Drink(h)er è il viaggio di ZERO tra le donne del mondo del beverage. Di bancone in bancone, andiamo alla ricerca di quelle storie che finiscono con un drink in mano ma partono da molto lontano. Comun denominatore l’essere intraprendenti, coraggiose, e pronte a sfatare e dimostrare che il mondo del beverage non è e non deve essere esclusivamente maschile. Sempre più donne si approcciano a questo lavoro, scegliendo con passione e determinazione una professione che non è sempre facile e non sempre supera il gender gap. Qui capiamo insieme le loro storie direttamente dalla loro voce.
Un nome inequivocabile, ShakeHer, per delle giovani donne che hanno l’obietttivo di cambiare il mondo della mixology. Sono determinate, unite, appassionate e hanno ben chiara la loro missione. Vogliono avere le stesse opportunità di carriera e di avanzamento economico che le spettano, non vogliamo essere discriminate se scelgono di essere anche madri, giudicate se decidono di non esserlo. E magari continuare a fare questo lavoro anche dopo i quarantanni. A supporto delle donne per le donne. Senza dimenticare l’aspetto ludico che è alla base di questo splendido lavoro.
Invece di aspettare che qualcosa cambiasse abbiamo deciso di lavorare per il cambiamento.
Chi è ShakHer? Chi c'è dietro? Ci potete raccontare la vostra storia?
ShakHer non è una persona, è un collettivo di bartender donne che lavorano nel mondo dell’ospitalità, fondato nel 2019 da Denise Ruscio, Monica Noni e Roberta Martino. È nato un po’ per gioco e un po’ perché un gruppo così serviva! Abbiamo iniziato portando un po’ di divertimento e ospitalità dietro al bancone, un bancone fatto di donne solo per quella sera. Divertendoci, ma soprattutto facendo divertire chi veniva a trovarci , abbiamo capito che tutto questo funzionava grazie al seguito che avevamo durante le serate e durante gli eventi, e abbiamo deciso di crearci un’identità,non individuale ma collettiva.
Abbiamo iniziato a girare, a fare nostro il nome ShakHer, a dargli una sua identità e a portarlo in giro fino ad arrivare a Barcellona per una guest night dai nostri amici spagnoli. Con la disgrazia del Covid e il fermarsi di tutto quello che fino a quel momento ci identificava in una comfort zone, ci siamo rese conto che dovevamo sfruttare quel tempo a disposizione, abbiamo rielaborato ed evoluto il progetto iniziale spostando, anzi ampliando, il nostro focus a tutto il mondo dell’imprenditoria femminile, della parità dei diritti e supportando enti e fondazioni in supporto della donna. Ci siamo ampliate, accogliendo entusiaste nuove componenti come Alice Bidini, Valeria Bassetti, Veronica Costantino e Anne sophie Vacher. Invece di aspettare che qualcosa cambiasse abbiamo deciso di lavorare per il cambiamento.
Come siete arrivate a fare questo lavoro? Da che percorso venite? Avete sempre lavorato nel mondo del beverage?
Ognuna di noi ha storie e background diversi, così come i ruoli che ricopriamo nel settore e l’età anagrafica. Siamo diverse e uniche nel dare espressione al nostro talento. È proprio questa la nostra forza e ciò che a distanza di anni ci unisce.
Raccontateci una giornata tipo di ShakHer. Qual è la sua mission?
Fortunatamente non esistono giornate tipo nel nostro lavoro. La nostra mission è portare all’attenzione di colleghi, aziende e pubblico la questione femminile e l’idea di inclusione e rispetto nella nostra Industry. Crediamo che ogni passo in avanti per il rispetto verso le donne, economico e sociale sia un passo avanti per tutti. E ovviamente rendere piacevoli gli eventi e far divertire con un pò di leggerezza (che non è superficialità ma solo voglia di evadere da questo momento storico così difficile) le persone che decidono di partecipare alle nostre serate.
Andiamo oltre: lavorare nel mondo del beverage non è sempre facile, molto spesso si lavora la notte, quando gli altri si divertono e non è facile trovare un balance psicofisico. Cosa fa Shakher in questo senso? Come aiuta chi lavora in questo mondo?
