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Toretta Stile

Per anni la Toretta è stata LA festa di Roma. Partita dal Forte Prenestino, ci ritornerà il prossimo Primo Maggio in occasione della Festa del Non Lavoro che coincide con il 30esimo anno di occupazione del Forte. Ci siamo fatti raccontare la sua storia in questa intervista dai suoi Disc Jockeys , nonché ideatori: Corry X e Luzy L.

Scritto da Nicola Gerundino il 26 aprile 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Foto di Ursula Persiani

Usando – con un po’ di blasfemia – una terminologia 2.0, potremmo dire che il Forte Prenestino è stato a lungo il più importante incubatore di start up di Roma, già a partire dal suo primo anno di occupazione. Tra le tante realtà alternative che qui hanno trovato spazi (anche fisici) e sostegno c’è stata anche la Toretta (sì, i diretti interessanti ci confermano che è femmina!), ovvero quella che per anni è stata LA festa di Roma, partita dalla sala da tè del Forte e arrivata con i propri dischi fino ai 700.000 mila di Piazza San Giovanni durante il tradizionale concertone del Primo Maggio. Prima, durante e dopo questo picco, negli annali sono andate a registro centinaia di feste deliranti e travolgenti, caratterizzate da una miscela musicale (con ricetta segreta) votata al ballo: punk, new wave, ska, synth pop anni 80, beat, garage, soul, funk e chi più ne ha più ne metta. E poi un’immaginario grafico e video incredibilmente coerente nella sua eterogeneità, prezzi sempre popolari, fino ad arrivare a riti e “gruppi organizzati” di astanti. Un fenomeno unico e tutto romano. Ce lo siamo fatti raccontare dai suoi Disc Jockeys, nonché ideatori: Corry X e Luzy L. Li ritroverete con i dischi della Toretta il prossimo Primo Maggio al Forte, per spegnere le candeline del trentennale dell’occupazione. Ovviamente a passo di danza.

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ZERO: Iniziamo dalle presentazioni.
C: Bonelli Corrado (Corry X), nato a Roma il 13/08/1965.
L: Luciano Levrone (Luzy L), nato a Torino il 16 marzo di vari anni dopo Corrado.

Vi ricordate il primo disco che avete comprato?
C: Proprio il primo no, ma tra i primi, senza dubbio, Sandokan degli Oliver Onions, nel 1976.
L: Il primo acquisto con soldi miei fu di quattro album: la colonna sonora di Arancia Meccanica, Concerto grosso dei New Trolls, Ziggy Stardust di David Bowie e Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni. Tornato a casa cercai di svicolare, ma mia madre volle sapere cosa c’era in quella busta e fu così che presi una delle due uniche sveglie memorabili che mi ricordi.

L’ultimo?
C: Ekko Park.
L: Il primo e per ora unico album dei Bee Bee Sea, una band di giovani italiani che ho visto recentemente dal vivo e che consiglio vivamente.

Vi ricordate la prima volta che avete messo dischi in una serata?
C: Il mio esordio fu nel 1989, era in un centro sociale a Casal Bernocchi e misi brani che ancora adesso mi piacciono, scelti tra ska, reggae e combat rock.
L: Nei primi tentativi in puro stile Guerra degli Antò, nelle feste dove mi imbucavo entravo con Devo, B-52’s, Ramones eccetera, la pista si svuotava all’istante e ballavano solo gli amici che erano venuti con me. Il vero esordio, invece, è arrivato con due feste di compleanno d’estate al Forte Prenestino nel 1989, entrambe riuscitissime e di cui si parlò parecchio al punto di invitarmi a farne altre con quelle selezioni musicali: 60s beat, 60s garage, surf, new wave, punk divertente.

La prima serata che avete organizzato? Fu subito con il nome o comunque il taglio musicale della Toretta?
C & L: No, le prime serate che abbiamo organizzato insieme si chiamavano semplicemente Discotecah e si svolgevano nella vecchia sala da tè di Forte Prenestino, altrimenti conosciuta come Torretta, appunto.

