Pensavo che i televisori con il tubo catodico non si trovassero più ed ecco che mi imbatto in questo strano locale che ricorda una vecchia palestra. L’insegna al neon rossa illumina gli schermi anni 50 dove passano disturbate alcune immagini in bianco e nero. Sono gli incontri che hanno fatto la storia del pugilato: Muhammad Ali era ancora Cassius Clay e non ce n’era per nessuno.
Dirty Gym è una pizzeria, si trova all’interno del The Yard Milano – boutique hotel già noto per il suo cocktail bar The Doping Club – e anche l’occhio meno attento riesce subito a cogliere l’atmosfera da fight club. Panche in legno, armadietti in acciaio, cavalletti da ginnasta e un lungo bancone in marmo dove due simpatici ragazzi napoletani vestiti come in C’era una volta in America sfornano pizze gourmet.
Il menu permette di scegliere tra Margherita, Focaccia e le pizze speciali: si sceglie la base – impasto classico o biosemi con semi di girasole, grano saraceno, lino, sesamo e miglio – e gli ingredienti che si desiderano. Gli omaggi al mondo della box sono evidenti. Provo una Cassius Clay con tonno fresco, cipolla caramellata, fior di latte, riduzione di pecorino e pomodoro giallo; continuo con una Joe Louis con tre pomodori, bufala dop a crudo e infusione di basilico; Jack la Motta con fior di latte bio, ricotta, baccalà mantecato, pomodoro, maionese viola e granella al pistacchio; termino con Primo Carnera e il suo pomodoro San Marzano, fior di latte bio, patanegra, scalogno confit, songino e riduzione di lamponi.
L’impasto ai biosemi tiene poco l’umidità dei condimenti, anche se al gusto è piacevole e si abbina molto bene con i sapori più mediterannei e semplici. La dimensione è ridotta, i prezzi sono comunque alti (da 12,50 a 19 €). Le pizze di Dirty Gym ci piacciono con una piccola riserva: meglio puntare e scegliere la semplicità degli abbinamenti più basici, a volte si rischia di esagerare. Come tutto ciò che è targato The Yard riesce molto bene nell’esercizio di stile che ricrea atmosfere e ambientazioni perfette senza mai risultare ridondante o stucchevole. La loro narrazione e capacità di raccontare storie e portare il cliente in una dimensione fuori dall’ordinario è sempre centrata: ma mi raccomando, non ve le date di santa ragione per l’ultimo pezzo di pizza.
Martina Di Iorio