necessario forse più che mai riattivare ed estendere tutti i sensi, per sentire e risentirsi vivo in quanto parte di “altro”.

Che relazioni hai con lo sport? Quali sport hai praticato nella tua esistenza e fino a che punto? Cosa significa oggi lo sport nella tua vita?

Da piccola praticavo danza, tennis e amavo giocare a calcio. Ci sono stati momenti nella mia vita in cui praticavo queste discipline molto intensamente, soprattutto la danza. Poi ho iniziato a suonare in varie band e tra prove e concerti non ci fu più il tempo per continuare tutto con la stessa intensità. In alcuni periodi l’unico sport che praticavo erano i pesi delle valige di strumenti che mi portavo dietro per suonare. Oggi e dopo il parto di mia figlia quattro anni fa, sento il bisogno più che mai di ricominciare a muovere non solo i micromuscoli delle mie dita, della pancia e delle corde vocali, ma di ribilanciare tutto il corpo. E chissà se non sarà questa collaborazione a darmi il là per ricominciare.