Non c’è la vecchia locandiera varesotta che cucina nel pentolone e mi dà del cretino, per fortuna. Però ci sono le chicchere, il minestrone e tutti i piatti lombardi, ben realizzati. Il minestrone spicca per varietà di ortaggi stagionali, mentre i mondeghili a base di lesso seguono la tradizione. Il clima è pop-poetico: pop sono le tovaglie a quadri rossi e i muri in mattoni, poetico è l’omaggio a Io Tigro, tu Tigri, egli Tigra di Pozzetto. Millennial DOP, nostalgico, amo la commedia italiana anni ‘70-‘80, più fantozziano che pozzettiano. Ma la trippa servita nella chicchera – anche se tiepida – commuove. La carta vini, grazie al cielo non interamente milanese, con etichette da Valtellina, Oltrepò e Franciacorta, è onesta nei prezzi milanesi. E se vi chiedete della macchina in foto: “È un duplicatore automatico. Cretini.” Citazione, non offendetevi.
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Osteria La SemiVuota
Zero qui: Io Zero, tu Zeri, egli Zera
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Milano