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NOI Libreria di Vicinato

Per dire NOI ci sarebbe bisogno di un “voi”, ma sappiamo tutti che poi i confini si sfaldano, non sono netti. Perché NOI, Librerie di Vicinato, è loro, è NoLo. Ed è proprio il vicinato in una libreria.

quartiere NoLo

Scritto da Piergiorgio Caserini il 11 marzo 2021
Aggiornato il 16 marzo 2021

Foto di Anna Adamo e Guido Borso

Non potevamo non parlare di NOI. Cioè, non noi di Zero, ma proprio NOI, la Libreria di Vicinato, in via delle Leghe, nel ventricolo sinistro del quartiere. Ci sono tante cose da dire su loro, per esempio c’è chi dice che non sembri una libreria o chi la scambia per una libreria per bambini, chi la prende per un luogo di confronto e chi ci va a trovar consiglio. E per essere sinceri, hanno tutti ragione. Perché come già dicono Alice e Silvia, le libraie, è il vicinato – con tutte le sue accezioni – che fa una libreria, o meglio: che fa di un luogo o un’attività un centro di cultura.

Alice e Silvia. Foto di ANna Adamo e Guido Borso
Noi Libreria. Foto di Carmen Colombo

Premettendo che pensavo esistesse da una vita e invece no, raccontateci un po’ di NOI, cioè di voi.

Alice: Ho fatto la giornalista per anni, e avevo voglia di fare qualcosa di mio. NOI nasce così nell’aprile del 2019, con quattro soci, tutti con background diversi; gli altri sono Andrea, il mio compagno, che è architetto, Marco, ingegnere, e ci fa da contabile e Anna che ha sempre lavorato per esterni. Silvia ha visto il progetto crescere, lavorando da subito con noi, e assieme a me è l’altra libraia di Noi. Nasciamo come libreria di illustrati, e l’illustrazione si pone però in vari ambiti. Nel senso che spesso quando qualcuno vede tutti questi colori, pensa immediatamente che siamo una libreria per bambini. Ma in realtà non è così, almeno non solo. È un equivoco che sorge spesso.

 

Silvia: Ma del tipo: «non siete una libreria abituale, è un po’ strana, come funziona? I libri sono in vendita? Posso toccarli?», oppure ci dicono che sembra di entrare in un negozio di Berlino. Insomma, ci siamo accorti che l’illustrazione non è un linguaggio così familiare al pubblico. Si associa subito all’ambito dei bambini, quando in realtà ci sono libri illustrati molto seri e non adatti ai piccoli.

È una domanda retorica ma introduciamo: c’è un ruolo del quartiere nell’idea di NOI?

Alice: Ogni volta che faccio un viaggio in giro per il mondo entro in una libreria…è proprio un luogo che mi fa star bene e amo confrontare il senso e l’atmosfera che ciascuno conferisce a quello che è ben di più che un esercizio commerciale. Devo dire che da abitante del quartiere mi mancava uno spazio come questo. Può sembrare retorico il nome, NOI, ma è anche vero che un posto così si costruisce solo se si è in gruppo, non può farlo un singolo. E qui si posiziona anche la scelta di costruire questo spazio insieme alle persone che ci frequentano: il vicinato.

 

Silvia: Ecco, vicinato però è un po’ un termine interpretabile. Può essere un vicinato prossimale, ma anche uno che si è espanso e costruito attraverso i social, com’è successo. E lì il vicinato diventa più una questione di familiarità, di relazione.

Spesso le librerie sono un po’ un luogo di ritrovo di una comunità, ci sono clienti affezionati che chiedono consiglio e via dicendo. Voi in un certo senso ne avete fatto il vostro statement, e allora: come si rapporta una libreria al vicinato?

Alice: In questo senso ci pensiamo un po’ come un avamposto culturale, ma siamo sostanzialmente un ricettacolo di felici casi umani, tutti ottimi frequentatori. Così noi libraie veniamo spesso prese per confessori, portinaie… che è bello, ed è quello che per certi versi ha cavalcato la libreria fiorentina Farmacia Letteraria. Molti riconoscono nei libri una cura, una richiesta di risposte. Spesso ci chiedono consigli per affrontare situazioni difficili e argomenti delicati. Come chi sta cambiando sesso, ha due figli e deve capire come dire che nell’arco di tre mesi questi bambini avranno due mamme. E chiedono «Come si fa?». Noi ci mettiamo a fare ricerca bibliografica, e scopriamo ad esempio che ci sono dei grossi vuoti editoriali. Insomma, la libreria si sta costruendo molto sugli interessi di chi la frequenta, ed è un nutrito gruppo di persone attente e interessate a temi diversi.

