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Volt

Per un approccio al corpo internazionale e ad alta intensità

quartiere MACRO

Scritto da Giulio Pecci il 17 giugno 2022

Foto di Guido Gazzilli

Luogo di residenza

Roma

Dire “palestra” a Roma può far emergere fantasmi di sale peso maleodoranti, loschi figuri metà uomini metà creatina e un’aria di generale tossicità machista fuori tempo massimo. Il progetto Volt di Simone Raspagni è nato con l’obiettivo di superare tutto questo e portare una ventata d’aria fresca, anche grazie alla sua esperienza lavorativa eterogenea e internazionale. Quello di via Salaria 163 è un nuovo punto di riferimento per il quartiere, ideato con lo scopo di costruire una comunità appassionata e affiatata, realmente contenta di prendersi cura del proprio corpo, in un ambiente positivo e professionale.

“Devi venire qui volentieri. Con dieci euro sei membro, dopo di che paghi solo quando ti alleni.”

Mi racconti com’è nata la palestra?

Prima di aprire Volt facevo tutt’altro nella vita. Poi, quando ho iniziato ad avvicinarmi alla fine dei trent’anni, ho avuto un po’ una crisi di mezza età precoce e mi è presa la smania di fare altro.

Cosa facevi prima?

Ero nel marketing, il mio ultimo lavoro è stato quello di direttore della comunicazione digitale per Samsung, vivevo a Singapore con mia moglie. Se vuoi è un po’ la storia del tizio che lavora in borsa, poi sbrocca e diventa istruttore di yoga.

Eri già formato come allenatore o hai dovuto seguire un percorso particolare?

Questo tipo di allenamento mi appassiona da sempre. Ho preso ovviamente tutte le qualifiche necessarie, ma è stato naturale e molto facile: conoscevo tutto già da tempo. La disciplina è l’allenamento funzionale, che legislativamente per il CONI è “Ginnastica”, molto generico. Ci sono tanti tipi di funzionale, ognuno dedicato a uno scopo: l’allenamento di un calciatore o un tennista sarà indirizzato dal rispettivo sport, mentre una persona “normale”, con un particolare problema o obiettivo, si allenerà in un altro modo ancora. Il significato di “funzionale” è ampio, vuol dire funzionale alla vita, per invecchiare bene e mantenere il corpo in forma e funzionante, appunto. Portato all’estremo poi, diventa super allenante.

E come sei arrivato a costruire un progetto come Volt?

La nostra è una palestra mono-offerta: facciamo allenamento funzionale ad alta intensità, punto. Funziona come per lo yoga: ti affidi completamente all’istruttore, in questo caso a me, e ti alleni full body. Tutto in una sessione, fatta per essere super intensa e compressa. È un’offerta che tuttora non esiste in Italia, soprattutto a Roma, mentre ce ne sono a milioni in tutte le maggiori città del mondo. È come le gelaterie: in Italia ce ne sono tantissime, in Cina nessuna. Se un imprenditore italiano apre lì una gelateria non si inventa nulla di nuovo, ma funziona. Io ho fatto un po’ la stessa cosa. Ho scelto un quartiere “educato” in questo senso, internazionale.

Sei originario di Roma?

Fatta eccezione per gli anni trascorsi all’estero, sono cresciuto e ho sempre vissuto a Trastevere. Mia moglie è francese ed è abituata a quartieri più residenziali come il nostro Prati. Quando siamo tornati a vivere in Italia mi ha fatto guardare con occhio più obiettivo le varie parti della città. Capitati qui, la zona le è piaciuta molto. Oltretutto, nei dintorni hanno aperto di recente sia Soho House che l’Hoxton Hotel: due realtà che frequentavamo anche quando eravamo fuori. Questa zona ci è sembrata molto più “internazionale” rispetto ad altre zone e con un buon potenziale per idee nuove.

Quindi c’è sinergia con il quartiere. C’è qualche altro posto della zona a cui ti senti affine?

Mi viene in mente Faro, con cui condividiamo la mentalità. Io faccio colazione lì e Dario, il proprietario, viene in palestra da me, per puro piacere personale di entrambi. Così come l’Hoxton mi manda i suoi clienti. Anche con la Fiaschetteria Marini c’è uno scambio di clientela, loro sono lì dal 1900 ma nel tempo si sono evoluti e alla tradizione romana hanno affiancato anche una cucina più sofisticata e contemporanea. Abbiamo trovato un ecosistema, un mondo in cui ci troviamo bene.

Che tipo di persone frequenta Volt?

La cosa fondamentale è che si tratta di gente che viene in palestra volentieri. Su centocinquanta iscritti solo in cinque magari hanno il classico approccio controvoglia. Gli altri invece non vedono l’ora di venire, è una parentesi di relax che si fa volentieri: il momento bello della giornata. È l’equivalente sano dell’aperitivo in pratica. La frequentazione è molto variegata, dai venticinque ai quarant’anni, non ragazzini e non vecchietti che non reggerebbero. C’è poi tanta gente non italiana: dai turisti agli stranieri che vivono in città. Anche perché da noi l’inglese si parla senza problemi, cosa che a Roma non è ancora affatto scontata.

Se dovessi descrivere a qualcuno quello che fate da Volt, a quale disciplina lo paragoneresti?

Al crossfit: un allenamento intenso, ma “naturale” rispetto alla sala pesi. Alta intensità comunque, sarai sempre al massimo del tuo potenziale. L’allenamento è in gruppo, quindi il lavoro che io devo fare è trovare un formato che più o meno vada incontro a tutti

Immagino sia complicato.

Sì, è difficile, ma io conosco tutti per nome e so cosa posso fargli fare, non è spersonalizzante. È un po’ come quando vai al ristorante di fiducia, il cuoco ti conosce e sa quali sono i tuoi gusti. Non c’è nessuno con cui non ho un minimo di rapporto fuori dalla palestra. Il rovescio della medaglia è che, essendo tutti amici, mi viene difficile chiedere i soldi! È La mia difficoltà da imprenditore, diciamo.

Basta osservare i vostri canali online per rendersi conto che c’è anche uno sforzo comunicativo, di posizionamento.

Sì, io mi concentro molto sull’immagine. Sia io che mia moglie veniamo dal marketing, lei oltretutto continua a lavorarci. Insomma, sono stato dall’altra parte della barricata per tanti anni. Se fai un giro delle palestre di Roma hanno tutte la stessa comunicazione, zero fantasia. Io poi non voglio essere associato solo alla palestra. Mi viene in mente Rino a Montesacro: non vado lì solo per il cibo, ma perché mi piace il posto, ci vado per quello. Da noi deve essere la stessa cosa. Vengo pure se oggi non sto al 100% e mi alleno un po’ in sordina. Voglio che la gente venga perché si sente a suo agio, perchè gli piace starci.

Vi differenziate anche per il modo in cui si ha accesso agli allenamenti.

Sì, da cliente ho sempre odiato le palestre che ti facevano la scenetta dello sconto “solo per te”, “solo adesso”, altrimenti domani diventano mille euro in più. È super vincolante e ridicolo. Io volevo esattamente il contrario: devi venire qui volentieri. Con dieci euro sei membro, dopo di che paghi solo quando ti alleni, quando vuoi e riesci a venire, che sia tre volte a settimana o tre volte all’anno.