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Laila Al Habash

Una soluzione di pop, r&b, indie e astrologia: Mystic Motel

quartiere Navigli

Scritto da Danilo Gambara il 4 aprile 2022

Dopo i sold out registrati a Modena e Roma, Laila Al Habash arriva al Tunnel di Milano il 7 aprile. Un nuovo pop. Un sound fluido e vario, che in combo a testi raffinati diventa la cornice di una delle artiste più chiacchierate dell’ultimo periodo: con “Mystic Motel”, il suo ultimo disco che vanta le produzioni di big come Stabber e Niccolò Contessa, Laila ha ricevuto enormi riconoscimenti da parte della critica oltre che dai fan. L’ho intervistata al bar “So Natural” per scoprire cosa succede prima di un concerto.

 

 

Ciao! Ti chiedo di presentarti nel modo più spontaneo possibile, chi sei e che musica fai.

Sono Laila, ho 23 anni, vivo a Milano e sono di Roma. Nella vita faccio musica, ho un mio progetto che ha molte influenze r&b, pop e sicuramente indie. È un misto perché mi piacciono molti generi diversi.

Spesso sento artisti dire che non si sentono rappresentati dalle etichette che ricevono, qual è il tuo punto di vista?

Per quanto riguarda ciò non ci do molto peso, nessuno rientra in un’etichetta, specialmente in questi tempi. Io sono abbastanza d’accordo con quello che sono e con quello che mi dicono.

Sui social vedo che prima della chiusura e immediatamente alla riapertura dei locali hai fatto molti live, quanto è importante per te l’elemento dal vivo per la musica che fai? Hai dei rituali pre live?

L’elemento dal vivo per la mia musica è imprescindibile. Faccio un genere di musica che necessita molto lavoro di produzione al computer, ma mi piace fare i live. Non solo perché mi conosce più gente ma anche perché è bello il contatto con i fan, riesco a conoscere davvero chi mi ascolta. Un altro motivo è che io e la mia band ci siamo impegnate per regalare al pubblico un’esperienza diversa dall’ascolto del disco, riarrangiando le canzoni per poterle suonare anche con gli strumenti. Creiamo il modo di riascoltare il disco e cogliere sfumature diverse, le persone vivono questo momento nella tua vita mentre suoni e colgono il tuo cambiamento, ovvero riescono a sentire quando il disco che suoni comincia a darti noia e sentono che sei pronta a fare nuova musica. Non ho particolari rituali pre-live, però ci sono cose che evito di fare, tipo bere e mangiare, non bevo alcool e non ceno.

L’altro giorno per casualità ho conosciuto Danila, la tua batterista, mi è parso di capire che tra i componenti della band che ti segue durante i concerti c’è un ottimo legame. Parlami di loro, chi sono?

Sul palco siamo io Plastica e Danila, e sotto il palco c’è il nostro fonico e tour manager Matteo. Diciamo che questa formazione è stata un po’ una casualità, credo molto nel “doveva andare così”. Siamo tutti amici e il furgone è sacro, bisogna trovare persone con cui si va d’amore e d’accordo, con cui senti un legame. Stiamo lavorando e non ci devono essere scazzi. Sono contenta del fatto che siamo 3 musiciste sul palco, perché noi ci siamo e ci facciamo sentire; mi fa piacere anche essere una piccola componente di qualcosa che sta cambiando. Guarda Vittoria, la bassista dei Måneskin, sono sicura che ci sia qualche ragazzina che ha deciso di far la bassista pensando a lei. Se nel mio piccolo posso far pensare ad una ragazza “ah ma posso farlo pure io”, la mia giornata può finire lì: sono contentissima.

Com’è essere donna nel mercato musicale? So che è una domanda banale e che io in primis trovo insopportabile, ma me la stai servendo su un piatto d’argento e nonostante tutto può generare risposte che portano ottimi spunti di pensiero.

La mia impressione personale è che mi faccio molti più problemi e schemi mentali dei maschi. Prima mi sentivo come se ogni 10 metri ci fosse un posto di blocco, “ma sei capace?”, “ah ma davvero?”. Devo dire che col tempo sto andando dritta con la mia roba, sicura di quello che faccio. Prima mi sentivo messa alla prova, dovevo dimostrare di avere determinate capacità. In generale essere donna ti porta sbattimenti nella vita, se poi stai in un ambiente particolarmente maschile è ancora peggio. Spero che un giorno smetterò di ricevere domande sull’essere donna, perché un giorno ce ne saranno così tante che sarà normalizzato. Nel mondo ideale non ci sarebbe il femminismo, perché non ce ne sarebbe bisogno. La metafora giusta per riassumere tutto è che se per un maschio questa scala ha 50 scalini, una donna ne ha 65.

Nell’adolescenza ho ascoltato quasi solo rap e indie e quando è uscito “Moquette” alle produzioni c’erano Stabber e Niccolò Contessa, questa linea che connette “Artificial Kid” e “Il Sorprendente Album dei Cani”, sei te. Com’è successo questo incrocio quasi miracoloso?

È la mia stessa reazione, ho sentito di aver creato per 2 anni un equilibrio incredibile. 

Stabber mi conosce da quando ho 17 anni, è stato il primo che mi ha seguito in questo 

progetto. Niccolò invece lo conoscevo di vista e quando mi scrisse su FB naturalmente ho infartato. Abbiamo passato tutta l’estate del 2020 a suonare; poi si è aggiunto Stabber e abbiamo cominciato a lavorare in 3.

Seguendoti da tempo so che per te l’astrologia è molto importante. In che modo il tuo segno e il tuo ascendente influiscono sulla tua musica?

Sono sagittario ascendente capricorno. Per me l’astrologia è una parte della mia vita che si riflette naturalmente anche nella musica, una cosa che non smetto mai di studiare e che mi affascina da quando ho memoria. È una lettura in più per la vita e si riflette soprattutto nei testi. Quando parlo di me, del mio carattere, tipo in “Paranoia”, in cui parlo di astri con termini tecnici, questa canzone è riassumibile in: ho l’ansia, ma non so il perché e neanche nel mio tema natale riesco a trovare una soluzione e quindi l’unica cosa a cui mi aggrappo di solito è il guardare che pianeti ci sono oggi, ma neanche lì riesco a trovare una soluzione per capire come mai sto in ansia oggi.