A proposito, come vi siete conosciuti e quando avete scoperto di avere affinità musicali tali da poter suonare assieme?
C & L: Le serate della Discotecah al Forte Prenestino erano organizzate da un nutrito gruppo di volenterosi giovini e giovinette e noi eravamo i dj, ma anche i barman, gli attacchini delle locandine e quant’altro. C’erano anche altre persone a selezionare musica, però noi due capimmo subito che avevamo molte affinità e intesa e che eravamo i più adatti. Ci conoscevamo già da qualche anno e ci stavamo simpatici, eravamo punk e assidui frequentatori del Forte.

Arriviamo alla prima Toretta.
C & L: La prima Toretta si potrebbe datare 31 Ottobre 1993, cioè il primo Halloween festeggiato in quel del Forte Prenestino, fu una festa epocale con oltre 1000 persone stipate in quella che era la “cattedrale”, la parte sotterranea del Forte dove ora si fanno le mostre. Per la prima volta volta avemmo la sensazione che qualcosa di importante era nato, l’entusiasmo e la reazione del pubblico furono veramente incredibili, sembravamo tutti impazziti di gioia. Capimmo che stava accadendo qualcosa, non era solo musica, c’era un’onda di elettricità speciale, stava nascendo uno stile nuovo e stava nascendo in simbiosi col pubblico. Non bisogna dimenticare che la selezione della Toretta non è mai stata solo trash: fondamentalmente era un viaggio musicale attraverso 50 e più anni di musica. E poi, nel 1993, i centri sociali erano ancora luogo di ritrovo solo per chi ne faceva in qualche modo parte, nessun giornale, nemmeno Il Manifesto pubblicava il programma delle serate, era un pubblico davvero underground, per cui tra sigle e brani melodici, capitava anche che partissero 7 Seconds, All, Descendents, tanto per capirci.

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Quindi il punto di partenza musicale fu abbastanza diverso dal repertorio “classico” della Toretta.
C & L: I brani della prima fase erano certamente influenzati dall’età del pubblico, la maggior parte nostri coetanei o quasi, per cui disco, beat italiano, italian classic, new wave e pop 80, punk 77, ska, ma anche cose all’epoca attuali. In particolare ricordiamo il caos che scatenammo in quell’Halloween con i Rage Against The Machine.

Già dopo questa prima festa decideste di farlo diventare un appuntamento a cadenza più o meno regolare?
C & L: No, cercavamo sempre il giorno che ci sembrava adatto non dando una scadenza fissa.

Visto che parliamo di un epoca pre internet o comunque degli albori del 56k, dove compravate i dischi che suonavate? Erano tutti vinili originali o anche cd?
C & L: Se parliamo delle origini (per cui 1990-1997) era tutto vinile originale. I dischi li compravamo ovunque: nei mercatini, in negozi che, visto che stava arrivando il cd, stupidamente davano via a due lire quintalate di vinili, che noi ovviamente compravamo in quantità. Poi c’era Porta Portese e tutti i negozi di dischi che avessero cose interessanti, era una ricerca continua e costante. Eravamo sempre alla ricerca di dischi.

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Un’altra componente fondamentale della Toretta sono stati i video. A firma Birozzetto, che io ricordi.
C & L: Il primo vj fu Rotamas, poi venne DDG che poi ha ceduto il posto a Birozzetto. Gli ultimi due furono degli eroi più che dei vj, considerate che lavoravano esclusivamente con vhs per cui bisognava prima ricercare e trovare fisicamente il vhs che ci interessava e poi bisognava puntarlo nel punto giusto, tutto questo moltiplicato per oltre 6 ore di show. Immaginate la pazienza e la dedizione di questi due eroi che preparavano (una per una!) le cassette secondo le nostre indicazioni. A questo aggiungiamo le nostre angherie quando, nel pieno dello show, decidevamo di cambiare la selezione indicata poco prima e loro dovevano cercare le immagini giuste nella marea di videocassette che si portavano dietro. Degli eroi! La media di videocassette che si caricavano nelle valige era di 140 ogni volta!

