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Trattoria I Valenza

Zero qui: Torna negli anni 70.

Categorie Ristoranti

Contatti

Trattoria I Valenza Via Borgo Dora, 39
Torino

Orari

  • lunedi chiuso
  • martedi 12–15 , 20–22
  • mercoledi 12–15 , 20–22
  • giovedi 12–15 , 20–22
  • venerdi 12–15 , 20–22
  • sabato 12–15 , 20–22
  • domenica 12–15

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l'attendibilità delle informazioni fornite.

Prezzo

I primi quattro minuti del film “Al Bar dello Sport” descrivono alla stregua di un documento storico il contesto sociale – ovvero quella Torino dei fine 70 – in cui viene ambientato il racconto filmico. Terminano con la presentazione del personaggio principale: Lino Banfi alle prese con le scosse elettriche recapitate sottobanco a delle decedute aragoste in bella vista sul banco del mercato del pesce di Porta Palazzo. Lo precede un Sergio Vastano nei panni di un venditore di cassette masterizzate; un venditore di orologi di imitazione e di dubbia provenienza; uno strambo chiromante. Tutti terroni, tutti amici di Lino: questo è il nome di Banfi nel film.

Le presentazioni di tali personaggi sono intervallate dalle riprese sui veri banchisti del mercato, dalle vere voci che promuovono i prodotti della terra e quindi dalle facce antiche di ‘tutti i Sud’ indaffarate a spostare e a prendere e a contare frutta e verdura. Un moto perpetuo che qui inizia fin dalle prime ore dell’alba. Un brulicare umano unico in Italia e raro in Europa. Già luogo multirazziale fin dagli anni 70, in cui incontrare emblematiche storie di grande umanità, come quella (raccontata nel film “Il Luogo delle Fragole”) relativa a una vecchia contadina che decide di lasciare in eredità il suo banco – posizionato proprio sotto la tettoia dei contadini – a un giovane immigrato divenuto suo collaboratore. Porta Palazzo, Borgo Dora, sono un pezzo di Italia urbanizzata fra i più affascinanti della penisola, dove convivono tante di quelle cose e persone tutte insieme – contrasti compresi –, da essere un quartiere-mondo, forse l’unico vero quartiere-mondo italiano. Sicuramente uno dei pochi.
Ogni sabato mattina, si consuma qui un rituale. Ogni sabato mattina Pasquale piazza un tavolo sotto la tettoia del mercato dei contadini e così chiunque, dopo aver acquistato le meraviglie del circondario, potrà posizionarle sul piccolo tavolo e condividerle con ‘gli altri’. E così si accumulano bottiglie di vino e salumi: lardo, coppa, salami crudi e cotti, prosciutti e porchette, più tutte le varietà di formaggi di vacca e di capra.

Pasquale posiziona, sul tavolino dove si avvicendano le pietanze, solo pochi vasetti di sott’olio: alici e carciofini. Ogni vasetto è in vendita per 10 €, e spesso gli avventori condividono ovviamente anche questi suoi prodotti. Venduti i pochi piccoli boccacci posizionati, Pasquale li rimpiazza con altri – conservati in uno zaino così da non occupare troppo spazio sul tavolo comune. Tutt’intorno un vasto capannello di sconosciuti e di habitués che interagiscono in questa piccola comunità che viene a formarsi ogni sabato. Questo, che il più delle volte, per le quantità di cibo presenti, si trasforma in un pranzo, rimane – per i più ‘viziosi’ – solo un aperitivo, perché la seconda tappa del rituale è altrettanto gioiosa: I Valenza. Una vecchia piola piemontese.

Ricordo dell’incontro con Nicola, capitato a Torino per chissà quale evento musicale. Probabilmente bastò la sola voglia di evadere da Bari a portarlo qui. Non era il suo periodo più felice: aveva da poco scoperto la relazione clandestina fra la sua decennale compagna e il suo più caro amico.
Doveva essere un martedì o un mercoledì qualsiasi e ci incontrammo in Borgo Dora, casualmente proprio sotto casa di Bruno. Dopo un abbraccio, Nicola iniziò a raccontarmi che avrebbe voluto provare una trattoria lì vicino, di cui aveva letto alcune informazioni: – «…prezzi popolari, proprietario che si siede con te, pare anche che a volte ci si possa beccare qualche ‘cantastorie’…».

I Valenza! Mi chiese di accompagnarlo, ma non so per quale stupido impegno declinai il suo invito. Mi sono sempre detto che l’incontro di Nicola con I Valenza non fu casuale, non in quel periodo complicato che stava attraversando e non così, da solitario in una città che conosceva a malapena. Nicola più che una trattoria o una piola o un posto per mangiare, cercava una comunità, un luogo che avesse un senso di comunità. Questa è la vera differenza fra le vecchie veraci trattorie, quelle poche rimaste in tutta Italia, e i nuovi locali omologati spuntati in ogni dove. Nicola aveva la necessità di rimanere da solo in un luogo che non lo facesse sentire solo. E forse anche per questo quel giorno non mi sono seduto con lui da I Valenza.
Lo feci con gusto invece il sabato dopo l’aperitivo da Pasquale, insieme a Bruno. Ordinammo subito il primo e un litro di rosso della casa. Quando Walter, l’oste, ci servì i due piatti di pasta e fagioli, piazzandoci al centro della tavola le cotiche servite a parte – entrambi avemmo un sussulto di commozione.

Quel giorno Walter doveva essere più affabile del solito, perché mentre gustavamo le cotiche, si sedette con noi, così da prendere fiato dall’affollato locale, ci scrutò senza dire nulla per il tempo necessario alla sua pausa, si alzò. Dopo poco ci arrivò sul tavolo – un regalo – un piatto di salumi caserecci che Walter conserva appesi nella cucina del locale e che non avevamo ordinato.

Bonet e caffè speciale della casa condito con liquore e limone.