Agosto 2019: chiusi dal 12 al 22
Quando si parla di miscelazione italiana, quella degli inizi, dei tempi del cilindro, bastone e dopo teatro che nome vi viene in mente? Va bene andare a pescare oltre oceano con Jerry Thomas, a cui dobbiamo tanto per carità, ma che poco aveva a che fare con il Bel Paese. Se oggi il vostro bagaglio culturale alcolico è arricchito dal nome di Elvezio Grassi, patron del Bar Argentino di Lugano e miscelatore degli anni 30 è grazie anche ai due giovani ragazzi – Daniele Politi e Giovanni Maffeis – che si celano dietro il Millemisture. Un cocktail bar che nasce in zona Isola e vuole omaggiare – già nel nome – l’opera del miscelatore sopra citato che nel 1937 scrisse questo ricettario e capisaldo della miscelazione italiana dal nome appunto Millemisture, cioè mille cocktail.
Futurista nell’ispirazione, contemporaneo nel servizio, avanguardistico per la drink list proposta e per la scelta degli ingredienti, il “Millemisture si beve, si mangia e si annusa”, come ci raccontano Giovanni e Daniele e capiamo subito il perché. Un posto che profuma di selvatico per l’utilizzo di spezie, erbe, fermentazioni e raccolte selvatiche che troviamo nei drink e nei piatti del ristorante. Molti degli ingredienti vengono raccolti nell’azienda agricola che Giovanni ha sull’isola di Capraia, in Toscana, ed è una pratica questa che oggi va sotto il nome di foraging ma ci piace definirla con il suo nome italiano, alimurgetica.
Mirto, eliscriso, lentisco e rosmarino, regnano sovrani nei cocktail e nei piatti. Particolare è la suddivisione in carta: si destrutturano i riferimenti convenzionali di primo, secondo e contorno così come quelli di cocktail da aperitivo o da dopocena, creando categorie e temi gustativi trasversali, secondo le tecniche e le materie prime utilizzate. Un posto dove rilassarsi, stare seduti al bancone e chiedere senza formalità ai due bartender in che viaggio ci sia vuole far trasportare. Si ride, si scherza e senza neanche accorgersene si chiede il terzo cocktail.