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Nadia Zoller

Capire come abitare assieme: la Rete delle Associazioni di quartiere

Scritto da La Redazione il 2 settembre 2023
Aggiornato il 26 settembre 2023

 Chiunque abbia mai lavorato con un territorio qualunque sa bene che il primo requisito è quello della strenua frequentazione. Bisogna starci nei luoghi per capirne le esigenze, le possibili lotte e risoluzioni. Bisogna starci per conoscere le persone. I Laboratori di Quartiere sono questo: spazi d’apprendimento condiviso in cui si raccolgono regolarmente associazioni, persone e istituzioni per trovare un senso e un orizzonte progettuale all’abitare.

«Migliorare la qualità del vivere e dell’abitare in quartiere: a questo serve il Laboratorio.»

 

Una domanda base per cominciare: come descrivesti il Corvetto, oggi che è un quartiere sulla bocca di chiunque?

Il quartiere oggi ha i problemi di tante periferie, anche se c’è una tenuta sostanziale del tessuto connettivo, tanti gli anziani soli, madri “bambine” e le famiglie straniere – una diversità che se non gestita diventa problematica. Per esempio: il portierato sta sparendo ed è una perdita molto rilevante, aumenta il senso d’abbandono. Poi il quartiere non è mai “esploso” davvero, forse perché c’è chi da anni ci lavora a tenere insieme i pezzi. E poi il quartiere ERP non è fisicamente “ghetto”, ma un’area ex industriale ed operaia della città e pezzo a pezzo si sta riqualificando, sviluppando, acquistando reputazione più positiva con insediamento di eccellenze (tipo Fondazione Prada, la riqualificazione dello Scalo Romana, il Politecnico) ma anche tante realtà sociali e culturali che nascono dal basso, con meno risorse economiche ma capaci di azioni positive e che cercano il coinvolgimento di chi vive e lavora qui. Poi c’è la rilevantissima riscoperta (con rilancio) della vocazione agricola e tutte le Cascine riqualificate nell’area liminare tra città e campagna.

Che cos'è e di cosa si occupa il Laboratorio di Quartiere?

Il Laboratorio di Quartiere è un servizio del Comune di Milano con la finalità di supportare il processo di rigenerazione urbana del quartiere Mazzini. Noi ci troviamo infatti nel quartiere di edilizia popolare costruito dall’architetto Giovanni Broglio tra il 1925 ed il 1931, chiamato inizialmente “Regina Elena” e solo in seguito “Mazzini”. Negli anni a partire dal 2006 il Laboratorio ha svolto un ruolo di presidio locale, mediazione dei conflitti e sviluppo di comunità. Sono stati inoltre supportati gli abitanti nella convivenza con numerosi cantieri di riqualificazione. Oggi il Laboratorio è un punto di riferimento per molte persone e associazioni che operano in quartiere, è un luogo di incontro e di dialogo che contribuisce a mantenere una maggiore fiducia degli abitanti nei confronti delle istituzioni. Quello a cui si rivolge il Laboratorio è in primo luogo la comunità del quartiere nel suo complesso, questo avviene anche grazie al lavoro svolto sul territorio con la rete informale chiamata “rete Corvetto”. Presso il Laboratorio la rete trova spazio e supporto per riunirsi e proporre attività in modo condiviso, identificandosi nel quartiere e nel miglioramento della qualità della vita. Un esempio di queste attività e dei loro risultati è il Patto di Collaborazione Verde Mazzini, che coinvolge associazioni e cittadini attivi da una parte e l’Amministrazione Comunale dall’altra: il Laboratorio in questo contesto coordina i volontari nel curare il verde delle vie Mompiani e Panigarola.

Com'è nata e che cos'è la Rete Corvetto? Quante associazioni raccoglie?

Del marzo del 2015 e in vista di una possibile chiusura del Laboratorio viene dal territorio la necessità di incontrarsi per ribadire l’importanza del Laboratorio che viene definito qui “Una Casa tra le case”. Nell’anno 2015/16 iniziano gli incontri “di rete” mensili, tra abitanti, operatori e altre realtà del territorio. Sono gli inizi di “Rete Corvetto”. Quello che passa tra tutti è che l’obiettivo della Rete  è portare avanti quello che era, è e sarà l’obiettivo del Laboratorio: migliorare la qualità del vivere e dell’abitare inquartiere. Da lì a qualche mese e con qualche cura e rinforzo la Rete “esplode”!: le riunioni diventano sempre più frequentate, mai meno di trenta persone, e il gruppo retecorvetto assieme alla pagina Facebook diventano strumenti sempre più importanti. A oggi la Rete Corvetto conta più di 50 associazioni, un Google group di 220 persone e incontri mensili che si svolgono al Laboratorio ai quali partecipano dai 30 alle 40 persone tra cittadini attivi e referenti delle associazioni.

Particolarmente interessante in Corvetto, e proprio per la posizione che occupa, è la rara permeabilità tra tessuto urbano e campagna – come il Parco Agricolo Sud o la Vettabbia. Ci sono spazi verdi e coltivati dalle comunità, i grani di Longoni, le passeggiate, insomma: tutta una serie di esperienze che rivedono i limiti e gli spazi del’abitato. Quanto quest’aspetto è rilevante rispetto al lavoro delle associazioni e all’immagine che il quartiere sta via via riformando?

Non è un caso che proprio in questo quartiere si siano sviluppati tanti processi legati al verde pubblico che hanno coinvolto gli attori del territorio. C’è uno stretto legame tra il nucleo abitato e la zona agricola limitrofa, molte delle iniziative delle realtà territoriali fluttuano tra una zona e l’altra, il “Sentiero delle Biodiversità” che si sviluppa nella zona del Parco della Vettabbia, ne è un esempio, così come l’attenzione al verde pubblico dei Patti di Collaborazione del Corvetto.

Rimanendo sulle associazioni, sembra che a Corvetto sia un tema decisamente rilevante, basta guardare alle quantità: DOPO?, Terzo Paesaggio, CIQ, Soulfood Foresfarms, la cucina di quartiere… Viene insomma da pensare che un po' per natura del quartiere, un po' per la sua storia passata e per come l'area si sta trasformando, sia una zona particolarmente predisposta all'azione collettiva, all’associazionismo e alle pratiche condivise di cura. Vista l’esperienza con Laboratorio di Quartiere e la Rete Corvetto, perché credi che proprio qui ci sia questo brulicare di associazioni?

Sicuramente c’è stato un investimento di risorse su un quartiere considerato “caldo”, che ha permesso il concentrarsi di innumerevoli iniziative, proprio per questo motivo è emersa la necessità di una Rete di confronto e collaborazione tra associazioni, cooperative e abitanti che permetta una più fluida comunicazione tra le parti e un costante confronto….oltre al piacere di incontrarsi e lavorare insieme!

In questa dimensione decisamente contemporanea del Corvetto va ovviamente considerata la grande spinta trasformativa che il quartiere sta avendo. Dall’apertura del nuovo edificio del Comune, fino – ovviamente – a quella triangolazione tra lo Scalo di Porta Romana, Rogoredo-Santa Giulia e Corvetto. Insomma: cosa pensi che stia diventando, o che diventerà, Corvetto?

La spinta alla gentrificazione è una questione che sta coinvolgendo tutta la città e credo sia inevitabile un coinvolgimento del Corvetto in questa dinamica trasformativa. Ma, nonostante ciò, il cuore del Corvetto rimane il gruppo di caseggiati Erp dai quali non si può prescindere, la speranza è che il Re-branding non finisca per tagliare fuori proprio questa parte importante del Quartiere.