Area verde più estesa della città, i Giardini della Biennale nacquero per volontà di un decreto di Napoleone Bonaparte nel 1807 che ne affidò la progettazione a Giannantonio Selva, amico di Antonio Canova e architetto responsabile, tra le varie opere, del Teatro La Fenice (1792).
Passeggiando tra i suoi selciati, avrete l’occasione di calpestare le rovine delle chiese e dei conventi di San Domenico, Sant’Antonio Abate e della Concezione della Vergine Maria: demolite per far spazio al verde pubblico, le architetture divennero materiale di consolidamento del terreno e con parte dei detriti si costruì persino una collinetta che accoglieva un caffè rendendo il paesaggio meno monotono.
Oggi i giardini si dividono in due grandi sezioni: da una parte l’area che accoglie i numerosi padiglioni destinati alle esposizioni di arte e architettura dell’Ente Biennale (42.000 metri quadri), dall’altra i veri e propri giardini pubblici che ricoprono uno spazio di 18.000 metri quadri. Tra gli alberi maestosi – platani, acacie, magnolie, tigli – e i vialetti in ghiaia, numerose sono le statue che vi furono erette in memoria di protagonisti della storia (Garibaldi), delle arti (Carducci, Verdi e Wagner) e della resistenza, questi ultimi magistralmente rappresentati dal monumento alla Partigiana di Augusto Murer su basamento realizzato da Carlo Scarpa.