Da EXPO 2015, quando oTTo aprì nell’allora molto più cinese Paolo Sarpi ed era quasi strano pensare di aprire un bar là, all’estate 2020, in cui è partito il progetto “oTTo unplugged”, cioè una nuova succursale sotto il vulcano più regolarmente attivo del mondo, lo Stromboli, è cambiato mille volte lo scenario della chinatown milanese, di Milano, e della vita dei soci di oTTo, che da tre sono nel frattempo diventati due.
A cinque anni dall'apertura, oTTo è già diventato una presenza storica in Sarpi. Ci raccontate l'evoluzione, tutti i cambiamenti del locale?
Oddio: ci stai chiedendo un bilancio di cinque anni. Non è facile.
Diciamo che oTTo è cambiato molto soprattutto nella nostra percezione. È partito come un progetto quasi amatoriale di tre amici che facevano tutto e facevano mille errori.
Poi è diventato il locale alla moda, sempre affollatissimo, poi un’azienda vera e propria con 20 collaboratori, e adesso è quasi un pezzo storico, uno di quei posti che sembra ci siano da sempre.
Abbiamo fatto una rivista, un dehor “d’autore”, di Francesco Librizzi, mille iniziative e un pezzo di reparto tutto no profit che sta ancora evolvendo.
Abbiamo cambiato 4 social media manager, 4 barman, 6 cuochi. Hanno lavorato per noi più di 100 persone nei vari turn over.
Insomma è tutto davvero diversissimo.
Poi intanto un socio – Marco – è andato via, uno ha messo su famiglia e figli. Per cui abbiamo passato davvero mille fasi, molte molte più di quelle che si vedono da fuori.
Fate ancora eventi culturali/artistici/cinematografici, come all'inizio?
Nell’ultimo anno le energie sono state dedicate a oTTopagine, la nostra rivista, in cui ci aiuta Annalisa Angelini (preziosissima). Poi abbiamo fatto fatto tre mostre in vetrina. Alcuni eventi live che ci sono stati proposti (ma cerchiamo di evitarli per evitare mega affolllamenti). Abbiamo provato a fare delle miniproduzioni di documentari ma non ci siamo riusciti.
La grande novità è che oTTo raddoppia: inaugura in questi giorni una sede a Stromboli. Come è nata l'idea? Che tipo di posto è?
Beh era da almeno due anni che volevano fare una seconda mossa, il secondo libro per usare una metafora: che come dice il luogo comune, se il primo è di successo, il secondo è difficilissimo.
Volevamo fare una cosa un po’ spiazzante, non un secondo oTTo come il primo, una cosa più piccola, una sorta di oTTo unplugged. E l’idea di farlo al mare ci aveva sempre stuzzicato.
Avevamo pensato alle Canarie, a Lampedusa, a Palermo. Poi Stromboli ci è arrivata come proposta, quasi per caso, mentre eravamo in barca con amici. Non si poteva dire di no!
Sarà un giardino bellissimo, enorme, che guarda le eruzioni del vulcano più attivo del mondo, in mezzo a uno dei mari più belli del mondo.
E il quartiere è cambiato secondo voi dall'EXPO? E da quando ci eravate venuti ad abitare?
Il quartiere è irriconoscibile. Anche per oTTo, è cambiata la clientela. I prezzi di affitti e acquisti della zona sono aumentati del 30/40% in questi 5 anni.
Prima ci vivevano quasi solo freelance “squattrinati”, in pittoresche case in mezzo a cinesi. Adesso visti i prezzi stanno via via andando a vivere altrove, e sono arrivati avvocati, famiglie, persone benestanti.
Era una gentrificazione inevitabile in un quartiere così centrale, e ovviamente come tutte le gentrificazioni, lo è nel bene e nel male.
Il vostro "pubblico", lo zoccolo duro delle persone che vengono da voi, è sempre lo stesso? chi sono?
Sul tema zoccolo duro abbiamo sempre fatto grandi litigi (Perchè io non mi ricordo mai nessuno). Di storie ce n’è mille. C’è una coppia che viene tutte le sere, dopo cena, a prendere un ginseng. C’è un giornalista che da 5 anni viene e chiede un “piattino” (nessuno sa cosa sia un piattino). C’è Crozza che chiede puntualmente le olive (che non abbiamo in menu).
E poi c’è uno zoccolo duro oramai virtuale. Persone che ci amano molto, anche se magari sono dall’altra parte della città. Ma ci seguono e supportano in tutto!
Con chi avete stretto relazioni nel quartiere? Con chi collaborate?
Relazioni personali moltissime. Lavorative un po’ meno. Sicuramente i ragazzi del Terzo segreto di satira, con cui abbiamo fatto tante cose. E su tutti, il nostro studio di grafici/social con cui collaboriamo che è del quartiere, che ci adoriamo a vicenda.
Dove abitavi all'inizio? e ora? cosa vedi dal tuo terrazzo?
Prima abitavo in via Fioravanti, adesso due vie più sotto. Anche il mio socio vive in Sarpi, e anche alcuni collaboratori. Dal mio terrazzo vedo un palazzo (a Milano cosa vuoi che veda)… anche se Librizzi quando viene dice che sembra di stare a Mergellina!
A suo tempo come hai scelto il posto? perché?
E’ bellissimo quello spazio. Lo cercavamo in Sarpi, e ci siamo innamorati subito.
Che cosa vi piace di più di Sarpi?
Che si sono poche macchine, si gira a piedi, le strade sono piccole, e non ci sono quei vialoni desolanti a 4 corsie con gli alberi al centro. Quando puoi attraversare una strada in 7 passi, allora sei in una dimensione umana, inclusiva, di quartiere.
Dove andate a passeggiare, quali spazi e strade preferite?
A meno che non sei un abitudinario di quelli inguaribili, passeggiare significa muoversi un po’ a caso, andare in giro e sperdersi, scoprire angoli nuovi, e quindi cercare di stare un po’ lontano dai posti preferiti.
Prima di aprire otto dove ti piaceva mangiare e bere? esistono ancora? ci vai ancora ogni tanto?
Prima di aprire oTTo ero appena trentenne, ero giovane! Andavo pure a ballare.
Adesso ho quell’età in cui ti invitano a cena a casa, e la metà di loro parla di figli. Per cui il 70% dei weekend sono al mare.
Però qualche nome te lo faccio.
Quando sono con gli amici molto di sinistra (quelli che Renzi è cattivo per capirci): librosteria, wasabi, reduci.
Quando sono con gli amici più cool e meno di sinistra: corso como 10, chinese box, Lu Bar.
Quando sono con gli amici radical/indie: ristoranti etnici scrausi, cantine isola, champagne socialist.