Ricordo, infatti, che Birozzetto aveva una torre di videoregistratori. Immagino che fosse un bell’impegno montarla e smontarla ogni volta.
C & L: Sì, sia Birozzetto che DDG lavoravano esclusivamente su vhs e di conseguenza erano pieni di videoregistratori, monitor, mixer video e tutto l’analogico possibile e immaginabile. Se a questo aggiungi che tutto il materiale veniva trasportato spesso con mezzi di fortuna, rimaniamo convinti che erano persone dedite al sacrificio estremo per la Toretta!

Corry X, Luzy L e il "martire" Birozzetto.
Corry X, Luzy L e il “martire” Birozzetto.

La Toretta ha vissuto diverse epoche, ognuna legata a un luogo, mi piacerebbe avere un vostro piccolo racconto per ognuna di queste fasi.

Forte Prenestino
C & L: Il Forte è stato l’inizio di tutto, il posto che era coinvolto nell’organizzazione con convinzione ed entusiasmo, nonché il luogo dove – dal momento in cui siamo diventati “L’inimitabile serata che raduna folle oceaniche” – si sono svolte le date più grandi e importanti. Sarà per sempre il luogo più importante e significativo per la storia della Toretta Stile.

Air Terminal Ostiense (l’enorme edificio che ora ospita Eataly)
C & L: Fu un esperimento coraggioso che ci portò per la prima volta fuori da un centro sociale. Nonostante i timori della vigilia andò tutto benissimo, la prima data portò oltre 5000 persone! La nostra scelta di mantenere il prezzo di ingresso identico alla sottoscrizione del Forte fu molto importante per dare il messaggio che restavamo gli stessi di prima (nonostante le insistenze degli organizzatori). Purtroppo però durò poco e dopo qualche mese ci dovemmo trasferire.

Atlantico (all’epoca Palacisalfa)
C & L: Il Palacisalfa continuò il discorso iniziato con l’Air Terminal anche se in termini differenti e ci diede la possibilità di allargare il nostro pubblico a persone che di solito non frequentavano i centri sociali. Al Palacisalfa si svolsero date epocali che segnarono non poco la vita notturna di Roma.

Villaggio Globale
C & L: Più che del Villaggio Globale, si trattava dello Spazio Boario, cioè quello che più comunemente era chiamato “il tendone”. Diciamo che lì abbiamo raggiunto il momento più alto dal punto di vista tecnico poiché è stato il miglior impianto audio/luci con cui abbiamo lavorato e non per caso, visto che l’impianto lo avevamo scelto noi e lo staff tecnico era composto da ottimi elementi con cui collaboravamo da tempo. Allo Spazio Boario facemmo serate memorabili, su tutte la data con i Meganoidi che fu una vera esplosione di entusiasmo. Indimenticabile!

Allo Spazio Boario mi ricordo che a volte la Toretta coincideva con un open bar di birra, bei momenti di delirio collettivo…
C & L: Eh sì… In effetti fu una nostra trovata per l’autofinanziamento e ovviamente il pubblico gradiva!

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Una curiosità che mi accompagna d tempo: perché quando partiva la colonna sonora di Rocky ci si metteva a cavacecio o addirittura in piedi sulle spalle dei propri amici? Quando nacque questo “rituale”?
C & L: A cavacecio era divertente, ma la vera sfida era mettersi in piedi sulle spalle degli amici e vedere chi resisteva più a lungo! La cosa fu inventata dalla prima crew ufficiale della Toretta Stile, ovvero i Ciampino Sbrokerz. Primi in tutto e anche nel venire alla serata con una bandiera giallo oro e il nome stampato in nero. Fino al 1995 la “sigla di inizio” della Toretta cambiava, ne avevamo più di una. Per sigla di inizio intendiamo il momento in cui, dopo due ore e mezzo circa di sonorità 60s si passava alla fase “assalto sonoro/sfascio totale”. In una serata al Forte del 1995, appena partì Gonna Fly Now, i Ciampino Sbrokers schierati in gruppo accesero le stelline di Natale che avevano preparato, una cosa semplice, ma che ci fece capire che quella doveva essere la nostra sigla.