 

Silvia: Per esempio, fino a qualche tempo fa, ogni mese chiedevamo a una realtà diversa di fare una selezione bibliografica a tema e per questo avevamo un settore dedicato che ruotava in continuazione. È cominciato con Compulsive Archive che ha curato una selezione di riviste e fanzine degli anni Ottanta e Novanta sul femminismo e la queerness. Riviste importanti e meno conosciute, straniere e italiane, libri come The Riot Grrrl Collection… [Libro capolavoro, confermo. NdR.] Abbiamo cominciato così una collaborazione – nel nostro primo anno di vita –, un’esperienza che ci ha portato ad approfondire le tematiche femministe e LGBT+. Complice di questa direzione è stata anche la vicinanza di locali come NoLoSo. Poi un po’ si è sparsa la voce, e abbiamo attirato i membri di questa comunità, io compresa, finché non siamo diventati un punto di riferimento per questi interessi. Abbiamo anche fatto una serata con le Ninettes, le allieve delle Nina’s Drag Queen, la compagnia drag più famosa di Milano, con una performance dal vivo e illustratori che ritraevano il momento.

È un rapporto confidenziale, di crescita condivisa.

Alice: Stiamo imparando a fare le libraie, entrambe siamo alla prima esperienza. Ma forse questa cosa ci permette di non avere pregiudizi, degli schemi rodati in cui rimanere incastrate. È un rapporto inaspettato e stimolante. Ci sono tante cose da imparare e migliorare, non solo in termini economici ma anche di relazione. Ci divertiamo. Per dirti, piano piano stiamo “ampliando” questa sezione di “argomenti difficili da trattare con i figli”: le separazioni, famiglie omogenitoriali, le malattie e via dicendo. Stiamo anche migliorando la selezione per quelle fasce d’età in pieno cambiamento, tra gli 8 e i 13 anni per dei dialoghi che abbiamo avuto con mamme del quartiere.

 

Silvia: Stiamo anche mettendo a punto collaborazioni con riviste indipendenti come L’Integrale oppure K e Forecast de Linkiesta o ancora Perimetro, stampata da Fontegrafica con cui stiamo stringendo un’intesa anche per altri progetti.

Considera poi che nel 2020, a causa della situazione sanitaria, ci sono saltati molti appuntamenti che speriamo di recuperare presto: oltre ai cicli di incontri legati alle selezioni bibliografiche (ne avremmo dovuti avere sulla poesia, poi su Rodari e l’educazione libertaria) e alle presentazioni, avevamo ideato delle “cene con tabù”, una serie di incontri mensili con temi scelti attraverso un sondaggio. Per esempio, le donne che scelgono di non avere figli: tema che abbiamo scoperto essere sentitissimo. Saremmo state noi, una giornalista, uno psicologo, le partecipanti e uno special guest che di volta avremmo invitato a seconda dell’argomento. In quel caso l’ospite sarebbe stata Nicoletta Nesler, una regista che insieme a Marilisa Piga ha realizzato “Lunadigas”, un progetto legato a un documentario omonimo in cui si dà voce alle donne che hanno fatto questa scelta.

 

Alice: Sì perché la pressione sociale a 35 anni per chi non ha fatto un figlio c’è, ed è pure pesante. C’è anche sofferenza, sia per chi non riesce che per chi non vuole. Insomma, io da mamma di due bimbi, la considero un’alternativa molto valida, non avere figli. MOLTO MOLTO VALIDA, BRAVE.

Insomma, siete parte integrante di una comunità, siete e volete il vicinato con voi. Noi è voi, mi verrebbe da dire storpiando il rimbaudiano “io è l’altro”.

Alice: Guarda, è appena passato questo bambino che tutte le sere arriva qui e si mette a sfogliare tutti i libri. C’è proprio un suo scaffale, ha due anni e quando ancora non parlava benissimo le uniche parole che diceva qui erano «Belo! Belo!». Pensa che abbiamo ringraziato un po’ di persone a fine anno, e tra queste c’è una bambina di tre anni che gioca alla libreria NOI a casa, con lei che fa «sono la libreria NOI, che libri vuoi?». E mio figlio, ti dirò, gioca “a fare la libraia”.