Quando sono andato via di casa, mia madre mi ha regalato la sua bibbia: il “Jolly della buona cucina” (sugli arrosti) della collana di libri ad anelli – ideali da tenere aperti durante la preparazione delle ricette – della Fratelli Fabbri Editori. Per questo quando mi hanno portato il menu dei dolci all’interno di quel Jolly mi sono innamorato definitivamente di Aromando Bistrot, un ristorante che mi aveva già stupito in tutto e per tutto. A cominciare dagli ingredienti primi e dalle ricette, mai scontate e ben eseguite: come la crema di erbe di campo coi gamberi o l’arrosto di capretto e salsa alla menta, la rana pescatrice in tajine o le linguine con ricci di mare e aglio fresco. Ma val la pena soffermarsi anche sull’estetica del locale, arredato con mobili anni 50 collezionati negli anni dai proprietari – saltano all’occhio soprattutto le varie cucine, utilizzate per dividere gli spazi con razionalità (finalmente un ristorante dove i tavoli non sono appiccicati) e per creare angoli riservati. Pensandoci bene, è il luogo perfetto per una cenetta con mamma. Se paga lei, meglio.
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