Gli Sbrokerz furono molto importanti perché ispirarono tantissimi gruppi di persone a fare lo stesso. Tante comitive che avevano nella Toretta il punto d’incontro e di riferimento musicale fecero lo stesso e così vennero I Bravi Ragazzi, Pruzzo Film, Pietaighermen e tanti altri. Per la cronaca, dopo vent’anni i Ciampino Sbrokerz, così come tante ballerine e ballerini della prima ora, escono ancora la sera e nonostante il lavoro e gli
impegni, li ritroviamo nei nostri appuntamenti a Le Mura, al Monk, al Quirinetta, all’Esc, allo Sparwasser o dove altro andiamo a far girare dischi.

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Una volta avete fatto girare dischi anche al Concerto del 1° Maggio a San Giovanni: come fu suonare davanti a così tante persone?
C & L: Riuscire a far ballare 700.000 persone è un emozione unica, non c’è paragone con nulla al Mondo, una cosa che non si può spiegare! Dopodiché, va detto che vieni assorbito dalla grande macchina organizzativa del Primo Maggio che in parte ti spersonalizza. Ti ritrovi a mangiare insieme ai big dalla musica eccetera, però preferiamo la dimensione Toretta Stile al naturale. Indubbiamente ne è valsa la pena, anche perché, a detta di tutti i promoter presenti, una piazza scatenata nelle danze come nella nostra edizione non l’avevano e non l’hanno mai più vista. Le immagini della piazza in cui tutti tutti tutti ballavano creando vere e proprie onde anomale di gente che cadeva e si rialzava andarono per due serate consecutive su Blob.
L: Aggiungo un flash personale, non riuscii a dormire per tre giorni, l’adrenalina che avevo preso da quella piazza non scendeva mai!

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Quando e perché avete deciso di fermarvi? C’era stanchezza da parte vostra, del pubblico o che altro?
C & L: Il discorso è complicato, non ci fu un’unica ragione, piuttosto la consapevolezza che il fenomeno era calato, la situazione era cambiata, non tanto e non solo per una naturale diminuzione del pubblico, ma per il fatto che Toretta Stile era sinonimo di grande evento dai grandi numeri e ormai doveva per forza essere così. Quando questo non ci fu più avemmo la sensazione che qualcosa era cambiato, lo notavamo ad esempio dall’impatto di brani che, se non erano suonati davanti a migliaia di persone, risultavano inefficaci. Inoltre, lo Spazio Boario aveva dovuto chiudere e ci ritrovammo in posti che in nessun modo potevano reggerne il confronto, da qui la decisione di fermarci e tirare fuori la Torreta quando la situazione lo richiede.

Ad esempio il prossimo Primo Maggio, per i 30 anni di occupazione del Forte Prenestino.
C & L: In realtà anche nel 2010 e nel 2011 siamo tornati il Primo Maggio al Forte Prenestino, con lo stesso entusiasmo di sempre, trovando un grande pubblico prontissimo a divertirsi con noi, nella migliore cornice che ci possa essere.

Luzy L e Corry X in una reunion al Forte.
Luzy L e Corry X in una reunion al Forte.

