Dicono che finché in sala ci sarà anche solo uno spettatore lo spettacolo deve continuare. Ecco, noi ci auguriamo che il mondo del cinema, del teatro, e in ogni caso dello spettacolo si liberi dalle costrizioni imposte (più o meno comprensibili) e torni a brillare con costumi di scena, luci, gelatine, riempiendosi di spettatori e di venditori di sogni. Tra questi c’è Jacopo Sarno, attore sin da bambino, primo artista non-americano dell’etichetta discografica Walt Disney Records, artista di musical e talento che negli anni ha prestato corpo, voce e anima al palcoscenico italiano e internazionale.
Dicono che gli attori siano venditori di sogni… Qual è il tuo sogno a breve termine?
Disney mi ha dato tanto, ho realizzato sogni di quando ero bambino come recitare a Hollywood o salire sul palco dei Jonas Brothers con le mie canzoni… ho ricordi bellissimi. Ma dai sogni a un certo punto sei costretto a svegliarti ed è durissima. Ora vivo il mio mestiere con la sola voglia di farlo e la gioia di poterlo fare, senza l’aspettativa (pericolosissima peraltro) di dover diventare per forza un fenomeno popolare. La voglia di fare sempre meglio mi spinge a studiare e a imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Una carriera iniziata da piccolo dietro la telecamera targata Disney. Cosa ricordi di quell’esperienza e cosa come è cambiato Jacopo da allora?
Disney mi ha dato tanto, ho realizzato sogni di quando ero bambino come recitare a Hollywood o salire sul palco dei Jonas Brothers con le mie canzoni… ho ricordi bellissimi. Ma dai sogni a un certo punto sei costretto a svegliarti ed è durissima. Ora vivo il mio mestiere con la sola voglia di farlo e la gioia di poterlo fare, senza l’aspettativa (pericolosissima peraltro) di dover diventare per forza un fenomeno popolare. La voglia di fare sempre meglio mi spinge a studiare e a imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Dalla tv al teatro il passo è stato breve. Anche se il mestiere è lo stesso la dinamica cambia. Dove ti senti più a casa?
Col pubblico presente è più facile, perché metà dell’energia arriva proprio dalle persone sedute in sala. In teatro però servono tanto studio e dimestichezza col mestiere, altrimenti non succede un bel niente. Il teatro sarà sempre la mia casa, ma non ti nascondo che mi piacerebbe tornare in tv.
Hai un rituale particolare che pratichi prima di iniziare una ripresa o uno spettacolo?
I rituali devono restare segreti altrimenti non funzionano più… per questo gli attori ne hanno più di uno. Quello che ti posso svelare è il famoso “merda” che si dice con tutta la compagnia prima di andare in scena, ma è un segreto di pulcinella. Ne ho un altro, personale, che richiede la collaborazione del direttore di scena o del capo macchinista, ma non ti svelerò i dettagli…
Piccole e grandi produzioni: quale ti porti nel cuore del cinema e quale del teatro?
“A Natale Mi Sposo”, con Massimo Boldi. Girare quel film è stata un’esperienza indimenticabile. Per il teatro… beh, non posso dimenticare la magia di “High School Musical”.
Non solo attore ma anche doppiatore, un mestiere molto particolare. Cosa si prova a prestare la propria voce? Ci racconti un episodio divertente o un’esperienza significativa?
Ho iniziato a doppiare da bambino e mi sono sempre divertito molto a farlo. Un giorno ero a Londra, perché mi avevano preso per dare la voce ai videogiochi e al merch di un personaggio segreto, di un film segreto, che sarebbe uscito di lì a poco, ma anche la data era segreta. È stato solo quando mi sono trovato in sala doppiaggio, davanti al microfono, quando una delle battute diceva “mi chiamo Anakin…” che ho capito: stavo dando la voce al mio personaggio preferito in assoluto!
In questo periodo storico il mondo degli attori ha subito un grande rallentamento, quali risorse hai messo in campo per svolgere la tua professione nonostante lo stop forzato?
Mi sono messo a studiare per “potenziare le mie skills”, come direbbero i miei maestri di New York… ho lavorato soprattutto sulle tecniche di produzione musicale e arrangiamento. Ho ricreato un piccolo studio in casa e prodotto diversi singoli per vari artisti.
Questo mi ha permesso di continuare a doppiare le pubblicità da casa, quando non si poteva uscire per andare in studio di registrazione. Ovviamente mi sono dovuto guadagnare l’aiuto dei vicini di casa per avere le mie “ore di silenzio”. Anche se a volte, proprio mentre registravo, la carissima Sig.ra T. passava comunque l’aspirapolvere…
Come vedi il futuro dello spettacolo?
Forse la ripartenza darà una rinfrescata ai gusti del pubblico, ai messaggi che vivono nelle canzoni e renderà magari gli artisti più veri e genuini…
Tra le particolarità più affascinati dell’attore, c’è quella di poter vestire ruoli disparati e vivere più vite in una sola esistenza. Quale ruolo vorresti interpretare, che ancora non hai fatto?
Ho avuto la fortuna di interpretare diversi ruoli e immedesimarmi nel personaggio, vestire i suoi panni, vivere le sue emozioni. Se dovessi pensare al prossimo che mi piacerebbe interpretare ti direi il ruolo del cattivo, quello mi manca… e spero di avere l’occasione di essere un cattivo credibile e insopportabile.