Il benessere psicofisico delle persone che fanno il nostro lavoro è fondamentale. ShakHer collabora con progetti di ricerca come Komen Italia e crea la base per un confronto continuo con tutte le colleghe e le imprenditrici per diffondere informazioni e veicolare una giusta maniera di vivere la notte in sicurezza. Questo lavoro lo si sceglie per un mix di amore e passione del mestiere, accompagnsti sicuramente da un’attitudine per la manualità del lavoro. Per noi, ad esempio, mantenere delle abitudini mattutine aiuta ad avere una stabilità mentale e fisica.
Il mondo del beverage è un mondo molto maschile, quasi esclusivo. Cosa significa essere una donna nel vostro mondo?
Il nostro mondo è stato ed in alcuni casi è ancora misogino e patriarcale ma le cose stanno cambiando e molti colleghi appoggiano e sostengono il nostro progetto. Essere una donna in questo settore significa sicuramente mettersi in gioco e a volte farsi valere per due, poichè ancora un pò ferme negli stereotipi dei clichè sociali, ma anche far della società tutto un fascio non sarebbe veritiero. Tutte noi abbiamo avuto situazioni spiacevoli, dettate crediamo più dall’ignoranza piuttosto che da una reale situazione di sessismo o similari, ma allo stesso tempo tutte noi abbiamo colleghi che hanno creduto e credono fortemente in noi.
Vi sono mai capitate alcune situazioni difficili in quanto donna? Fa più fatica una donna in questo ruolo rispetto a un uomo? Ci sono pregiudizi da superare in un mondo così a senso unico?
Essere una donna nel nostro mondo significa solo essere se stesse, professioniste, appassionate e ambiziose. Vogliamo avere le stesse opportunità di carriera e di avanzamento economico che ci spettano. Non vogliamo essere discriminate se scegliamo di essere anche madri, giudicate se decidiamo di non esserlo. E magari continuare a fare il nostro lavoro anche dopo i quarantanni. Ci battiamo per il superamento del gender gap e per la sicurezza di tutti i lavoratori del mondo della notte.
Perché amate il vostro lavoro? E che consiglio dareste a chi vuole approcciarsi a questo mondo?
In quanto professioniste sappiamo come gestire le situazioni difficili e scomode sul lavoro, possiamo sempre più contare sulla solidarietà di colleghi e colleghe. Per noi che abbiamo scelto questo percorso lavorativo il rispetto per il settore deve partire dalle istituzioni e dalle scuole di formazione. Questo perchè quando si inizia in questo mondocosì adrenalinicoe pregno di condivisione (come in tutte le realtà lavorative), lo si dovrebbe fare con umiltà e rispetto, tanta voglia di studiare ed imparare… non fermatevi davanti alla versata nel bicchiere o nel tin, andate oltre questo mondo è molto di più!
E invece l'aspetto più duro?
Amiamo il nostro lavoro nonostante i suoi dark sights (gli orari prolungati nella notte, le ore in piedi durante il servizio, gli anni che passano) perché lo abbiamo scelto e probabilmente perché dell’arte di accogliere abbiamo fatto il nostro stile di vita.
Cosa cambiereste di questo sistema e cosa invece è perfetto così.
Questo non è un lavoro per tutti/e e ancora oggi non esiste una sicurezza reale per questo settore così essenziale ma ancora così poco tutelato dal sistema. È fisicamente, mentalmente, emotivamente massacrante. Devi essere un po’ Kill Bill ed in po’ Frida Kahlo, passando per la Regina Vittoria. Cambieremmo tutto per migliorare la vita di tutti noi operatori del settore, orari più umani, paghe adeguate, servizi al sostegno delle famiglie, informazione rispettosa e non faziosa, educazione all’uso dell’alcool per i giovani. Lasceremmo così com’è il profumo della notte d’estate. Perchè il nostro mondo è incredibile. E magico.
Se andassimo a bere insieme dove ci portereste? E cosa ci fareste bere?
Sono troppi i posti del cuore. Ovunque c’è un bar, c’è casa. Ogni donna che miscela dietro un bancone, è Shakher.