Cosa rappresenta per voi il Forte Prenestino? Da quello che avete raccontato immagino tanto, se non tantissimo.
C: Per ognuno di noi rappresenta in maniera differente un luogo fondamentale. Se non il primo centro sociale frequentato, sicuramente quello più importante dove ognuno ha passato molti anni tra concerti, iniziative e altro. Un luogo legato a doppio filo a tanti ricordi della mia epoca punk, alcuni edificanti alcuni un po’ meno, ma sicuramente indimenticabili! Poi, naturalmente, c’è tutto quello che riguarda Toretta Stile, non a caso nata al Forte e proprio il Forte, per le caratteristiche umane che aveva all’epoca, ci ha dato la possibilità di realizzare al meglio questo fenomeno.
L: Rappresenta tante cose: il primo posto – dopo aver girovagato qua e là per anni – dove ho sentito una forte affinità politica, non solo per le idee, ma per il modo di condividerle e di organizzare le cose di conseguenza. Al Forte ho abitato per nove anni con una mia stanza, tanto freddo e tanta umidità ripagati da una sensazione di libertà unica e irripetibile. Al Forte ho contribuito a mandare avanti una “Distribuzione di Materiale Autoprodotto”, la Kontagio Distribuzioni: un’esperienza grazie alla quale ho conosciuto tantissime persone eccezionali che hanno prodotto tonnellate di fanzine, libri, dischi, cassette, t-shirt e quant’altro, e insieme al Forte abbiamo organizzato iniziative preziose. Con e per il Forte ho cercato di contribuire alla realizzazione di un’epoca d’oro di concerti a prezzi politici che – almeno per i miei gusti – fu incredibile quanto irripetibile: Fugazi, Alice Donut, Victim’s Family, Million Dead Cops, CCC CNC NCN, Semprefreski, Sons of Ishmael, Holy Rollers, Spitboy, Cosmonauti e tantissimi altri che se li scriviamo tutti non si finisce più. Al Forte – e sempre nella torretta – è nata anche un’altra creatura danzante alla quale sono molto affezionato e che per un po’ di anni (alla fine degli anni 90) rappresentò uno stile unico e frutto di grande ricerca, benché ballabilissimo: “The Jet Set”, ideato e realizzato da Luzy L e Bob Corsi. Per il Forte e per la Toretta Stile ho potuto fare il grafico nella più totale libertà creativa divertendomi come un matto. In tutti i tanti anni trascorsi al Forte la settimana aveva sei giorni, il lunedì infatti era per l’assemblea di gestione, sempre. Il Forte ha rappresentato la mia idea di Centro Sociale e quando non mi ci sono ritrovato più l’ho lasciato, ma non ho mai trovato qualcosa che riuscisse a sostituirlo.

Riuscireste ad immaginare una Roma senza Forte Prenestino?
C & L: No, sicuramente no, così come non vogliamo immaginare una Roma senza centri sociali, spazi autogestiti, scuole e palestre popolari e tutti quei luoghi che in questo momento la politica di Tronca sta mettendo a rischio.

Dove suonate ora a Roma?
C & L: Noi non suoniamo, selezioniamo dischi! Ogni Sabato a Le Mura, un promettente locale che si sta facendo spazio nell’ambito romano grazie al grande merito di aver puntato sulla qualità. Al Monk, un ottimo music club che certamente conoscete già, al centro sociale Esc, al neonato Sparwasser, al Quirinetta e in vari altri che cambiano di anno in anno.

Tra i tanti pezzi che avete passato in questi anni, ce n’è uno che per voi potrebbe essere la colonna sonora perfetta di questa città?
C & L: Sinceramente non sapremmo rispondere, Roma è una realtà così complessa che un brano solo non basterebbe.

Ci dite un bar e un ristorante di Roma che vi piace frequentare?
C: Oltre quelli che frequento per ragioni lavorative direi per la pizza indubbiamente La Mucca Bischera a San Lorenzo, mentre per vino e cocktail Mezzo al Pigneto, Rive Gauche e Le Mura a San Lorenzo appunto!
L: Bar serali, Le Mura a San Lorenzo, Co.So. e Spirito al Pigneto, non bevo né vino né birra, ma amo la cultura cocktail e questi tre sono dei punti di riferimento. Bar per la colazione ne dico due: Necci e Fattori.
Ristoranti, mi piace tantissimo una trattoria vera e sincera al Prenestino dove se magna molto saporito, con porzioni abbondanti e spendendo poco, ma non ve la svelerò mai altrimenti finisce che si sparge la voce e magari diventa l’ennesimo posto farlocco “pev attvavve quelli che vogliono pvovave l’emozione di conosceve i luoghi della gente veva di Voma”.

