Arrivo tardi, non è nel mio stile. Sono l’ultima a sedere a tavola, prendo fiato e finalmente mi guardo intorno. Il locale è molto accogliente, il sapore vintage degli arredi diversi tra loro e la calda illuminazione rétro danno quasi l’impressione di essere a cena di una vecchia zia, però una di quelle da cui vai volentieri. Dinette – sottotitolo cucina di ringhiera – è una moderna trattoria in via Bronzetti che guarda però indietro alla Milano dei tempi passati. Quella in cui ancora si conosceva il nome del vicino di casa, si bussava per il sale appena terminato o si faceva assaggiare ciò che avanzava. La sua “cucina di ringhiera” a questo vuole alludere, allo spirito di convivialità, amicizia e buona cucina alla vecchia maniera con moderne incursioni gastronomiche.
Leggo il menu suddiviso in “mezze del ballatoio”, “intenditori”, “ricette della festa” e mi spiegano meglio la sua filosofia. Da Dinette è possibile scegliere dei piccoli assaggi, appunto delle mezze porzioni, per permettere di gustare più piatti dalla cucina: un omaggio allo spirito perduto della vecchia “ringhiera” ed evitare inutili sprechi. Mentre per chi va sul sicuro si possono ordinare piatti standard provenienti dai diversi luoghi d’Italia. Vada per le mezze del ballatoio, per iniziare, le quali spaziano da pici all’aglione alle polpette in umido, dalle sarde gratinate con pecorino, mandorle e uvetta alla tartare di Fassona con le sue cosine. Buonissime le stringhe, lunghi fagiolini tipici della Toscana dal sapore intenso e leggermente amaro saltati come spaghetti, con crema di ceci, pecorino e briciole di pane; a una marchigiana come me ricordano la campagna e il lavoro nei suoi campi sotto il sole di luglio.
Continuo con il pomodoro cuore di bue, stracciatella di bufala e bottarga di muggine, ma vengo subito rapita dai ravioli di ombrina che mangiano all’altro capo del tavolo. Me ne faccio passare subito uno, entrando a pieno nel clima ringhiera. Tra bicchieri di prosecco, focaccia fatta in casa e curiosi discorsi sulla cucina giapponese arriva il mio pezzo forte: pici in bianco all’aglione, pecorino, briciole di pane e pancetta croccante.
Un piatto gustoso, robusto ma non invadente, ignorante quanto basta, che ti fa dimenticare il sushino del venerdì e riapprezzare il lato casalingo della cucina italiana che da Dinette si rivolge anche a chi da tempo non frequenta più le tipiche trattorie. E come si usava nei vecchi locali di una volta, Dinette è aperto fin dalla colazione dove poter fermarsi per un cappuccino, una fetta di torta o per le meravigliose crostate fatte in casa che trovate dalla mattina fino alla sera. Una piacevole scoperta questa cucina di ringhiera, che nasce da un’idea ben sviluppata, non banale, e che soprattutto non si perde in voli pindarici senza sostanza.
Martina Di Iorio
Foto di Andrea Martignano