Luca Marcellin è nato a Pinerolo (To) il 22 marzo 1982 e ha cominciato a fare i caffè nel ristorante di nonna quando non arrivava ancora al macinino. Dopo aver girato per una dozzina di anni per lavorare nei migliori hotel a 5 stelle del mondo, ha aperto da pochi mesi Drinc., un locale in cui se non siete ancora andati sono sicuro che cercherete di farlo non appena letta quest’intervista. Due vetrine su via Plinio a misura d’uomo, o meglio a misura di bevitore: un indirizzo destinato a diventare un punto fermo nella lista dei migliori cocktail bar di Milano.
Come e perché hai iniziato a lavorare al bancone?
Da piccolino quando andavo al ristorante di mia nonna a Torino lei mi faceva stare dietro il bancone e preparare i caffè: non arrivavo neanche al macinino. A 16 anni ho iniziato a lavorare nei bar del mio paese, Sestriere, il sabato pomeriggio e la domenica. Poi, una volta diplomato, un po’ più seriamente.
Chi è stato il tuo maestro?
Di maestri per fortuna ne ho avuti tanti, agli inizi ricordo “zia Dory” che mi ha trasmesso la voglia di farsi il culo. Poi ho lavorato con Luca, scuola di un certo Aldo Ferrier, campione del mondo IBA, il quale mi ha fatto capire qual è la differenza tra stare dietro un banco per gioco o per professione, trasmettendomi professionalità, colpo d’occhio e attenzione per i dettagli.
Ho avuto la fortuna di lavorare con un paio di capi barman AIBES di un certo spessore che mi hanno passato la voglia di lavorare negli hotel di lusso in giro per il mondo.
Qual è il primo drink che hai preparato? Com’era?
Ho iniziato con i “drink della casa”, quelli che si usavano un tempo… Tipo crème de banane, granatina, succo di ananas eccetera. Ahah, diciamo che si poteva bere!
Puoi raccontarci la tua esperienza professionale, fino ad aprire Drinc.?
Ho iniziato “seriamente” a 18 anni, facendo per un paio d anni le stagioni, estate al mare e inverno in montagna. Poi verso i 20 sono partito per Londra, e da lì non mi sono più fermato: Isle of Man, Palma Di Maiorca, Svizzera, Australia, America, con tappe più brevi in Francia e Africa. Dopo praticamente 12-13 anni di hotel 5 stelle lusso, dei quali vado fiero, ho deciso di rimettermi in gioco e aprire Drinc.
Perché ti sei deciso ad aprire Drinc.? Come mai hai deciso di fermarti a Milano?
Era il sogno della mia vita, ero fidanzato e Milano, in Italia, penso/spero sia una città dove si lavora praticamente tutto l’anno.
Dal ghiaccio ai bicchieri, passando da cocktail list, musica, arredamento e persino dal vostro abbigliamento, tutto sembra il risultato di anni di preparazione e di studio finalizzato all’apertura di un locale. Eppure, entrando al Drinc, non si ha l’impressione di qualcosa di costruito a tavolino. Qual è il segreto?
Esatto, tutto è stato studiato nei minimi particolari, ma come diceva un mio general manager il servizio di lusso ci deve essere ma non si deve vedere da dove arriva. L’idea di Drinc. è quella di un locale perfettamente studiato (non si vedono neanche i bicchieri sporchi) con un servizio 5 stelle ma fatto in maniera giovane e dinamica, ridiamo e scherziamo ma cercando di essere sempre attenti al minimo dettaglio, senza però essere ingessati o invadenti. Non so se ci sia un segreto, penso che al centro ci sono i clienti e tutto ruota intorno a loro. Ma loro non devono capire cosa sta succedendo, devono solo essere coccolati un po’.
Com’è la linea del Drinc.? Ho visto che in lista hai solo drink signature.
Sì, la Drinc. list è fatta di signature. I classici, quelli attuali, sono tutti disponibili. Cerchiamo ovviamente di puntare sul nostro stile di miscelazione. Penso non abbia molto senso andar a visitare un posto e voler bere qualcosa di qualcun’altro o di 100 anni fa.
Quali sono i prodotti ai quali non rinunceresti mai?
Mi piace molto variare, sempre perché penso che una lista deve contenere cocktail per tutti i palati… Dando così la possibilità a tutti di trovare il cocktail giusto.
Qual è il cocktail da provare?
Mezicano, ovvero #secerchiqualcosainpiudelsolitoamericano
Mezcal, Vermouth rosso, bitter, zucchero liquido, bitter al cardamomo, seltz. Servito con cubo di ghiaccio cristallino.
Oppure Il mio nome è z …z 44, ovvero #nonilsolitocollins
Z44 gin, drinc syrup (timo, arancio, pepe rosa), bitter al cardamomo, lime, seltz.
Tu cosa bevi di solito?
Io bevo un po’ di tutto, mi piace assaggiare le specialità dei colleghi. Bevo anche molto il vodka lemon…
Qual è l’oggetto a cui non rinunceresti mai mentre lavori?
Non rinuncerei mai allo straccio e alla spugna: il bar deve essere pulito!
É un periodo parecchio favorevole per il mondo dei bar e dei barman a Milano. Qual è il tuo punto di vista? Li frequenti? Ti piacciono?
Sì, concordo, la qualità sta aumentando e ci sono molte proposte, io non ho mete fisse, mi piace girare e guardare, guardando bene si impara sempre qualcosa.
Quali sono i locali di Milano che frequenti?
Il Lab, Casa Mia, prima quando ero al Four Seasons andavo spesso allo Swiss Corner per un drink dopo lavoro. In ogni caso non ho una tappa fissa, mi piace girare.
Cosa ti piace fare in città quando non lavori?
Mi piace visitare Milano, ancora dopo 6 anni non la conosco… Mi piace andare in palestra e appena posso in giro in moto.
Ci consigli una città per organizzare un week end dedicato al bere? Perché?
Be’ penso che ce ne siano molte, Praga, Londra, Mosca, New York, eccetera. Ognuna propone stili diversi, affascinanti per diversi aspetti.
Cosa significa per te bere responsabilmente?
Per me bere responsabilmente vuol dire più che altro bere di qualità. Non vuol dire spendere troppi soldi o altro, ma andare nei posti dove, semplicemente, fanno da bere con prodotti di qualità e senza esagerare, bisogna bere per piacere, i beveroni super forti per “sballarsi” non fanno per me.
E, qualora avessi esagerato, qual è il tuo rimedio?
Be’, ora che non sono più di primo pelo ho bisogno di dormire!