L: Per chiudere, senza presunzione, vorrei ricordare che tra tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato manca quello relativo alla grafica, all’immaginario, ai testi creati da Toretta Stile. In un’epoca pre internet, i manifesti e i flyer erano l’unico nostro mezzo per far sapere alla gente dove e quando sarebbe stato il prossimo appuntamento! Le nostre downloadaffissioni furono qualcosa che per anni segnarono i muri di Roma inconfondibilmente, tantissime persone ci hanno testimoniato quanto certi manifesti li abbiano colpiti e sono ancora innumerevoli quelle che ne hanno una copia affissa in casa. I compiti fondamentalmente erano tre: creazione grafica, testi, affissione. La grafica è sempre stata opera mia (coadiuvato da Corrado), i testi erano compito di entrambi, l’affissione idem. Per affissione non intendiamo i pochi manifesti che si attaccano oggi nelle poche zone dove ancora si può (più o meno) fare. No, Roma anni 90 era una città dove l’affissione era selvaggia e si attacchinava letteralmente ovunque. Noi partivamo dalla fermata Metro Eur Marconi e risalivamo la città fino a ritrovarci a Metro Ottaviano! Trastevere, Campo de’ Fiori, Testaccio, San Lorenzo, tutti i licei più importanti, tutte le fermate della metro A e B, i muri intorno a negozi di dischi e bar di riferimento e ancora e ancora. Ogni volta migliaia di manifesti e secchi e secchi di colla, d’inverno, con la pioggia e con il vento, inarrestabili. Quando il fenomeno assunse una certa importanza passammo scope e secchi a fidatissimi amici che continuarono con lo stesso stile a martello! I manifesti ed i flyer Toretta Stile vanno contestualizzati negli anni in cui uscivano, l’impatto a volte era davvero fortissimo. Per esempio per quello che riguarda l’immaginario religioso, che era una vera e propria nostra fissazione: per la prima volta a Roma c’erano delle serate dedicate alla Madonna!193517_1656733931500_411843_o In zona Vaticano si potevano trovare pareti di poster 70×100 raffiguranti la Vergine Celeste in cui mai si faceva cenno a una discoteca, alludendo invece in tutto e per tutto ad una vera e propria celebrazione sacra. Noi eravamo “I Ministri del Culto”, l’ingresso era indicato come “Offerta”, gli orari erano indicati come “La funzione avrà inizio alle…”, eccetera. Non mettevamo generi musicali né nulla che richiamasse una serata danzante, solo il logo Toretta Stile. Risultato? Telefonate inviperite di gente che chiamava il Palacisalfa o il nostro numero info per sapere cosa fosse e quando capivano minacciavano di denunciarci! E gli Addam’s, Totò e Peppino, Alberto Sordi, la Swinging London, gli Oscar….. Si potrebbe andare avanti con la grafica e lo stile dei testi dei cd per Extra Label/Virgin/Emi… Oooooh i cd! Non ne abbiamo parlato nemmeno un po’, eppure anche quelli furono un capitolo importante, ma vabbè, se parliamo di tutto finiamo dopodomani!

Per chiudere in bellezza, abbiamo costretto Corry e Luzy a un atto di estrema violenza emotivo-musicale, chiedendogli di scegliere i 10 brani più rappresentativi della Toretta. Coronate questo sacrificio dandogli il dovuto ascolto.

 

Madness: Night Boat To Cairo

The Ikettes: Peaches ‘n’ Cream

Ricky Shayne – Number One

a-ha: Take On Me

Depeche Mode: I Just Can’t Get Enough

The Ramones: I Wanna Be Sedated

NOFX: Don’t Call Me White

Adriano Pappalardo: Ricominciamo

Raffaella Carrà: Ballo ballo

Jeeg Robot d’Acciaio